La vita ha luogo solo nel qui ed ora: non c’è nient’altro che può essere esperito direttamente. Tutto il resto, tutto ciò che riguarda passato o futuro immaginato, è una ricostruzione, un ricordo, un’immagine, un pensiero, un progetto...
La capacità di prendere in considerazione quanto avvenuto in passato e di pianificare il futuro, tuttavia, è una abilità molto importante ed ha una funzione adattiva per gli esseri umani: come una potente macchina del tempo è in grado di proiettarci nel passato e nel futuro consentendoci di prevedere pericoli e imparare da esperienze già vissute.
L’abilità della nostra mente di muoversi nel tempo si impara fin da piccoli e cresce con noi; più cresciamo, più diveniamo bravi nel “far apparire” nelle nostre menti passato e futuro. Ma, sfortunatamente, questo può darci qualche problema. La nostra mente rischia di divenire una potentissima macchina del tempo che ci attira con troppa forza e continuamente avanti e indietro, nel ricordo del passato o nella previsione di un futuro prossimo o lontano, spesso senza scarso controllo da parte nostra.
Il risultato? Viviamo gran parte del nostro tempo nel passato (rivivendo vecchi ricordi, fallimenti e sbagli), oppure nel futuro (preoccupandoci, il più delle volte inutilmente, di tutto ciò che potrebbe andare storto). Così ci perdiamo la pienezza, la ricchezza e la vitalità del presente.
Prova a pensare, ad esempio, a quante volte ti è capitato di parlare con qualcuno e di essere concentrato sui tuoi pensieri (cosa rispondo ora? Cosa starà pensando di me? Si sarà accorto che sto arrossendo? Cosa devo fare dopo? Cosa rispondo?), piuttosto che su ciò che la persona ti sta dicendo, sulle espressioni del suo viso, sul suo tono di voce, sui suoi gesti. In questa, e in infinite altre circostanze, i pensieri divengono una potentissima fonte di distrazione a cui è difficile sottrarsi: essi convogliano con forza la nostra attenzione relegando sullo sfondo ciò che accade nel qui ed ora al di fuori delle nostre menti.
Tutto ciò non è, di per sé, un problema. Lo diventa quando ci facciamo coinvolgere eccessivamente dalle concettualizzazioni di passato e futuro e soprattutto quando interagiamo con esse come se fossero reali, come se stessero realmente accadendo. Cosa accade alle nostre vite in situazioni di questo tipo? Si perde il contatto con il momento presente per la maggior parte del tempo. Ciò avviene tipicamente nelle persone che soffrono di manifestazioni ansiose. L’ansia è infatti uno stato emotivo e cognitivo in cui prevale un senso di apprensione orientato al futuro.
Chi soffre di ansia esperisce preoccupazione per ciò che potrebbe accadere, per le conseguenze delle proprie azioni e tende di conseguenza ad utilizzare in maniera eccessiva e pervasiva le abilità di previsione e pianificazione. E’ bene sottolineare, tuttavia, che anche l’ansia ha una funzione adattiva: il fatto di preoccuparci ci permette di anticipare mentalmente i potenziali pericoli e di fare piani efficaci per evitarli. Provare ansia non è quindi di per sé indice di un disturbo; l’ansia diventa un problema solo quando governa la vita della persona, quando guida in maniera rigida le scelte e restringe in maniera significativa il repertorio comportamentale impedendo di attuare azioni di significato e di perseguire efficacemente obiettivi. Quando ciò avviene la vita tende a impoverirsi e a non andare nella direzione voluta.
Entrare in contatto con il momento presente (rivolgere la nostra attenzione ad un’esperienza che si sta verificando nel qui ed ora) è facile, ma è difficile rimanerci; la nostra mente tende a “scappare” cedendo alle distrazioni e riportandoci ai nostri pensieri. Stare nel presente richiede quindi esercizio, e anche con molto esercizio è impossibile (e nemmeno utile) riuscire a stare sempre nel presente! La parola chiave è flessibilità: imparare a stare nel presente quando questo è più funzionale, stare nel futuro quando pianificare è la cosa migliore da fare, soffermarsi su qualcosa avvenuto nel passato quando ciò che serve è ricordare. Come qualsiasi abilità, la flessibiltà può essere esercitata e migliorata con un costante allenamento.
Cosa può essere fatto per favorire questo processo? Un ruolo fondamentale è rivestito dalla pratica della mindfulness. Il termine fa riferimento all’abilità di prendere contatto in maniera intenzionale con ciò che avviene nel qui ed ora. Ma non solo, esso indica una forma di attenzione consapevole, intenzionale e non giudicante alla propria esperienza nel momento in cui essa viene vissuta. Le abilità di mindfulness possono essere coltivate attraverso l’esercizio costante dell’autosservazione, dell’attenzione consapevole e della sospensione del giudizio.
Studi recenti indicano che la pratica costante della mindfulness, aiutando a riconoscere le cause dei propri automatismi e a ridurne l’impatto sul comportamento, ha significativi effetti sullo stato psicologico della persona ed è risultata un elemento chiave nella terapia della depressione e dell’ansia.
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