Salve a tutti, sono una ragazza di 21: sto studiando all'università, dove sto andando bene. Vi scrivo per avere un consiglio: da alcuni anni sto seguendo varie diete, che però non stanno funzionando, perché credo di essere dipendente dal cibo. Mi abbuffo appena posso e non riesco a fermarmi. Sono un po' in sovrappeso e comunque faccio attività fisica. Sto cercando di fornire un po' di informazioni che credo possano essere utili. Da molti mesi, mi ritrovo a essere triste, ad avere crisi di pianto anche in pubblico. Credo sia dovuto al fatto che non mi accetto e che alcuni aspetti della mia vita non stanno andando come vorrei: nonostante abbia una bella famiglia (anche se mia mamma mi vorrebbe diversa), la mia migliore amica è caduta di nuovo in depressione da un anno circa e credo di aver assorbito parte del suo dolore. Ho inoltre rotto il rapporto con l'altra mia carissima amica. Davanti agli altri risulto sempre solare anche se ormai non ce la faccio più. Non riesco ad aprirmi con nessuno e vedo che questi problemi interiori stanno crescendo a dismisura. Cosa mi consigliate di fare? Non so veramente a chi rivolgermi. Ringrazio molto
14 risposte degli esperti per questa domanda
Sua mamma la vorrebbe diversa in che senso? E lei si vorrebbe diversa, piu' magra, ma il suo voler essere diversa si avvicina a quello di sua mamma? Oppure, il suo essere diversa la porta a dover percorrere nuove vie, verso nuove conoscenze ed esperienze?
Roma
La Dott.ssa Mirella Caruso offre supporto psicologico anche online
Cara Silvia, intanto ti voglio rimandare che dalla tua esposizione del problema emerge una buona consapevolezza di te, che - unitamente alla tua giovane età - ti aiuterà a trovare le giuste risorse per uscirne. E’ difficile gestire e risolvere un problema di rapporto con il cibo, perchè di solito è solo la manifestazione di un disagio piu’ profondo che cerca sia di dirci qualcosa su di noi, sia di trovare una via di sfogo. Le ripetute diete, inevitabilmente destinate al fallimento, non fanno che aumentare la tua frustrazione e il tuo disagio, ma questo è normale, è la tua dimensione “sana” che ti sta comunicando che non è possibile eliminare il sintomo senza prima aver lavorato sull’individuazione della causa. Per capire quale tuo vuoto il cibo va a colmare dovrei conoscerti e lavorare con te, ma in assenza di queste preziose informazioni posso solo dirti che non c’è nulla che non vada in te, ma forse hai bisogno di una guida. La depressione della tua amica credo abbia semplicemente risvegliato ed amplificato quello che è un tuo malessere interiore, per questo sei entrata così tanto in risonanza con lei, e anche questo ti dice che hai un disagio di fondo forse da troppo tempo soffocato. Mentre rifletti su come potresti procurarti le giuste risorse per far luce dentro di te e ottenere il cambiamento desiderato, sebbene io non possa consigliarti che cosa fare perchè credo tu sia in grado di comprenderlo da sola, desidero soltanto invitarti ad accogliere la manifestazione del tuo disagio (sovralimentazione, pianto, depressione, introversione) con un po’ di tenerezza, osservandoti dall’esterno senza giudizio e cercando intanto di comprendere tutte le variabili del processo. Per esempio, quando “ti abbuffi” annota in che situazione ti capita, quali sono le emozioni e i pensieri immediatamente precedenti, quali quelli contemporanei e quali quelli che seguono l’episodio alimentare. Allenando la consapevolezza, ti fortificherai e troverai la giusta strada per uscirne. Purtroppo, il rapporto a lunga distanza non puo’ sostituire la relazione terapeutica basata sul contatto diretto, ed è per questo che ti invito a prendere in considerazione una psicoterapia (anche parlandone con i tuoi), per evitare che i tuoi sintomi si cristallizzino, proprio come avviene con una malattia fisica trascurata. Buona fortuna!
Carissima Silvia, credo sia arrivato il momento di pensare a te stessa seriamente e prenderti cura di te. A cominciare dal tuo benessere psichico. Infatti, a differenza di quanto tu possa pensare, la nostra autostima e il peso che noi diamo al nostro valore dipendono in primo luogo dal modo in cui pensiamo a noi stessi e dall'immagine mentale più o meno positiva che ne otteniamo, non puramente dall'aspetto fisico. Questo non significa che non sia giusto prendersi cura del corpo, ma piuttosto farlo in modo più amorevole, più consapevole e non permettere a qualche chilo di troppo di rovinare completamente il nostro valore. Ti consiglio di rivolgerti al più presto ad un professionista (psicologo/a) della tua zona, con cui potrai finalmente trovare uno spazio tutto tuo dove ritrovare te stessa, affrontare il periodo difficile che stai vivendo e ritrovare l'equilibrio che stai perdendo. Poi la forma fisica verrà da sè. In bocca al lupo!
Brescia
La Dott.ssa Gloria Baisini offre supporto psicologico anche online
Le crisi di pianto secondo il modello della psicologia funzionale corporea stanno ad indicare un buco del controllo. Nel senso che probailmente lei ha sempre tenuto a bada emozioni e quant'Altro. CONTROLLO SICURAMENTE RISCONTRABILE IN TUTTI I SISTEMI PSICOFISIOLOGICI. Siccome lei chiede anche a chi rivolgersi io le consiglio di andare in terapia o almeno consultare un terapeuta per valutare il da farsi. Se vuole consultare un terapeuta funzionale corporeo posso consigliarle di rivolgersi tramite internet all'istituto di psicoterapia funzionale di padova o firenze. Puo` chiedere se ci sono terapeuti S.i.f. Vicino a bolzano. naturalmente e' libera di scegliere altri terapeuti. Saluti e in bocca al lupo.
Cara Silvia, alla tua età può succedere di avere crisi di tristezza che sono tipicamente legate alle fasi adolescenziali e post adolescenziali. A volte può accadere anche nell'età adulta ma in questo caso - di solito - si hanno già risorse interiori per un'adeguata gestione. In questo tuo periodo di particolare tristezza in cui riconosci di avere qualche problema di non accettazione di te stessa, di aspettative deludenti e di impossibilità di poterti 'aprire' con qualcuno di tua fiducia, il consiglio che ritengo utile è di prenderti cura di te in modo più concreto e determinato affidandoti ad un/una psicoterapeuta per poter analizzare ed elaborare questa tua ansia depressiva e conoscere le tue effettive e più idonee possibilità di gestire i momenti critici della tua vita. Ti faccio cordialmente i miei auguri.
Gentile Silvia, complimenti per il suo percorso universitario che, pare, non risenta del suo malessere interiore. I dati che fornisce mi suggeriscono qualche ipotesi (tutte da verificare): - Un rapporto di sofferenza col corpo e col cibo - un "lutto" per la rottura con una persona cara - l'identificazione con uno stato depressivo nei confronti di un'amica - il disagio di non sentirsi adeguata rispetto alle aspettative materne - la fatica di risultare solare con il mondo esterno - la consapevolezza di aver bisogno di aiuto e di chiederlo a dei professionisti seppur "lontani". Sarebbe interessante sapere se lei con qualcuno si confida, se riesce a mostrare anche le sue parti più fragili e sofferenti a qualche persona intima, questo potrebbe aiutarla e forse sorprenderla. Il mantenere la "mascherina" di persona solare con chiunque immagino sia doloroso. Consigli è difficile darne in questa modalità e senza un minimo di conoscenza dell'anamnesi familiare, ma ne azzardo un paio: - Parlare con qualcuno di fiducia - chiedere aiuto a un professionista e sperimentare una nuova situazione di ascolto e partecipazione al suo dolore. Augurandomi che questa mia possa, se non confortarla, almeno esserle utile per i prossimi passi che farà per aiutarsi a star meglio, le invio cordiali saluti,
Cara Silvia, il meccanismo che ti affligge riguarda la non accettazione che tua hai di te stessa, ma che ti deriva dal rapporto con tua la madre, la quale non ti comprende nella tua interezza.Credimi quando ti dico che non c'è' dolore più grande del sentirsi rifiutata all'interno di una relazione così significativa. Anche il tuo modo di rapportanti agli altri deriva dal seguire lo schema affettivo che hai introiettato e che non ti consente di uscire dal rituale ripetitivo in cui non accetti e non ti fai accettare. Purtroppo l'unico modo per spezzare questa catena e' prendere coscienza delle dinamiche dei rapporti e delle sue conseguenze.Il cambiamento ne deriverà' come per magia. Cerca di non essere troppo severa con te stessa. Con il cibo compensi le carenze affettive, sembri bloccata ad uno stadio orale dove il nutrimento affettivo che ti è' mancato deve essere sostituito spesso da una bella fetta di torta o similari. È' un bisogno profondo quello che manifesti e il tuo dolore ne è' la prova, ma ricordati che in ognuno di noi esistono lati positivi, soffermati su di essi invece che piangere per le cose che di te non accetti e rifletti sul fatto che così' facendo emuli chi in realtà' non ti ha saputo amare a sufficienza purtroppo senza nemmeno rendersene conto. Sostituisci al giudizio l'amore per te è ricordati che anche Venere e' paffutella.Scrivimi se pensi che ti possa aiutare.Un caro saluto.
cara Silvia, la situazione in cui ti trovi in questo momento mi sembra davvero difficile per te. Forse il tuo rapporto con il cibo spiega e rappresenta un piccolo tentativo di consolazione, che purtroppo in parte sta anche funzionando visto che le abbuffate tendono ad andare fuori dal tuo controllo. Un altro aspetto molto difficile è quello della doppia faccia: un volto pubblico, solare e sorridente ed uno privato triste e sofferente; tenere in piedi questo duplice ruolo è molto costoso, nonché faticoso e soprattutto si può rischiare di perdere sé stessi, la parte vera ed originale, dentro e dietro quello che si mostra agli altri. Ovviamente anche questa è una strategia che in qualche modo sarà protettiva per te, se lo fai è perché in questo modo di tieni a riparo da qualche dispiacere troppo forte... prova a riflettere su questo. Penso varebbe davvero la pena rivolgerti ad un professionista della tua zona, su questo sito potrai trovare molti e dettagliati riferimenti a riguardo; oppure puoi chiedere al consultorio, ce ne sono in ogni città e a volte funzionano anche bene!! un caro saluto
Cara Silvia, ti consiglio di rivolgerti al più presto ad un professionista, uno psicoterapeuta della tua zona, che può aiutarti e accompagnarti in questo difficile momento della tua vita. Sei giovane, hai le risorse per cambiare e iniziare a stare meglio. Che tu veda già che così non può andare avanti è già un buon primo passo di consapevolezza. Cordialità.
Padova
La Dott.ssa Annalisa Sammaciccio offre supporto psicologico anche online
Salve Silvia, dalle sue parole colgo una tristezza di fondo, che lei probabilmente ha cercato di coprire col cibo. Ha la consapevolezza di non star bene e di aver bisogno d'aiuto, sia perchè ha sola non riesce a superare il suo malessere, sia perchè questo, lo tiene segreto, impedendole di essere completamente se stessa e di chiedere aiuto a chi le sta vicina. Parla anche di una madre che la vorrebbe diversa, di un'amica che la condiziona con il suo malessere, ma se lei continua a nasconderlo a tutti, come fanno gli altri a starle vicina e ad accettarla. Chieda aiuto a uno psicoterapeuta, potrà aiutarla a iniziare un percorso di maggiore consapevolezza, che potrebbe portarla ad acquisire un buona utostima, per cui non avrà più bisogno di fingere, se riuscirà a sentirsi accettata,e anche il cino assumerà nella sua vita, una funzione diversa. buon tutto.
Buongiorno Silvia, sembri consapevole di avere delle difficoltà nell'aprirti agli altri. Hai individuato le persone accanto a te che probabilmente non riescono più a supportarti, anche se vissute da te un modo positivo. Hai un'età in cui c'è una stretta dipendenza dai legami stretti e loro, in questo momento sono "assenti". Penso alla tua ansia legata a questo periodo, parte del tuo disagio lo spieghi nella dipendenza dal cibo. E' una buona intuizione, è parte del tuo modo di comunicare e chiedere agli altri la loro presenza, un loro aiuto, una richiesta di attenzione. Cerca un terapeuta a cui affidarti, questo è il momento utile.
Giovane Silvia, ho la sensazione che stia vivendo il “senso di solitudine”. Il suo legame con il cibo testimonia il desiderio di avere una vita diversa da quello che sta vivendo: la dipendenza con il cibo, l’abbuffarsi, è il tentativo di riempire la solitudine, l’insoddisfazione del e nel modo di essere se stessa. Le manifestazioni delle crisi di pianto anche in pubblico e la tristezza che prova da qualche mese sono espressioni e segnali del bisogno di cambiamento nel suo modo di vivere, nelle modalità di essere se stessa e negli obiettivi che vuole raggiungere per stare bene dentro di lei e positivamente soddisfatta nella relazione con le altre persone. Mi chiedo: come sua madre vorrebbe che fosse? E lei come vorrebbe essere? Decida, allora, di prendere in considerazione un percorso di psicoterapia per trovare se stessa, comprendere se stessa e trovare la propria strada alla luce della stima e del valore che vuole, vorrebbe dare a se stessa! Cordiali saluti
Padova
La Dott.ssa Maria Zampiron offre supporto psicologico anche online
Gentile utente, chi ha un buon supporto sociale del quale la famiglia è ovviamente un pilastro, ha più forza per superare difficoltà e gode di maggiore salute. In ogni relazione ci sono almeno due attori e possiamo agire anche su noi stessi per favorire un nostro migliore adattamento all'ambiente e perciò anche avere un migliore sostegno sociale. Le consiglio pertanto di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per migliorare questo aspetto della sua vita.
Roma
La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online
Gentile Silvia, come lei scrive è chiaro che mostra agli altri un'immagine solare, forse allegra e forte, quando in realtà dentro sente qualcosa di molto diverso. Può accadere, infatti, che quando proviamo un vuoto interiore e non riusciamo a riconoscere dei bisogni affettivi tentiamo di riempire e colmare il vuoto con il cibo o dando agli altri un'immagine splendente di noi... ma non funziona. Sicuramente ci sono sentimenti, emozioni e bisogni affettivi profondi che non sono stati riconosciuti e che necessitano ora di essere visti, espressi e ascoltati. Può essere buono un tentativo di apertura con qualche persona cara e/o richiedere aiuto ad uno psicoterapeuta per riconoscere ed elaborare la sofferenza che prova.