Che cos'è l'ansia?
L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la vita stessa. Non c’è da stupirsi quindi che accompagni l’uomo da sempre sin dall’età della pietra. A quei tempi era certamente un’ansia naturale, positiva, che serviva da campanello d’allarme in un ambiente carico di minacce. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio. Via via che la civilizzazione è andata crescendo si è affermata un’ansia di successo personale, di popolo e di razza, ovvero l’ansia di potere e di conquista per ottenere prestigio e benessere.
Oggi, il boom economico ha introdotto l’idea del benessere fondato sul possesso, l’inquietudine si sgancia dai bisogni reali e si orienta sull’effimero. L’ansia cresce freneticamente e si presenta come ansia di possesso. Oggi abbiamo tutto e spesso l’ansia riguarda il superamento dei propri limiti. Sedici italiani su cento hanno l’ansia di non farcela, di rimanere indietro, di venire tagliati fuori. Posto fisso, certezze solide, sicurezze economiche e affettive, sono questi gli obbiettivi che negli ultimi 50 anni si sono imposti nella nostra cultuara finendoci per convincere che la vita sia tutta qui. Quando questi diventano gli unici valori attorno a cui gira la nostra esistenza, ecco arrivare l’ansia, cioè l’insinuante paura di perdere tutto.
La sua comparsa rappresenta la nostra voce interiore che ci spinge a fermarci un secondo dicendoci “ATTENTO, CIO’ SU CUI BASI LA TUA VITA E’ SENZA VALORE”? Poco importa se gli obbiettivi siano stati centrati o no, l’ansia svolge comunque la sua funzione determinante, spazza via la nostra mentalità inconsistente, quella che si rivela inadatta a costruire la nostra vita su basi solide. Potremo dire che l’ansia è tutta la vita che non viviamo, che non abbiamo vissuto, che non vogliamo vivere.
E’ come se fosse la rappresentazione del nostro non voler perdere la testa, del nostro voler metterci sempre al posto giusto nel momento giusto, del saper sempre cosa fare. L’ansia ci ricorda che tutto questo in un attimo viene spazzato via, sparisce. L’ansia è il simbolo di una vita che forse è sprecata, noi siamo ansiosi perché stiamo perdendo il senso della vita, perché non ci sentiamo utili, necessari, perché ci sembra di non servire a qualcuno o a qualcosa, perché non sappiamo dove stiamo andando, perché forse non c’è un senso nelle cose che facciamo. L’ansia è il fatto che stai credendo di essere quello che in fondo non sei.
Quali sono i sintomi dell'ansia?
Nell’ansia abbiamo la presenza di sintomi psichici e fisici.
Psicologicamente compaiono:
- Tensione
- Nervosismo
- Eccessiva preoccupazione per se’ e per gli altri
- Insonnia
- Facilità al pianto
Progressivamente aumenta la paura dei luoghi affollati, del buio fino ad arrivare agli attacchi di panico caratterizzati da un profondo disagio che porta alla progressiva riduzione delle attività fino alla paralisi. L’ansioso vive in un costante stato di allarme e di tensione che lo induce da un lato a temere disgrazie, incidenti e insuccessi e dall’altro a non tollerare le attese e le situazioni competitive.
I sintomi somatici dell’ansia possono interessare tutto l’organismo:
- Palpitazioni
- Vertigini
- Nausea
- Aumento della sudorazione
- Disturbi della sessualità
- Disturbi visivi
- Emicranie
- Debolezza
- Tremori
- Aumento della frequenza respiratoria
- Coliti
L'ansia in cifre
In Occidente 400.000.000 di persone accusano disturbi d’ansia. Sono in leggera prevalenza donne in una fascia d’età compresa fra i 30 e i 50 anni. Le categorie più colpite sono i lavoratori dipendenti, i genitori, i manager, con un dato che si fa sempre più evidente, la preoccupazione dei giovani in cerca di primo impiego. In Italia ne soffrono 16 persone su 100 e i grandi ansiosi sarebbero tra il 5% e l’ 8% della popolazione. In particolare il 21% dei ragazzi fra gli 8 e i 17 anni soffre di qualche forma d’ansia specifica o generalizzata. Il 15% dei bambini di 6-7 anni soffre di forme ossessivo-compulsive.
Quali sono le cause dell'ansia?
Sono state elaborate numerose teorie sulla genesi dell’ansia. Alcuni la fanno derivare da conflitti psichici già esistenti, altri privilegiano la componente biologica, vale a dire la modificazione di alcune sostanze chimiche presenti nel sistema nervoso, dette neurotrasmettitori. Da queste modificazioni deriverebbero poi i disturbi psicologici. I neurotrasmettitori coinvolti sarebbero: noradrenalina, serotonina e gaba. Esperimenti svolti su animali hanno dimostrato che la stimolazione di aree cerebrali precise, come il locus ceruleus, dove ci sono cellule nervose che utilizzano la noradrenalina, induce un comportamento simile alla paura mentre la sua asportazione ne impedisce l’insorgere.
Come si cura l'ansia?
La regola per combattere l’ansia parte da un’unica affermazione, che l’ansia non va combattuta. Non dobbiamo combattere, dobbiamo cedere. Dobbiamo imparare a non pretendere niente da noi stessi, dobbiamo fare le cose per come le sappiamo fare non per come dovrebbero essere fatte. L’idea di non migliorarci ci può regalare uno stato di pace, non dobbiamo avere alcuna aspettativa ma essere semplicemente presenti nelle azioni che facciamo. Bisogna che impariamo a non guidarci e a non dirci sempre “sei andato bene” o “non sei andato bene”. Spesso nella vita di tutti i giorni ci sforziamo di voler essere agli occhi degli altri un modello, un punto di riferimento, una persona sulla quale poter contare; cerchiamo sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto, di accontentare tutte le richieste che ci vengono fatte dalle persone che amiamo. Ma quando tutto questo ci allontana dai nostri veri desideri, quando ci imponiamo di essere quel modello a tutti i costi, allora la nostra psiche si ribella a quell’Io troppo rigido che non ci permette più di esprimerci come dovremo. Dobbiamo accogliere l’ansia come un consiglio che ci viene dato dal nostro corpo che in qualche modo non vuole più sottostare a quella figura di perfezione che ogni giorno ci sforziamo di essere.
Imparare a divenire semplicemente noi stessi, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, ci darà quel senso di realtà, di pace interiore, di appartenenza alla vita. La qualità della vita cambia in modo radicale quando rinunciamo alla strenua difesa degli equilibri consolidati, sterili magari, ma rassicuranti. Di fatto la maggior parte di noi impiega notevoli energie nel mantenere la propria esistenza il più possibile conforme ai valori collettivi, in modo acritico e spersonalizzante. Fin da piccoli ci viene insegnato a dover essere “figli modello” adeguandoci a comportamenti stereotipati, abbiamo dovuto imparare a soddisfare i bisogni degli altri, in primis quelli dei genitori.
Crescendo, spesso continuiamo ad adottare quelle maschere e voler soddisfare sempre e comunque le richieste delle persone a noi vicine. E’ il caso del ragazzo che decide di intraprendere quegli studi universitari per esaudire i sogni dei genitori che vorrebbero vederlo avvocato o ingegnere. Ma quale sarebbe stata la sua vera vocazione se non avesse seguito i consigli dei genitori? La sua creatività, i suoi desideri verranno repressi fin quando non sarà lui stesso a decidere della sua vita, senza più condizionamenti esterni. Un altro esempio lo possiamo trovare nelle persone che hanno deciso di fare della propria vita una missione che ha come unico scopo quello di far carriera e di trovare le proprie soddisfazioni nell’accumulare ricchezze. Lo status sociale nella nostra cultura è sicuramente un elemento molto importante ma non dobbiamo permetterci di vivere solo per poter dimostrare di essere o di avere, dobbiamo dare il giusto peso soprattutto ai nostri bisogni interiori, arricchirci di quei valori che nella società poco contano ma che per noi sono linfa vitale. Abbandoniamo l’idea di dover apparire per poter essere, diamo più spazio ai nostri desideri, allontaniamoci dall’effimero, svestiamoci da quella maschera sociale che giorno dopo giorno diventa sempre più pesanti da indossare.
Lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe compiere consiste nel non arretrare dinanzi alla possibilità di vivere nuove esperienze. Sono molte infatti le persone convinte che coltivare un solo grande interesse e diventare dei super professionisti in quel campo, sia una delle più grandi possibilità per realizzarsi nella vita. In realtà non è così. Concentrare tutto il proprio impegno e le proprie energie, potrà si farci raggiungere una meta specifica, magari anche prestigiosa e degna di rilievo, ma questo traguardo pregiudica e ostacola la possibilità di crescere. Maggiore sarà la nostra specializzazione in un campo, minore sarà il grado di conoscenza della realtà che riusciremo a raggiungere. Impegnarsi in un’unica direzione e sfruttare solo una minima parte delle risorse di cui siamo dotati, significa compiere un grave errore e condannarci senza volerlo a una drastica limitazione conoscitiva.
L'ansia e i farmaci
I farmaci hanno conquistato sempre più mercato. Solitamente gli ansiolitici sono il primo presidio che viene adottato dal medico di base. Spesso però, dopo una prima prescrizione, il paziente tende ad autogestire la terapia modificando i dosaggi e questo è da evitare perché gli ansiolitici, se non usati correttamente possono causare dipendenza, disturbi della concentrazione, dell’attenzione e della memoria. Il farmaco non è l’unico rimedio contro l’ansia. Esiste un recente studio inglese condotto su 210 pazienti con disturbi d’ansia generalizzata, con attacchi di panico e distimia. Per sei settimane sono stati sottoposti a caso a 5 tipi di trattamenti diversi: un farmaco ansiolitico, un timoanalettico, un placebo, una psicoterapia cognitivo comportamentale e un gruppo di self help. Tra questi cinque trattamenti non sono state riscontrate importanti differenze nella risposta. Il farmaco ansiolitico non si è rivelato più efficace degli altri trattamenti. Tutto questo conferma l’idea che il farmaco ansiolitico non è l’unico presidio terapeutico contro l’ansia. Le strategia non farmacologiche, come le tecniche di counselling o gli interventi psicoterapici di sostegno rappresentano una risposta terapeutica di grande efficacia.
Invitiamo i lettori a visitare il sito www.disturbi-ansia.it dove è possibile trovare informazioni sui disturbi legati all'ansia e ai professionisti in grado di aiutare i pazienti con tale problematica.
Domande/Risposte
Salve, sono una ragazza di 21 anni e da circa un mese e mezzo ho cominciato ad avere attacchi d'ansia improvvisi...la prima volta mi è capitato dormendo a casa di amiche, mi giravo e rigiravo senza prender sonno e a un certo punto mi sono sentita il cuore che batteva all'impazzata, mi sentivo debole, come se non avessi il controllo del mio corpo, e ovviamente spaventatissima da questa cosa inattesa... dapprincipio si era calmato in fretta, x poi però ricominciare x un tempo parecchio più lungo... dopo quest'episodio ho fatto vari controlli medici (pressione,elettrocardiogramma) da cui però non è risultata alcuna anomalia... al che, anche parlandone con amici a cui era successo qualcosa di simile, sono giunta alla conclusione che si trattasse di un attacco di panico, probabilmente dovuto al forte stress che sento al momento (mi sto per laureare,mi mancano tre esami e il tempo stringe...soprattutto x gli obiettivi che mi ero prefissa). Insomma la situazione si è poi ripresentata,in misura più lieve, più o meno un mese dopo...e di lì, altre due volte, più ravvicinate...l'ultima proprio stanotte, in cui sembrava tra l'altro che nessuno dei modi che normalmente alla lunga mi avevano calmata le altre volte (camomilla, chiacchiere, musica) potesse darmi tregua... A volte la situazione è accompagnata anche da fastidio allo stomaco, che ha come conseguenza vomito o diarrea. Cosa devo fare? Cosa fare a lungo termine, ma anche cosa fare nell'immediato momento in cui succede, x cercare di tranquillizzarmi? Ieri mi è capitato a ruota continua x quasi tre ore, prima che potessi dormire, crollando dalla stanchezza..
Buongiorno, da molti anni soffro periodicamente, di crisi ansiose seguite spesso da periodi di leggera depressione. La cosa si manifesta principalmente con la continua ed impellente necessità di fare profonde inspirazioni; la sensazione è come quando, durante una corsa od uno sforzo, senti il bisogno di ossigenare e di "rompere il fiato". Il problema principale è che con gli anni, questo stato di cose è divenuto, perlomeno nei periodi più negativi, un pensiero fisso e quasi ossessivo che mi condiziona molto le giornate e le attività che svolgo. Tutto iniziò nel lontano 1995 (all'epoca ero un discreto fumatore)quando casualmente vidi alcune tracce di sangue nell'espettorato, Ciò mi creò una notevole tensione e paura di avere qualche malattia polmonare; casualmente il fare dei respiri profondi mi dava una sensazione di sicurezza sul fatto di non avere niente, come poì è stato realmente. Da quel periodo però il pensiero di dover fare questi respiri non mi ha praticamente più abbandonato, creando di fatto le situazioni ansiose sopra descritte. In genere riesco a convivere con tale "problema" che pur presente, mi diviene secondario e controllabile; in altri periodi dell'anno diventa invece predominante, portandomi piano piano a situazioni quasi angosciose . Ho seguito in passato dei corsi collettivi di psicologia presso la ASL della mia zona, oltre poi a praticare, dietro consiglio medico, periodi di cura con ansiolitici ecc. Non ho mai praticato seriamente un percorso da uno psicologo, cosa che intendo fare molto presto, visto che finora il problema non l'ho risolto. Quale è il vostro parere? Quali i consigli che potete darmi? Grazie per la risposta. Cordiali saluti"
Quando l'ansia diventa un problema - Dott.ssa Paola Liscia
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