Gent.mi dottori, vorrei sapere come poter aiutare mio marito che soffre di attacchi d'ansia ( ho letto tutti gli articoli che parlano degli effetti e li ha quasi tutti). Premetto che è una persona che non vuole farsi controllare dal medico per paura (ultimi esami del sangue 1998 x operazione).Mi rendo conto che la cosa essenziale siano dei farmaci e fin li tutto ok li potrà prescrivere il medico curante, ma andare dallo psicologo x trovare la causa scatenante non se ne parla proprio. Io mi trovo in una situazione dove vorrei sapere se è meglio “coccolarlo“ e stargli vicino, oppure essere dura per “scrollarlo“ dalla sua paura. So che alcune volte è meglio non essere accondiscendenti su tutto altrimenti è peggio, ma è questa la situazione? La mia richiesta è solo quella di sapere come comportarmi nei suoi confronti, perchè finora si è parlato solo di comportamenti del “malato“ e non di chi gli sta vicino. Vi ringrazio anticipatamente.
Salve Luana, concordo con lei quando afferma che spesso ci si scorda della persona che si prende cura del “malato” o come viene attualmente denominato del “caregiver”, di quello che prova, delle difficoltà che incontra soprattutto se tra le due persone si stabilisce un rapporto affettivo. In riferimento alla sua situazione, le consiglio di stare vicino al suo partner con affetto, riconoscendo, accettando e comprendendo le sofferenze e le limitazioni causate dall’ eccessivo stato d’ansia ma con un atteggiamento condiviso proiettato nella risoluzione delle “paure”. E mi spiego meglio: sia coerente e decisa nel pretendere una tranquilla e serena vita di coppia; affronti ed apra una naturale, sincera e profonda comunicazione con lui su questo aspetto offrendogli il proprio sostegno e la propria presenza per un eventuale percorso che lo faccia stare bene. Cordiali saluti
Padova
La Dott.ssa Maria Zampiron offre supporto psicologico anche online
Gentilissima Luana, intanto la ringrazio per averci scritto. Vorrei proporle una riflessione. Come si sente lei a seguito di tutto questo? come la fa stare il disagio di suo marito? so che vorrebbe aiutarlo, ma questa storia rischia di togliere completamente lo spazio da dedicare a se stessa. Le chiederei infatti in che momento della sua vita si trova, che impatto ha sulla sulla sua vita, e a che punto è la vostra vita come coppia. Lei potrà cercare il senso del disagio di suo marito all'interno del contesto familiare, e prendere contatto con i suoi sentimenti. Non ho dubbi che anche lei ha bisogno di aiuto, non a caso è lei che ci contatta. Vorrei anche metterla in guardia verso la frustrazione che potrà provare nel tentare di aiutare suo marito, dato che lui non sembra accettare le possibili cure, quindi le direi di proteggere anche, e soprattutto, se stessa. Cordialmente,
Gentilissima Luana, Ha ragione quando dice che la maggior parte degli articoli e delle informazioni riguardano la persona che porta il problema, noi però sappiamo bene che ogni problema psicologico riguarda sempre tutto il sistema in cui la persona vive, quindi anche il partner. Darle un suggerimento su come comportarsi, però, non è facile senza conoscervi di persona, quindi intanto posso suggerirle qualche seduta psicologica tesa proprio a capire quale dovrebbe essere l'attegiamento da tenere. Posso però dirle anche che, essere troppo accondiscendenti, come lei stessa ha già capito, non è quasi mai consigliabile, perchè in qualche modo conferma alla persona che il problema non si può risolvere, e che può solo rafforzarsi. Una cosa che potrebbe provare è fargli ogni tanto, magari una volta al giorno, una piccola richiesta pratica di qualcosa da fare per lei: una commissione da compiere, farsi portare a cena in un posto che vi piace, accompagnarla in qualche posto e così via. Lui probabilmente metterà sempre davanti il suo problema, ma lei potrà chiedergli di fare quella cosa come un gesto carino per lei, che anche se piccolo per lei è importante. Se vuole mi faccia sapere come procedono le cose, e mi ritenga a disposizione per ogni chiarimento.
Buongiorno Luana, effettivamente quello che lei dice è vero...si parla molto poco dei familiari delle persone che soffrono di attacchi d'ansia non considerando che questa patologia è tanto invalidante per chi ne soffre quanto per chi gli sta vicino. Sovente ho avuto in cura persone che avevano un partner con attacchi d'ansia e richiedevano aiuto nella gestione quotidiana e nella relazione con il compagno dopo aver notato che anche lo loro vita (sia personale che relazionale) veniva inficiata dalla presenza di questo disturbo. Spesso a complicare ulteriormente la situazione sono le “soluzioni“ che la persona colpita da attacchi di panico o ansia attua: nella maggior parte dei casi si cerca protezione negli affetti (svolgendo le attività quotidiane e sociali solo in presenza di un partner, una amico, un familiare) e ci si impegna in un graduale evitamento delle situazioni a “rischio”, arrivando fino ad un evitamento totale. Si entra così, però, in un circolo vizioso dal quale è difficile, se non impossibile, uscire senza l’aiuto di un esperto. Non si tratta di coccolare o scrollare la persona (si possono fare entrambe senza dover per forza escludere l'una o l'altra)quanto di non favorire l'insorgenza di questo circolo vizioso. la persona che inizia a richiedere il costante aiuto dell'altro o ad evitare le situazioni a rischio si trasmette un duplice messaggio: quella situazione è veramente spaventosa e, cosa più importante, non sono in grado di fare nulla da solo! come capirà bene questo influisce negativamente sulla propria autostima. sarebbe importante che suo marito si rivolgesse ad uno psicoterapeuta in grado di aiutarlo. I nuovi approcci psicoterapeutici (ad esempio quello strategico), usano tecniche e strategie in grado di risolvere il problema in tempi brevi, permettendo alla persona di acquisire fiducia in se stessa, di gestire l'ansia nei momento in cui arriva e di mettersi alla prova superando il senso di “incontrollabilità“ che accompagna questo disagio. Cordialmente,
Cara Luana, è difficile vedere chi amiamo soffrire, sono una psicologa da anni ormai e so di non sbagliare dicendo che i congiunti dei pazienti penano insieme ai loro cari, giorno dopo giorno li vedono combattere battaglie estenuanti che proseguono inesorabilmente senza mai arrestarsi, nemmeno un giorno, un’ora, un minuto….il suggerimento più saggio che mi sento di dare è quello di parlare con suo marito riguardo il peggioramento a cui va sicuramente incontro se non si lascia aiutare. Gli attacchi non scompariranno da soli, i comportamenti di evitamento si ripeteranno, la vita di suo marito ruoterà sempre di più intorno ai sintomi dell’ansia, togliendo ad entrambi il gusto di vivere e diminuendo sempre di più la vostra libertà di fare delle scelte, poiché sopra ogni altra cosa bisognerà assecondare i sintomi. Riflettete su ciò che perdete, poiché nessun eroe che si rispetti nega la paura quando compie le proprie gesta. Distinti saluti
Salve Luana, poichè il problema di suo marito, interessa anche lei, potrebbe aggirare il problema cercando in terapeuta che si occupi sia di terapia individuale che di coppia, chiedendo una consulenza per un problema di coppia, in questo modo potrebbe aggirare il problema e convincere suo marito ad accompagnarla da uno psicoterapeuta per dei problemi che riguardano il vostro rapporto, in questo modo lei potrebbe affrontare le sue preoccupazioni nei confronti di suo marito e lui potrebbe scoprire di aver bisogno d'aiuto, naturalmente sta alla bravura del terapeuta aiutarvi a formulare la richiesta idonea, che potrebbe essere rivolta sia a un problema individuale che di coppia. Se ha bisogno di maggiori delucidazioni, sono a sua disposizione, cordiali saluti,
Buonasera, ho letto con attenzione la sua lettera e mi rendo conto che può essere difficile vedere una persona che si ama in difficoltà e non riuscire ad aiutarla. Non ho ben capito da quanto tempo suo marito ha gli attacchi d'ansia e se prende già dei farmaci. Certo, come lei dice, forse sarebbe utile rivolgersi ad uno psicologo per trovare la causa dei propri problemi ma è anche vero che non tutti si sentono pronti o ritengono utile un aiuto psicologico. Mi sembra invece che lei chieda sostegno, non è mai facile dire a qualcuno come comportarsi soprattutto in situazioni così delicate. Quello che mi sento di dirle è che non c'è un modo giusto e uno sbagliato, ci comportiamo come crediamo sia meglio per il bene nostro e di chi ci è vicino. Potrebbe parlare con suo marito di questa sua difficoltà nel vederlo pieno di ansia e non sapere bene cosa fare per aiutarlo, non so se ci ha già provato ma, a volte, condividere è utile e può portare qualche cambiamento. Potrebbe consultare lei uno psicologo, magari solo per un sostegno in questo momento particolare. Parlare con un professionista potrebbe aiutarla e sostenerla anche nella quotidianità,inoltre lo psicologo potrebbe darle una mano nel trovare le risposte alle domande che si pone ed elaborare insieme le varie emozione che emergono. Spero di esserle stata di aiuto.
Cara Luana, i disturbi ansiosi o attacchi di panico, oltre alla sintomatologia fisica (tachicardia, sudorazione, vertigini, difficoltà a respirare etc...) sono alimentati da pensieri negativi disfunzionali; quando suo marito comincia a verbalizzare le sue paure, affermando dei pensieri irrazionali “ad esempio paura di morire... oppure paura di diventare pazzo o paura che possa capitare qualcosa di terribile a sè o ai suoi cari..“ quello che potrebbe fare: iniziare insieme a lui a riconoscere il pensiero e considerarlo solo un pensiero e non la realtà, in modo da evitare la PROFEZIA CHE SI AUTO AVVERA. Il secondo passo evitare comportamenti protettivi di fronte ai sintomi ansiosi: diminuire l'attenzione quando è ansioso e rinforzarlo in modo positivo quando invece suo marito adotta un comportamento o esprime un pensiero più competitivo. Un altro passo iniziare un'attività sportiva, bastano 15 - 20 minuti di corsa o bici per iniziare a sentirsi meglio. un saluto
cara luana, è vero, molto spesso si parla dei problemi di chi è malato, ma altrettanto spesso ci si dimentica di chi, invece rischia di stare peggio, stando vicino a chi ha un problema!!! loei è una donna forte e sicuramente molto aperta vista la sua capacità di porsi domande e cercare rispote positive per poter arrivare alle soluzioni, ma soprattutto ha un'apertura che evidentemente suo marito, magari perchè più fragile, non ha!! il consiglio che posso darle io è quello di mostrare a suo marito che i problemi possono essere risolti e che tutto ha una soluzione mettendosi lei in prima linea, andare da un terapeuta esperto per scaricare le tensioni, le paure e gli eventuali fallimenti vissuti per non essere riuscita fino ad ora ad aiutare suo marito come avrebbe voluto potrebbe essere un buon insegnamento per tutti e due: -lei potrebbe trarre beneficio personale da questi incontri; -suo marito potrebbe imparare dalle esperienze altrui!!! spero di esserle stata di aiuto a presto
gentile signora, la sua domanda è davvero delicata, personalmente ritengo che non ci sia una risposta univoca, o per lo meno che vada bene universalmente; con questo intendo che la misura di cosa fare e come farlo dipende solo da una cosa: quello che lei sente di poter fare. Non è facile convivere con una persona che ha difficoltà così grandi e non bisognerebbe vergognarsi di ammettere che alla lunga può essere logorante. I disturbi d'ansia creano spesso un sistema estremamente rigido di sintomi, emozioni e di pensieri a riguardo, che col passare del tempo diventa sempre più difficile modificare; questo spiegherebbe, anche se solo in parte, la resistenza di suo marito ad incontrare un terapeuta, oltre anche a eventuali timori ed imbarazzi legittimi e comprensibili. A volte però il cambiamento può iniziare a rimettersi in moto anche se è un altro componente del sistema che intraprende un percorso, come ad esempio potrebbe fare lei. Sicuramente potrebbe fare dei colloqui di sostegno per crearsi uno spazio di ascolto ed orientamento che sia tutto suo e che le dia un pò di chiarimenti e di conforto. Spero di averle dato un parere in qualche modo utile. Un caro saluto