A volta le cose vanno male, tremendamente male. A volte ciò accade in un modo in cui non eravamo preparati. E qualche volta le cose accadono in un modo che mai avremmo preso sul serio o semplicemente immaginato. E qual è la conseguenza di tutto ciò?
Ci preoccupiamo, andiamo nel panico, abbiamo paura. Come indovini cerchiamo di predire il futuro, oppure ci concentriamo sul passato in cerca di qualche antidoto alla nostra incertezza. In una parola diventiamo ansiosi. Tanto che per alcuni di noi, l'ansia pervade così tanto la nostra vita che non siamo più noi ad avere l'ansia, ma è l'ansia che ha noi.
L’ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo e che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini, ecc.. Tali fenomeni sono estremamente fisiologici e naturali. Dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.
Immaginiamo due uomini delle caverne in mezzo alla savana che vedendo una forma indefinita all'orizzonte. il primo potrebbe interpretare lo stimolo come un animale feroce, l'altro come un cespuglio di bacche succulenti. il primo preoccupato desiste di andare a verificare e si va a rifugiare nella caverna. Il secondo alza le spalle e si avventura. Al ritorno il secondo racconta quante grosse e succose erano le bacche. Immaginiamo che questa scena avvenga varie volte e ogni volta il primo si rifugia nella caverna e il secondo va a rimpinzarsi di bacche.
Tutto questo fino a quando il secondo cavernicolo non ritorna più. Allora il primo cavernicolo presa constatata la perdita, si dirigerà verso la grotta del secondo cavernicolo e prenderà possesso delle sue armi, delle sue pelli per vestirsi e magari anche della sua compagna. Lo stimolo ambiguo, ha creato un'emozione (l'ansia) che ha portato a due coppie di comportamenti. I nostri antenati, coloro che sono sopravvissuti e ci hanno trasmesso il materiale genetico, sono stati selezionati per la loro cautela. Questo spiega, probabilmente, il motivo per cui gli esseri umani vivono l'ambiguità e l'ansia che ne deriva, come qualcosa di sgradevole, che deve essere risolta immediatamente. Qualcosa di intollerabile che quando non è possibile eliminarla, essa deve essere evitata.
L’ansia, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce quindi una importante risorsa, perché è una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es., sotto esame) per decifrare e risolvere quell'ambiguità.
Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, però, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni. Tali disturbi, tra i più frequenti nella popolazione, creano grossa invalidazione e spesso non rispondono bene ai trattamenti farmacologici. Si rende necessario pertanto intervenire efficacemente su di essi con mirati interventi di psicoterapia di orientamento cognitivo-comportamentale, che hanno dimostrato alta efficacia in centinaia di studi scientifici.
L'obiettivo dell'intervento però non è la rimozione dell'ansia: tale obiettivo sarebbe di per sé irrealizzabile (come possiamo liberarci di un'emozione?).
L'obiettivo è strategica flessibilità tra una persona completamente avversa all'ansia rispetto a chi non lo è per nulla (privo di ansia perché sicuro delle proprie certezze e categorizzazioni giusto/sbagliato).
Quest'ultimo andrebbe sempre in giro trotterellando rischiando di essere mangiato ogni momento dalle belve feroci; il primo invece si lascerebbe morire di fame nella sua caverna.
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