L’ansia è un’emozione che presenta diverse caratteristiche tra le quali apprensione, preoccupazione e tensione, manifestando la sua attività di fronte ad una minaccia o non appena ci si prepara ad affrontarla.
Questa emozione è funzionale al mantenimento della propria integrità psicofisica per evitare i pericoli ed assicurarsi la sopravvivenza attraverso la lotta o la fuga.
Infatti, un giusto grado di ansia (che non deve essere quindi eccessivo) ci spinge verso un miglioramento della prestazione rispetto a quando siamo in totale tranquillità (Yerkes R. M. e J. D. Dodson, 1908). La teoria cognitiva afferma che le persone ansiose temono in modo sproporzionato eventuali danni, tendono a catastrofizzare la maggior parte degli eventi di vita, hanno bisogno in modo eccessivo di controllare il futuro, tollerano poco l’incertezza e temono eventuali imprevisti o errori o infatti il perfezionismo patologico è quasi sempre presente).
L’ansia patologica si manifesta quando le caratteristiche descritte in precedenza sono rigide, disadattive e sono frequenti a livello sociale, personale e lavorativo sia quando la persona non riesce a gestirla, vedendo così compromesso il proprio funzionamento personale.
Si giunge ad una diagnosi di disturbo d’ansia generalizzata quando è presente un eccessivo livello di preoccupazione per gli eventi o le attività futuri (es. situazioni lavorative e sociali e/o prestazioni scolastiche) che si manifesta per la maggior parte dei giorni durante un periodo almeno 6 mesi.
Inoltre, l’ansia e la preoccupazione devono associarsi ad almeno tre dei seguenti sintomi come irrequietezza (tensione o “aver i nervi a fior di pelle”), difficoltà nella concentrazione o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni della qualità e della quantità del sonno (difficoltà nell’addormentamento o a mantenere il sonno, sonno inquieto o insoddisfacente).
Questi sintomi devono causare una compromissione della qualità della vita, senza però essere una conseguenza di effetti fisiologici di una sostanza (es. droghe o farmaci) o di altre condizioni mediche (A.P.A., 2013).
Anche quando si manifesta in modo intenso, non è detto che l’ansia spossa esserci un attacco di panico mentre è vero l’esatto opposto poiché gli attacchi di panico possono insorgere anche quando l’ansia è apparentemente lieve e i fattori di stress sono poco evidenti.
Nello stato d’ansia patologico è presente l’evitamento che consiste sia nel non fare qualcosa di temuto (es. rifiutare di partecipare ad eventi sociali, smettere di andare più al cinema, non prendere più i mezzi pubblici, smettere di mettersi alla guida e/o guidare solo se accompagnati etc.), sia nel fare qualcosa che apparentemente rassicura (distrarsi leggendo qualcosa, ascoltare musica, immaginare di essere in altro luogo, cercare continuamente rassicurazioni o portare sempre con il farmaco ansiolitico).
Tuttavia l’evitamento, pur sembrando efficace nell’immediato poiché dà sollievo, comporta invece il mantenimento e l’aggravamento del problema, piuttosto che la sua risoluzione.
Oltre all’evitamento, nell’ansia generalizzata è presente un fenomeno cognitivo semiautomatico noto come rimurginio (worry), un’attività mentale ripetitiva e pervasiva, i cui i contenuti consistono in previsioni e valutazioni catastrofiche.
Rimurginare guida in maniera disadattiva il soggetto alla costante ricerca della soluzione impeccabile e priva di rischi, generando pensieri vaghi, poveri, ripetitivi, giudicanti, svalutanti e privi di praticità.
Inoltre, poiché è impossibile giungere ad una soluzione impeccabile in quanto si consumano molte risorse psicofisiche, le persone tenderanno spesso ad autovalutarsi negativamente, etichettandosi come “soggetti che pensano troppo, deboli, che non riescono a fregarsene”, complicando ulteriormente il circolo vizioso dell’ansia a causa dell’insorgenza di sentimenti ed emozioni negative come tristezza e impotenza.
Molti studi scientifici e fonti autorevoli come nazionali ed internazionali come la American Psychiatric Association (APA) hanno affermato che la Psicoterapia Cognitivo - Comportamentale è da considerare come il trattamento di prima linea per la cura dei disturbi ansiosi poiché presenta addirittura un’efficacia pari o superiore ai farmaci, soprattutto per la prevenzione delle ricadute.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Andrews G., M. Creamer, R. Crino, P. Morosini, D. Leveni, D. Piacentini, “Disturbo di panico e Agorafobia. Manuale per chi soffre del disturbo” (2004)
- Lorenzini R., Sassaroli S., Ruggero G. M., “Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimurginio, controllo ed evitamento” (2006)
- Perdighe C., Mancini F.,“Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Ruggero G. M., Sassaroli S., “Il colloquio in psicoterapia cognitiva” (2013)
- Yerkes R. M., Dodson J. D., “The relation of strength of stimulus to rapidity of habit-formation”. Journal of Comparative Neurology and Psychology (1908)
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