Buona sera, ho 25 anni e parto con la premessa che sono di sesso maschile ed il mio nome è Giovanni; ecco il caso: i miei problemi di ansia sono iniziati 3 anni fa; ho subìto una grave minaccia fisica alla quale sono seguite tachicardia, palpitazioni e svariati attacchi di panico, il tutto racchiuso in un periodo di due mesi, fino a che mi hanno fatto analisi del sangue, ECG ed ECG Holter; la conclusione scaturita fu che fosse solo un problema psicologico. Ho superato gli ultimi due anni prendendo prima efexor 75 per poi scalare ad efexor 37,5 unito a 10-15 gocce EN prima di andare a dormire. Ho terminato la terapia con efexor da circa 6 mesi, ma negli ultimi 2 ho avuto nuovamente palpitazioni unite a forti dolori vicino il cuore; ho quindi fatto una visita cardiologica che ha messo in luce la possibilità di un problema differente: dato che effettivamente avevo eruttazioni frequenti e problemi di flatulenze, il dottore ha ipotizzato che possa essere un reflusso gastico; mi ha quindi prescritto una terapia composta da pantorc 40mg, alpazolam 5 gtt mattino e pomeriggio e halcion prima di coricarmi; mi ha infine consigliato vivamente di fare una gastroscopia. Effettivamente le varie perdite di gas sono migliorate e seguendo la terapia mi sono sentito meglio, tuttavia questo è durato 3-4 giorni. Il quarto giorno sono riprese le palpitazioni, stavolta in modo più aggressivo, in aggiunta ad extrasistole che mi svegliano durante la notte causando una vera agonia; si verificano in modo molto più aggressivo solo durante la notte quando mi sdraio; se rimango in piedi sto meglio e non ho dolori o palpitazioni di grande intensità. Tutto questo mi fa dormire durante il giorno, più del dovuto e male. Ho fatto la prenotazione per una visita psichiatrica ma non potrà ricevermi prima di due settimane. Nel frattempo mi sono fatto fare una ricetta dalla guardia medica per riprendere efexor 37,5 ma non so se sia una buona idea. Vorrei un consiglio, devo prendere efexor o devo aspettare la visita? Inoltre avere un'opinione professionale su tutta la situazione, grazie
Buongiorno,
capisco che l'appuntamento sia lontano ma a questo punto io attenderei la visita.. anche perchè se lo psichiatra le volesse cambiare farmaco comunque dovrebbe scalare piano piano l'efexor. Ciò significherebbe far trascorrere altri giorni prima di poter cominciare la cura calzata su di lei.
Ovviamente le suggerirei un percorso psicoterapeutico parallelo, in quanto sarebbe giusto che acquisisse anche strumenti e sviluppasse capacità per imparare a gestire le difficoltà.
Gli attacchi di panico, oggi come oggi, possono essere risolti veramente con tempi molto ridotti.
In bocca al lupo! Cordialmente
Buongiorno Giovanni,
ti sento molto preoccupato sul da farsi. Cerchiamo di fare chiarezza e calma nella tua situazione, che tanto mi ricorda la situazione di un tuo coetaneo che ho seguito alcuni mesi fa. Dunque la componente organica e psicologica sono strettamente interconnesse e quando gli esami clinici non rilevano particolari anomalie è fortemente probabile che le reazioni fisiche che senti siano indotte da una condizione psicologica come l'ansia.
Anche in situazioni in cui viene rilevata una causa o anomalia organica, ad esempio di tipo gastrointestinale, c'è la probabilità che i tuoi sintomi siano amplificati e influenzati dalla componente psicologica. Ad esempio, pur avendo un problema fisico ben definito come una cardiopatia, la preoccupazione che sente il cardiopatico di soffrire di questo problema e il fatto che possa agitarsi più facilmente in condizioni di stress lo porta ad avere più paura di alcune situazioni e ad evitarle. L'esempio che ti ho descritto ha una forte componente psicologica.
In breve anche se ci sono aspetti da approfondire a livello gastrointestinale probabilmente hai una componente ansiosa attiva e se i farmaci non ti hanno aiutato a risolvere definitivamente il problema questo può voler dire che potresti aver bisogno di accompagnare un percorso di psicoterapia perchè i farmaci agiscono sulla sintomatologia ma non sulle origini psicologiche del disagio che vanno indagate e approfondite a mio avviso con uno psicologo e psicoterapeuta.
Per quanto riguarda il discorso farmaco io, essendo uno psicologo e psicoterapeuta, e non potendo somministrare e prescrivere farmaci, ti posso solo dire che nonostante tu abbia già preso l'Efexor, essendo uno psicofarmaco forse dovresti farti monitorare l'assunzione e i dosaggi da uno specialista, lo psichiatra che vedrai per esempio, quindi io aspetterei.
Nello specifico della tua situazione ti suggerisco di mantenere i contatti con uno psichiatra come già stai facendo per il monitoraggio della terapia farmacologica ma di prendere anche contatti con uno psicoterapeuta, di approccio cognitivo-comportamentale, se possibile, della tua città per intraprendere un percorso che ti possa permettere di risolvere le tue difficoltà non solamente con l'uso dei farmaci.
Se hai ancora bisogno scrivimi pure.
Gentile Giovanni,
io non posso rispondere a domande di tipo medico, in quanto non sono un medico. Le posso solo dire che può attenersi a quanto le è stato prescritto dal medico e attendere la visita psichiatrica, che le chiarirà il tipo di terapia farmacologica.
Lei ha fatto bene a sottoporsi ad accertamenti medici, per capire meglio l'origine dei suoi sintomi. Da un punto di vista psicologico, posso dirle che le manifestazioni ansiose hanno una componente fisica importante, come palpitazioni, aumento delle secrezioni gastriche, sudorazione, sensazione di avere difficoltà a respirare. Queste sensazioni accompagnano il vissuto di ansia, la cui origine spesso risale a qualcosa che percepiamo come un pericolo, ma di cui a volte non siamo consapevoli, quale sia l'oggetto della nostra paura.
Lei parla di un espisodio traumatico nella sua vita. E' probabile che questo evento le generi ancora uno stato di forte apprensione, che si manifesta nei sintomi ansiosi. In seguito a quell'evento, ne ha parlato con qualcuno? Si è fatto aiutare? I traumi, se non vengono elaborati, possono continuare a vivere in noi generando stati di forte ansia, anche se non ne siamo del tutto consapevoli.
Oltre alla terapia farmacologica, che la può aiutare a ridurre i sintomi ansiosi, le consiglierei un persorso psicoterapico, che la possa aiutare a dare un senso a quell'esperienza per poterla chiudere e far sì che non la tormenti più.
Un caro saluto
Salve Giovanni, in quanto psicologa non posso darle indicazioni sui farmaci da assumere in quanto questo è, appunto, compito dello psichiatra.
Tuttavia, dal mio punto di vista, se il suo problema è almeno in parte di natura psicologica, limitarsi ad assumere farmaci potrebbe non rappresentare una soluzione efficace o definitiva. Sarebbe opportuno affiancare alla terapia farmacologica una terapia psicologica.
Caro Giovanni,
in base a quanto ci racconta, potrebbe essere successo che tre anni fa in conseguenza della grave minaccia fisica si è sviluppata una situazione reattiva a quanto capitato, che potrebbe rientrare in una sindrome da disturbo post traumatico da stress.
Dico potrebbe perchè sarebbero necessari altri sintomi, che non riporta, quale paura per la propria incolumità, flash bach, amnesie, condotte di evitamento, ecc.
Potrebbe anche trattarsi di una reazione acuta ad un trauma effettivamente capitato, la minaccia fisica appunto.
In ogni caso l'ansia e la paura, con tutti i suoi correlati non adeguatamente riconosciuti si sono cronicizzati, coinvolgendo fin dall'inizio i correlati fisiologici.
Ovvero, mi sembra che si dibatta fra diagnosi psichiatriche e mediche, ma le due cose non sono dissociate. Sappiamo bene che eventi traumatici, così come emozioni croniche creano degli effetti verificabili sul soma: lo stomaco, l'intestino e il sistema respiratorio e immunitario sono i primi a risentirne.
Tenga conto che in una situazione di pericolo si innesca una reazione di attacco-fuga, per cui l'organismo reagisce ottimizzando quei sistemi fisiologici atti ad attaccare o fuggire, aumentando la potenza muscolare, il gettito cardiaco e l'irrorazione sanguigna, ecc., riducendo invece l'attività degli organi in quel momento non vitali, come stomaco e intestino, che sono temporaneamente dispensati dalle usuali attività.
Se però questa situazione si protrae troppo a lungo come capita nei casi di stress cronico o in stati particolari, allora gli organi cominciano a risentirne e a subirne conseguenze visibili.
Non racconta cosa le sia effettivamente capitato, ma qualunque sia stata la sua esperienza è stata sicuramente significativa. Vivere un'esperienza di minaccia fisica sottopone ad uno stato di choc e di stress forte, la minaccia per la propria incolumità fisica e psicologica, la paura di morire, l'impotenza sono devastanti!
Se questi vissuti non sono riconosciuti e riequilibrati nella vita quotidiana, rischiano di generare temi non elaborati, una vera bomba ad orologeria, uno stato dannoso per la psiche, l'emotività ed il corpo. Quello che probabilmente le capita è che vive ancora in uno stato di allerta e di paura non riconosciute (i frequenti disturbi cardiaci e respiratori), sempre guardingo per ciò che le potrebbe capitare, con tutte le conseguenze rispetto alla sua autostima, all'idea di sè, alla fiducia verso sè e gli altri.
Un tale vissuto in giovane età ha una presa ancora più consistente e non è da sottovalutare.
Per cui, credo che oltre alla visita psichiatrica sarebbe importante che lei facesse un percorso psicologico, volto all'elaborazione del trauma subito e alla sua integrazione nella sua vita emotiva e cognitiva.
I farmaci sono un buon aiuto rispetto ai sintomi, ma non eliminano le cause scatenanti dell'ansia e della paura.
Spero che anche questi suoi vissuti trovino spazio e diventino fonte di ricchezza e non più di stress.
Spero di esserle stato d'aiuto
Buongiorno Giovanni, ho letto la sua lettera e da quello che descrive, sembra che in seguito alla minaccia fisica, della quale è stato protagonista, possa aver cominciato a soffrire di disturbo post traumatico da stress. Chiaramente questo andrebbe accertato con una diagnosi clinica accurata, comunque dai disturbi che descrive associati alla minaccia fisica potrebbero far pensare proprio a questo .Io, Le consiglio di consultare uno psicologo o psicoterapeuta che possa aiutarla in questo Suo difficile momento. Per quanto riguarda le medicine, Le consiglierei di aspettare a sentire cosa le dice il professionista che ha deciso di contattare.
Buona Vita
Gentile Giovanni,
per ogni valutazione di ordine medico, compresi esami vari e farmaci, deve rivolgersi ai medici. Credo però che, dal momento che la sintomatologia è insorta dopo una grave minaccia fisica e i medici all'inizio hanno pensato ad un problema psicologico, gli stessi medici, oltre a darle dei farmaci, avrebbero dovuto assolutamente consigliarle di seguire una terapia psicologica per il superamento del trauma.
Se non l'ha fatta, fa ancora in tempo a farla. La terapia breve in particolare ottiene in casi di traumi, ottimi risultati in breve tempo.
Se vuole approfondire occorre un rapporto professionale, anche on line.
Cordiali saluti
Roma
La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online
Salve Giovanni, la sua presentazione è molto dettagliata e circostanziata, ma appunto per questo troppo sintetica per una valutazione psicosomatica in merito, servirebbero infatti molte più informazioni su di lei e la sua vita per averne un quadro comprensivo. Ancor meno posso permettermi di consigliarla sulla scelta che mi ha presentato.
Le chiedo piuttosto se abbia mai pensato in questi anni alla possibilità di avvalersi dell'aiutoi di uno psicologo-psicoterapeuta, esperto di psicosomatica, e se si sentirebbe in grado di farlo adesso; o cosa, invece, la trattiene o potrebbe trattenerla.