Nell'articolo che scrissi il 2 marzo scorso (https://www.psicologi-italia.it/psicologo/bruno-marzemin/web/articolo-3617.html) mi concentrai sugli aspetti principali dell'ansia e cercare di dare una prima rassicurazione ad una domanda che mi sento porgere di frequente - se dall'ansia si può guarire.
In questo scritto vorrei invece entrare più nel dettaglio, dando se possibile strumenti utili di "primo intervento" a chi ne soffre. Per comodità e facilitare la lettura, suddividerò gli argomenti per punti.
1- L'ansia è un fenomeno comune a tutti gli esseri umani. Se sia presente anche negli animali, non ho avuto modo di approfondire - in quanto la mia specializzazione è rivolta ai miei simili; per chi fosse interessato, invito a bypassare il dottor Google e chiedere direttamente ad un medico veterinario.
2- L'ansia deriva dal termine latino "anxia", derivante dal verbo antico latino "ango", che significa "stringere", "soffocare", "angosciare" (Fonte:https://www.etimoitaliano.it/search?q=L%27ansia)
3- I primi due punti ci dovrebbero far capire come si manifesta questa sindrome e che non siamo gli unici a soffrirne. Inoltre, di ansia e attacchi di panico non si muore, ma possono contribuire a far insorgere problemi di salute trattabili da personale medico ospedaliero. Motivo per il quale se dovessimo avvertire i segni classici della manifestazione dell'ansia dovremmo cercare di rassicurarci, convincerci che si può affrontare quel malessere e... affrontarlo, con le risorse a nostra disposizione.
4- I segni dell'ansia: sono variabili da persona a persona. Una preoccupazione eccessiva e persistente è il sintomo più comune. È spesso associato a paura, agitazione, tensione muscolare e tremori diffusi, difficoltà nella concentrazione, problemi gastrointestinali e respiro anomalo.
5- Proprio il respiro "sballato" e irregolare deve diventare la nostra "spia gialla" sul cruscotto del benessere. Immaginiamo infatti di essere alla guida di un'auto e di sentire una preoccupazione eccessiva su qualcosa e il respiro che diventa corto e proveniente dal torace: sul cruscotto di questa macchina notiamo l'accensione di una spia gialla. SOS Ansia. Non è una spia rossa, per fortuna, che inviterebbe a rivolgersi dal medico o al pronto soccorso in tempi rapidi. Il respiro rilassato o normale lo si ha quando sentiamo la pancia gonfiarsi quando tiriamo dentro l'aria e sgonfiarsi quando la espelliamo. Il ritmo è simile a quello delle onde del mare quando è calmo o con una leggera brezza. Di solito, 12-20 atti respiratori rappresentano la normalità. Ma durante una crisi d'ansia non serve contare: quel che cattura la nostra attenzione è che i respiri diventano molto più rapidi e corti, oltre ad essere fatti ad intervalli non regolari.
6- Se il respiro sballa, il cuore ci va dietro, e i battiti diventeranno alterati. Ecco la sensazione di avere delle palpitazioni o la tachicardia. Quindi, se avvertiamo il respiro strano e iniziamo a controllarlo con inspirazioni fatte in modo che la pancia si espanda e si svuoti quando espiriamo, a cadenze regolari (contate fino a 3 inspirando, trattenete contando fino a 2, espirate con la bocca contando fino a 3), anche i segnali provenienti dal cuore diventeranno meno allarmanti e torneremo alla normalità. Se, alla fine della crisi, vi sentite meglio chiamando il medico o la Guardia Medica (al Pronto soccorso per favore andateci solo se in pericolo di vita, altrimenti si corre il rischio di intasarlo ed aumentare i tempi di attesa conseguenti), fatelo. Un check-up da un professionista male non fa.
7- Dato che l'ansia è la reazione messa in atto dal nostro cervello quando percepisce un pericolo - che è nella nostra mente, ma sempre percepito come pericolo, però! - questo fa sì che dia ordine al corpo di prepararsi ad attaccare o a fuggire. Esatto, come fanno gli animali quando hanno davanti un potenziale predatore: o lo attaccano o scappano. In questo caso vengono attivati i muscoli, viene detto al cuore di pompare più forte e di incamerare più aria possibile nei polmoni. Vengono disattivati alcuni sistemi, come quello digerente - perché in quel momento è più utile scappare o tirare un cazzotto che mangiarsi un panino - e la pelle diventa più viscida, perché se il predatore ci afferrasse potremmo scivolarli via.
Bocca secca, disturbi intestinali, respirazione fuori controllo, battito cardiaco alle stelle, sudorazione: sono i sintomi dell'ansia che vi ho descritto nel punto 4-. E quindi?
8- Oltre a regolarizzare il respiro, torna molto utile bere un sorso d'acqua o ingerire della saliva mentre proviamo quegli attacchi: in questo modo diamo un segnale molto importante al cervello, e gli stiamo facendo capire che non c'è nessun predatore e non siamo in pericolo di vita, quindi dobbiamo, assieme a lui, rasserenarci. Il sorso d'acqua è importante in quanto il cervello capisce subito che ci stiamo spaventando per nulla, e agisce in modo quasi meccanico.
I problemi ci possono essere, certo, ma li affronteremo con calma e saggezza. Mi son dimenticato di dirvi che quando il nostro sistema nervoso centrale si attiva perché avverte un pericolo, fa mandare meno sangue alla testa, perché ritiene più importante attivare cuore e muscoli che la parte alta, sede dei meccanismi dei processi di pensiero più evoluti.
9- Ecco perché quando si è "in preda all'ansia" pensiamo in modo poco logico, allarmante e poco, poco razionale. Il cervello non funziona in condizioni ottimali per risolvere in quel momento i problemi. Dico spesso ai miei assistiti che non possiamo metterci a lavorare sui motivi che scatenano quegli attacchi se prima la persona non ha acquisito un livello moderato di calma. Le cause si affrontano a mente fredda, non durante una crisi. La persona non ha le capacità concrete per arrivare a cogliere aspetti vecchi di anni che potrebbero far scatenare quelle crisi. Mettetevela via: se avete un attacco di panico o di ansia, lasciate perdere i perché. Focalizzatevi sul qui e ora, mirate a calmarvi: i problemi si risolveranno, le cause le capirete. Ma non in quel momento. E di attacchi di panico o di ansia, ripeto, non si muore. Nè si diventa matti.
10- Se però l'attacco d'ansia torna di lì a poco o fa fatica ad andarsene, compromettendo seriamente la vita di tutti i giorni o le normali attività quotidiane, come mangiare, dormire, andare a lavorare, concentrarvi, sarà opportuno contattare il medico di base o uno psicoterapeuta. Lo psichiatra sentitelo dopo che il medico di base o lo psicoterapeuta avrà valutato la vostra situazione.
Inizialmente la "terapia d'attacco" per l'ansia sono tutte una serie di tecniche psicoterapeutiche concentrate sul rilassamento e sulla presa di coscienza del respiro. Vanno imparate e messe in atto quando stiamo bene, prima di affrontarle a episodio ansiogeno in atto: questo perché nella fase acuta e senza un minimo di addestramento alle spalle, le tecniche non potrebbero funzionare e quindi subentrerebbe in voi la delusione e lo sconforto, oltre a insinuarsi in voi pensieri del tipo "...dall'ansia non guarirò mai ed è tutto inutile quello che sto facendo...", pensieri tra i più sbagliati che possano essere generati e rientranti in quel funzionamento a basso regime del cervello. Infatti quando le nostre meningi funzionano a pieno regime sanno che una soluzione si trova e sa che possiamo guarire.
11- Che tecniche adoperare? Ce ne sono un'infinità, così tante che scrivere un articolo su di esse non basterebbe. Servirebbe un libro. Ognuno poi affina la sua tecnica, una volta imparata.
12- Sapere; Saper fare; Saper essere: sono tre concetti base della formazione, sia essa elementare sia specializzate. In pratica, immaginate di voler imparare a cucinare qualcosa, e volete cominciare a fare qualcosa che parta dai cibi più semplici. Un panino farcito. Iniziamo dal sapere: leggete un ricetta di un panino farcito. La imparate a memoria. Saper fare: mettete in pratica punto per punto la ricetta, rispettando meticolosamente la scaletta della ricetta. Raggiungete l'obiettivo: panino farcito fatto, e ve lo mangiate! Saper essere: spinti dall'entusiasmo di aver raggiunto un traguardo sperato, non solo ne fate un altro, ma iniziate a fare delle modifiche alla ricetta. Mettete un diverso tipo di pane, aggiungete più formaggio (o lo togliete), provate a dare un gusto diverso mettendoci un ingrediente non presente nella ricetta. Col tempo noterete che fare un panino farcito sarà diventata una pratica quotidiana, e impiegherete tra l'altro meno tempo per farlo. L'esperienza conta, come ben sapete.
13- Bene. Ora che siete arrivati fino a qui, vi invito a rileggere i 12 punti sopra esposti e a metterli in pratica, come vi ho descritto con l'esempio del panino farcito, con l'unica differenza che qui, ora, non si tratta di portate culinarie, ma di voi stessi.
Sappiatemi dire!
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento