Salve dottori, sono una ragazza di 20 anni. Da due anni frequento l'università, e durante la fine del primo anno ho iniziato ad avere delle crisi di ansia. Mi si manifestano con un pianto continuo. Finito il primo anno volevo lasciare per questo motivo, ma per fortuna ho proseguito. Inizio del nuovo anno scolastico ogni qual volta io arrivi all'università non vedo l'ora di tornare a casa ( premetto che studio a Roma e sono uno studente che viaggia, non ho casa a Roma). Ora che si avvicinano gli esami ho in continuo delle crisi di pianto continue in quanto ho il terrore di essere bocciata e di deludere i miei genitori. Il mio ragazzo che spesso è fuori per lavoro è al corrente di questa mia situazione, mentre i miei no. Una delle cose che mi fa più soffrire è proprio la lontananza da lui, e quando parte e io sono all'università a volte si ripresentano le crisi. Vorrei tanto che mi aiutaste a risolvere questa situazione, anche dandomi dei semplici consigli mi sareste di molto aiuto! Vi ringrazio anticipatamente. Susy
Ci sono tanti elementi che la portano a sentirsi vulnerabile: lontananza da casa e dalla famiglia, lontananza dal ragazzo, ritmi da pendolare, una nuova fase di vita con l'università. L'ansia è per la paura di fallire probabilmente, la tristezza potrebbe essere conseguente rispetto al fatto di sentirsi non in grado di farcela da sola o, semplicemente, rispetto a una sgradevole sensazione di solitudine che sta vivendo.
Bisogna vedere se ci sono elementi che la sostengono e la motivano a continuare. Almeno le piace ciò che studia? Quello potrebbe essere una risorsa. Deve trovare qualcosa che le piaccia autenticamente per andare avanti.
Buongiorno Susy,
è difficile poterle dire come gestire le sue crisi di ansia e pianto, senza comprendere meglio da cosa sono provocate e del perché della loro insorgenza. L’ansia è infatti un’emozione che va ascoltata e compresa, è un segnale che ci vuole avvertire di prendere consapevolezza di noi stessi, della nostra vita, dei bisogni che forse non ci stiamo riconoscendo e soddisfacendo, delle mancanze che neghiamo, di conflitti che non vediamo o che crediamo di non saper affrontare e tanto altro ancora.. Il timore di deludere.. il bisogno di approvazione e accettazione altrui.. sono altri tasti delicati, a cui occorre prestare tempo e considerazione. Hanno tutti un loro significato e motivo di esistere. Forse, anzi sicuramente, però ci sono modalità più flessibili e migliori di raggiungere il proprio benessere e questi bisogni interiori, senza arrivare alla dis-regolazione emotiva.
Le consiglio di intraprendere un percorso di consapevolezza e scoperta interiore, che l’aiuti a dare un senso a tutto ciò che sente e prova, per poi apprendere una sua propria modalità (personalizzata su di lei) di reagire agli eventi.
Noto che è distante dalla mia zona di lavoro, quindi dovrebbe ricercare qualcuno che operi nel suo territorio. In alternativa, se volesse contattarmi, offro la possibilità di consulenze tramite skype.
Un caro saluto.
Cara Susy,
non è così semplice attraverso dei semplici consigli risolvere delle crisi, come tu le chiami, che possono avere radici profonde, piantate su dinamiche familiari che si riproducono da anni.
Da quanto scrivi mi sembra chiaro che la paura di non superare gli esami sia legata al timore di deludere i tuoi genitori. Possiamo pensare che siano eccessivamente richiestivi? Cosa accadrebbe se tu deludessi i tuoi genitori? Come mai puoi parlarne liberamente con il tuo ragazzo, mentre non puoi rivelare questo tuo disagio a loro?
Sarebbe importante conoscere la tua storia di vita, il rapporto che hai avuto con tua madre e tuo padre e altre informazioni che potrebbero essere utili per definire un quadro più preciso e dettagliato.
Una cosa che puoi tenere in considerazione, oltre a rivolgerti ad un terapeuta se il tuo disagio permane, è che soddisfare le aspettative degli altri può distoglierti dal dare una direzione autonoma e libera alla tua vita.
Salve Susy. Sarò molto breve.
E' necessario che tu ti faccia aiutare da una persona competente, anche per pochi colloqui, giusto per inquadrare la situazione, e poi decidi se vuoi continuare.
Al momento il suggerimento che sento di darti, è quello di chiedere al tuo ragazzo di sostenerti in questo periodo sul piano verbale/dialogico: l'affetto sincero che puoi riceviere da lui penso sia insostituibile. Salvo che le crisi di pianto non provengano dalla vostra relazione!
Resto a disposizione.
Buonasera Susy, le crisi di pianto alla fine dell'università sono cominciate in concomitanza di qualche evento?
Quello che lei riporta sembra legato ad un'ansia da prestazione visto che ammette la paura di deludere i suoi genitori.
La vicinanza del suo fidanzato o di una persona cara è rassicurante in una situazione di ansia e preoccupazione ma quello che è importante capire è se questo percorso universitario davvero la soddisfi o se è una cosa che ha scelto per idea di qualcun'altro. L'università è un momento importante nella vita in cui ci si dà la possibilità di fare un percorso che possa essere scelto e piacere. Se questo non accade può essere utile prendersi del tempo e valutare cosa fare. L'università è l'unico posto in cui ha questi attacchi d'ansia?
Le consiglio di parlarne con un professionista in modo che possa riconoscere l'evento che le causa questo stress, imparare a gestirlo e agire in una direzione che possa rassicurarla e aiutarla in una scelta che sia consona a ciò che sente in questo momento.
Cara Susy, alla tua età (post-adolescenza) a volte possono venire delle crisi di ansia dovute a svariate concause che vanno meglio analizzate ed approfondite.
La paura di non riuscire nel raggiungimento dei propri obiettivi, di non essere accettata, di non sentirsi amata, paura di separarsi dalle persone e dai luoghi cari.... sono tutte (o alcune) situazioni che ti procurano stati emozionali che non sempre riesci a gestire con modalità adeguate. Stai attraversando un periodo di stress psico-fisico, ti consiglio, pertanto, di iniziare un percorso di psicoterapia che ti possa aiutare a prendere consapevolezza delle tue attuali crisi di pianto e quindi a meglio affrontarle, gestirle e a superarle.
Parlane con il tuo medico curante affinché ti possa indicare il professionista più adatto (ASL o privato) che si trovi nella tua zona territoriale.
Con i miei migliori auguri e un cordiale saluto.
Buongiorno Susy, come già risposto da molti colleghi, ciò che la sta facendo soffrire in questo momento, non è risolvibile con dei semplici consigli. Sembra emergere un problema sia con la lontananza ma anche con la paura di deludere un esterno significativo. Questo porta anche ad ipotizzare alcune criticità tra cui un basso livello di autostima. Naturalmente, il tutto è collegato dalla sua coerenza emotiva e dai suoi attributi di significato che, entrambi, sarebbero da esplorare all'interno di un percorso di psicoterapia o, almeno, di consulenza psicologica. Nel caso ci fossero difficoltà economiche, non esiti a rivolgersi alle strutture pubbliche dove, anche se per problemi di "quantità" e di liste di attesa, forse non potrebbe essere seguita settimanalmente, ma potrebbe essere un inizio. Un primo passo per cominciare a cambiare la rotta che sta seguendo in questo momento ma che sembra non garantirle una qualità di vita apprezzabile. L'unica altra cosa che mi sento di poterle dire, è di riflettere sulla sua motivazione interna. In questo momento quanto ha voglia, realmente, che ciò che la fa star male cambi? Quanto (di fatica emotivo-cognitiva) sarebbe disposta a mettere in gioco pur di cercare di sentirsi meglio e con una immagine di Sè più soddisfacente? Buona fortuna.