Salve, mi chiamo Luca e ho 17 anni.
Negli ultimi due mesi ho incominciato a isolarmi e a chiudermi in me stesso per evitare le situazioni sociali per paura di apparire ridicolo, inadeguato, fare la cosa sbagliata e ricevere una critica o un giudizio negativo. Non riuscendo a parlarne apertamente con nessuno ho iniziato ad andare da una psicologa e raccontarle un po' la situazione. Allo stesso tempo però, non ricevendo da lei subito delle risposte o analisi su quello che mi stava succedendo, ho incominciato a documentarmi su internet riguardo vari disturbi mentali, sintomi e cause (soprattutto riguardo il disturbo d'ansia sociale).
Ora non capisco se avendo cercato informazioni su internet questo influenza il mio comportamento sociale e la mia visione degli altri. Dovrei parlarne con la psicologa oppure lasciare che sia lei a capire se c'è effettivamente un disturbo?
Grazie
Buongiorno Luca,
a cosa ti serve avere un'etichetta? A cosa ti serve una diagnosi con un nome preciso?
Può darsi che serva tempo per capire cosa hai, a livello di "nome specifico del disturbo", così come potrebbe darsi che la tua psicologa abbia già fatto la diagnosi ....ma non ritenga utile dirtela. Prima cosa, puoi parlargliene e chiedere. Seconda cosa....puoi cercare di riflettere su "a cosa mi serve l'etichetta?".
A volte sapere "il nome" del diario altro non fa che dare un sospiro di sollievo, finalmente c'è una risposta....ma quel "finalmente" diventa una gabbia. Come? Così: ora so cosa ho. Se cambio o miglioro....cosa divento? Non lo saprò di nuovo....E allora - paradossalmente - ora che so cosa ho, non cambio. Sto fermo. La diagnosi diviene una gabbia.
Chiaramente tutto ciò non avviene a livello conscio e consapevole, ma ciò non toglie che divenga una gabbia....
Parla con la professionista che ti segue e rifletti con lei.
Buona strada!!!
Buongiorno Luca. La ricerca di risposte online su siti non raccomandati (e in generale cercare risposta a dei sintomi online) è sempre sconsigliata, in quanto potrebbe influenzare negativamente la percezione che noi abbiamo dei sintomi per i quali abbiamo cercato risposta. L’autodiagnosi in generale è dannosa, in quanto ad oggi persino molti psicologi evitano di categorizzare necessariamente un quadro di sintomi per non incastrare la persona in una categoria. Tuttavia è più che comprensibile la ricerca di una risposta ai suoi sintomi e non è insolito procedere in questo modo.
In ogni caso, il consiglio è quello di riportare le sue sensazioni alla sua psicologa, così da avere un confronto diretto con chi conosce fondo il suo funzionamento e potrà darle una restituzione più accurata di quanto non si possa fare in questa sede.
Se in futuro volesse un secondo parere, mi rendo disponibile anche online. Le auguro un buon proseguimento di terapia con la collega.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.