Il lavoro è divenuto fonte di forte ansia e stress

Francesca

Grazie per l'attenzione, sono una insegnante in "crisi di identità" e il lavoro è divenuto fonte di forte ansia e stress. Ho sempre sofferto di crisi depressive, risolte con farmaci e tentativi di psicoterapia, ma i risultati non sono stati positivi. Ora, con 32 anni di servizio, mi sento svuotata, inadeguata e senza nessuno stimolo, nonostanti ami la mia professione. Vorrei la libertà, questa parola magica mi ossessiona e la mia vita è diventata un corto circuito snza via di uscita. La situazione familiare non è brillante e inseguo sogni imossibili di fuga e viaggi ai confini del mondo. L'ansia mi sta uccidendo e provoca molti malesseri psicosomatici. Grazie per le gentili risposte. Francesca.

11 risposte degli esperti per questa domanda

Non c’è niente che non è trasformabile e migliorabile nel momento in cui ci sono dei presupposti di base che tu hai. Probabilmente le psicoterapie precedenti non sono riuscite , nonostante il loro buon intento di lavoro, a portarti a uno stato di benessere sufficiente da “fermare i momenti” della tua vita e a trovare le strade possibili, sane e vitali. Io riproverei , “se fossi nella tua persona” stando attenti ad apprezzare il tipo di lavoro che si sta facendo e se non si trovano miglioramenti, cambierei il professionista. I motivi che ti hanno portato , e da lunga data, a una situazione identitaria come questa possono essere i più svariati e probabilmente non riassumibile ne identificabile in quelli da te descritti. Occorre con metodo psicoterapico illuminare la strada. Arrivederci
Gentile Francesca, da quello che lei scrive emerge un tentativo di comunicare la sua sofferenza ma quasi come spostarne il carico con tutto il suo peso a qualcun altro senza cercare realmente un aiuto che si sviluppi in un percorso condiviso con uno psicologo. Lo stesso emerge anche quando lei parla di "tentativi di psicoterapia". Io le pongo vivamente l'attenzione verso una semplice questione:È più "pressante" la sofferenza o la fuga in mondi impossibili? Forse sia che prevalga la sofferenza sia che prevalga la fuga occorrerebbe una sua azione responsabile verso un reale percorso di cura. Rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti
Gentile Francesca, credo che il problema sia legato a questo immaginario di insegnante in bourn out, dove niente esiste se non la depressione, l'ansia e l'inadeguatezza personale. Si descrive come insegnte in crisi, ma quello che avverto dalle sue parole e' un desiderio di fuga non tanto dalla scuola in quanto tale, ma da un modo di vivere adempitivo e privo di obiettivi che la motivino. Sembra che le fughe la caratterizzino: fugge dal lavoro, dalla famiglia, dalla psicoterapia iniziata ed interrotta. Forse riflettendo su questi elementi potrebbe pensare di incominciare una psicoterapia ma non per guarire dall'ansia o dalla depressione (come si farebbe andando da uno psichiatra!) ma per capire quali obiettivi puo' avere nella sua vita, quali relazioni puo' alimentare per riprendere in mano la sa esistenza. Nel frattempo la saluto e le auguro un grande in bocca al lupo.
Salve Francesca mi dispiace dei suoi vecchi tentativi fallimentari di psicoterapia, spesso occorre trovare il terapeuta compatibile con noi e nel momento giusto della nostra vita. Ci sono varie tecniche per alleviare l'ansia da rimedi naturali a tecniche di rilassamento psico - corporeo come il training autogeno. Forse è arrivato il momento per una "buona psicoterapia"? Che ne dice?
Gentile Francesca, quella che descrive è una situazione di estrema difficoltà, nella quale, si sente 'braccata' perchè se da una parte dice di amare il suo lavoro, dall'altra non riesce più a sentirsi motivata e stimolata nella sua prosecuzione. A questo si aggiunge la situazione familiare non brillante. Naturale che la mnte proponga immaginarie vie di fuga. Innanzitutto cerchi di non allarmarsi, ma di cogliere questo messaggio di disagio che viene dal suo profondo, come un 'segnale' importante che la sua anima le sta dando, e non solo come un sintomo spiacevole da eliminare. Talvolta ci costruiamo una vita in base a condizionamenti, credenze e schemi mentali che con il tempo non ci appartengono più, ma con i quali ormai ci siamo identificati. Ecco che allora la nostra Anima ci manda dei segnali, per farci capire che ciò che fino a quel momento poteva andare bene ora non fa più per noi. Non abbia fretta di prendere decisioni all'esterno (es. sul lavoro, con la famiglia, ecc.), ma rimanga semplicemente in ascolto delle sensazioni che prova, senza commentare e senza voler trovare una soluzione a tutti i costi. Se sarà paziente sarà la sua stessa Anima a indicarle la strada più adatta per lei. Jung diceva che 'l'unico modo per vincere il diavolo è la pazienza', chissà che non valga anche per noi.
Cara Francesca, cosa c'è nella tua vita che non va? Cosa ti rende così insoddisfatta e infelice da dover cercare con tanta forza la "libertà"? Dici di amare il tuo lavoro, perchè non riesci più a trarne beneficio? Cosa c'è in casa tua che non ti fa sentire appagata? Ti pongo queste domande su cui riflettere, poichè vorrei trasmetterti il messaggio secondo cui la libertà e la felicità va cercata dentro di noi, non al di fuori. Non esiste luogo, né persona, né situazione in grado di renderci felici se non abbiamo la predisposizione interiore per cogliere gli aspetti positivi che ha da offrire. Credo che dovresti lavorare su questi aspetti. Mi rendo conto che se hai la tendenza ad entrare in depressione come modalità di reazione questa ti apparterrà sempre, e devi accettarlo, imparando a gestirla qualora prenda il sopravvento. Allo stesso tempo puoi lavorare per ridurre questo tuo stato d'animo, in modo da vivere una vita più appagante. Come? Sicuramente tornando a farti aiutare da uno psicologo e richiedere un sostegno, oltre che ammettendo con onestà ciò che non ti fa stare bene e provare, forse per la prima volta, a dare valore a ciò che hai, a vedere il bello in chi ti sta vicino e in te stessa, a fare delle scelte che siano in linea con ciò che sei e ciò che vuoi. Scegliere è il primo strumento che ci rende liberi! In bocca al lupo.
Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Cara Francesca, sono un ex insegnante e ... capisco profondamente il suo disagio: elementi oggettivi si intrecciano con caratteristiche soggettive. La depressione è una brutta bestia e la scuola non aiuta a superarla. I farmaci sono utili, ma non cambiano il modo di vivere, bisogna cambiare. Cambiare cosa? Come? Con quali risorse?. Il lavoro dell'insegnante genera sempre ansia e stress, ma dopo un po' si impara a gestire queste emozioni; lei non dice come mai invece abbiano provocato oggi, dopo 32 anni, una "crisi di identità". La psicoterapia può essere una buona strada, ma credo che sia necessario un tipo di intervento molto centrato sul presente, sul problema di oggi, sulle conversioni somatiche, per trovare la forza e la voglia di andare al lavoro domani. Poi se vorrà, si potranno affrontare i motivi delle crisi depressive ricorrenti. La libertà è una cosa bellissima: va costruita dentro di sé, e poi portata in giro per il mondo; la fuga altrove non risolve il problema, se il problema è dentro di sé Mi dispiace che non sia a Milano dove la mia associazione sta organizzando proprio un corso su queste tematiche basato su tecniche di psicoterapia cognitiva e comportamentale. Se pensa che possa esserle utile, posso trovare un collega nella sua zona che faccia qualcosa di simile. intanto pensi che la sua esperienza è qualcosa di prezioso per i suoi allievi e anche per lei! Un saluto solidale.
Francesca, Capisco benissimo la tua situazione e penso che tu debba prenderti una pausa di riflessione lontano da casa. Che ne pensi di un viaggio in un posto che non hai mai conosciuto? La primavera e' ormai arrivata e penso che tu ne debba approfittare. Al ritorno dal tuo potenziale viaggio, penso che tu debba guardare alle cose in moso piu' sereno e distaccato, facendo delle riflessioni che ti potranno senza dubbio aiutare ad andare avanti. Cordialmente
Gentile Francesca, tenendo presente che ha sempre sofferto di crisi depressive, mai risolte in maniera definitiva né esaustiva, ritengo che - a seconda di determinate circostanze di vita (familiari, sociali, stagionali etc.) - è facile che si possano verificare delle ricadute come questa che Lei attualmente sta vivendo. Le preciso, altresì, che anche le cose che più ci appassionano (es.:l’insegnamento) a volte possono procuraci stress e diventare molto faticose; ciò dipende da un insieme di fattori che interagiscono fra di loro in un dato momento della nostra vita (eventi particolari, età, problematiche familiari, economiche etc.) e che mettono a dura prova la nostra resilienza. Inoltre, La informo che quando crisi identitarie depressive ci affliggono non è utile fare bilanci o pensare a fughe poiché - in tali situazioni - siamo portati a vedere solo insuccessi o negatività. Io sono invece sicura che, se Lei analizza bene la Sua vita, riuscirà a vedere anche cose buone e positive. Le consiglio, quindi, di iniziare subito a fare piccole cose nuove, nuove esperienze. Inizi a fare un po’ di movimento che è utile per un benessere psicofisico di tutti. In particolare, nel Suo caso, può risultare molto efficace fare delle lunghe camminate a passo un po’ sostenuto. Provi a fare piccole gite in posti inconsueti e a Lei sconosciuti. Cerchi di fare nuove conoscenze; si prenda delle piccole libertà e si adoperi per fare qualunque cosa (ripeto anche piccola) che Le piace e/o che non ha mai fatto prima. Inoltre, pur comprendendo il Suo scetticismo circa i risultati delle cure farmacologiche e psicoterapeutiche che ha fatto in passato, Le consiglio di fare un ulteriore tentativo - magari cambiando professionista e tipo di approccio psicoterapico - poiché proprio in questo momento potrebbe trovare molto giovamento. Le faccio i miei auguri e La saluto con cordialità.
Leggo le sue prime parole e mi accorgo che lei si presenta come insegnante, prima che come donna. Il termine “crisi”, di derivazione greca (κρίσις), significa: separare, scegliere. E ora, che il suo lavoro la mette in “crisi”, anche l’identità professionale vacilla. E lei si sente sempre più in balia, sempre più sola. La libertà la può trovare. Dentro di sé. E’ questo il viaggio ai confini del mondo. E’ questa la psicoterapia.I sogni sono gli unici a non essere impossibili. Non abbia il timore di scoprirsi, di viversi. Di scegliere Francesca.
gentile Francesca, dalla sua lettera non si evince che tipo di psicoterapia ha "tentato" di fare in passato. Le consiglio di provare a contattare uno psicoterapeuta che abbia anche una formazione come psicodrammatista o danzaterapeuta perché , da quello che ha scritto, penso che potrebbe essere utile per lei un approccio integrato tra tecniche verbali e non verbali.