Indecisione

Anna

Gentile dottore/ssa mi spiace per la lungaggine della mia lettera; ma ho bisogno di un suo parere e quindi devo raccontarle tutto Sono sposata da 11 anni, abbiamo un’importante differenza di età da cui i miei mi avevano messo in guardia. Anche io ne ero spaventata all’inizio ma poi, forse anche per il lungo corteggiamento, ci siamo messi insieme Ho messo in secondo piano la differenza di età pensando che era difficile trovare una persona con cui stare bene Così dopo dei tiramolla abbiamo fatto il grande passo. I primi anni sono stati felici e abbiamo iniziato a cercare un figlio, che però non arrivava mai Dopo alcuni anni mi sono rivolta a un centro di fecondazione assistita; ho iniziato a prendere ormoni ed è stato molto impegnativo sia fisicamente che psicologicamente Quando ero sul punto di procedere, finalmente il bimbo è arrivato naturalmente. È stato un regalo enorme. Mi ricordo la felicità immensa alla notizia tanto attesa La gravidanza però è stata terribile per i primi mesi. Vomitavo di continuo, dimagrivo, invece che prendere peso. Stavo tutto il giorno a casa attaccata al water a rimettere ed ero sfiancata. Avevo sempre nausea, che non mi permetteva di fare nulla o uscire. Sono stata più volte in ospedale per fare flebo di plasil. Ho avuto una acusia gravidica alle orecchie dovuta alla pressione del feto sullo stomaco; problemi di emorroidi, di acidità gastrica. Dolori alle anche. Poi finalmente negli ultimi mesi stavo bene ed ero felice del bimbo in arrivo; avevo ripreso forze ed energia. Il parto è stato allucinante; lunghissimo e dolorosissimo e ho seriamente pensato che ne sarei morta. Mio marito ha assistito, traumatizzato, al parto. Per fortuna poi il bimbo è nato sano e bello. Il post partum però, anche quello, è stato complicato; ho avuto seri problemi di allattamento che non mi permettevano di riposare mai perché avevi ingorghi e dovevo continuamente fare impacchi freddi caldi per liberare il seno. Volevo allattare, ma il bambino non si attaccava bene Al lavoro la situazione si era complicata; prima viaggiavo molto, ma volendo occuparmi del bambino, non avrei più potuto tenere gli stessi ritmi; non mi concedevano un part-time, ne asilo o altri aiuti; quindi alla fine ho lasciato il lavoro per seguire il mio bimbo. L’ho fatto per mia scelta; perché era da tanto che lo desideravo e quindi ho fatto la mamma a tempo pieno. A casa mi dicevano di prendere una babysitter; ma io non volevo perché con la baby sitter ci ero cresciuta. Stare sempre col bambino non è stato facile e mi ha fatto avere anche dei momenti di depressione; ciononostante era arrivata una nuova vita che mi ha portato anche un felicità immensa; il bimbo era ed è sano, buono e intelligente e tutti dicono che l’ho cresciuto benissimo, educato ubbidente e responsabile. Tutti i fastidi e i problemi derivati dal parto erano e sono stati controbilanciati da questo essere meraviglioso Quando lui ha iniziato a camminare e pronunciare le prime parole; affievoliti i ricordi terribili del parto, ho iniziato a desiderare di avere un altro bambino L invece non voleva proprio, dopo il vissuto e si sentiva messo da parte. Sono cmq rimasta incinta. Dopo la felicità iniziale per la bellissima notizia, ho però ricominciato a sentirmi male. Peggio ancora della prima volta. Così sono caduta nuovamente nel panico perché, a parte la felicità e la gioia, avevo iniziato a vomitare tutto il giorno, avere una nausea continua ed invalidante. Però stavolta avevo un bambino piccolo a cui pensare e nessun aiuto. Mia mamma mi diceva lo avevo scelto io e di rivolgermi a una babysitter; ma io avevo desiderato talmente tanto il bambino, che non volevo affidarlo a nessuno. Mi sentivo in trappola perché non sapevo come gestire la cosa; stavo male e temevo di non potermi prendere cura del piccolo Ho iniziato solo a desiderare di stare meglio Mio marito, anziché infondermi coraggio, mi diceva che avevamo fatto un errore. Sono caduta nello sconforto; quando stai così male, vuoi solo stare meglio, che tutto finisca; avevamo un viaggio in programma e dovevamo partire, ma in quelle condizioni non potevo; avevo già prenotato tutto anche per i miei; non so perché, anziché rinviare il viaggio oppure andarci anche stando male, e pensando che magari li, con i miei, sarei stata meglio, presa dall’ansia, mi è venuto in mente di rinunciare a portare avanti la gravidanza, pensando che forse, davvero, quello non era il momento giusto, che dovevo solo pensare a stare meglio per me e nostro figlio e magari più avanti sarei stata in grado di affrontare la cosa in diverso modo. Per questo brutto pensiero ho chiesto aiuto psicologico al ginecologo e di indicarmi qualcuno a cui rivolgermi; ma non mi sapevano indicare nessuno. La mia famiglia non era presente e non sapevo con chi parlare. Mia mamma mi diceva che dovevo decidere io L era molto preoccupato perché nel frattempo un suo cugino si era suicidato dopo aver avuto un secondo bimbo, che lui non desiderava. Si sentiva a disagio e mi manifestava le sue preoccupazioni Abbiamo così deciso di abortire; una scelta poi rivelatasi fallimentare, dettata solo dal panico e dal malessere fisico (perché io in fondo lo volevo tantissimo quel secondo bimbo). A parte il primo periodo in cui, dopo l’interruzione di gravidanza, ero veramente felice di poter stare di nuovo finalmente bene, di potermi occupare del mio bimbo e di poter fare di nuovo tutto come prima, dopo alcuni mesi, però, sono sprofondata nella depressione di aver fatto una scelta orribile; mi sono sentita un mostro, una assassina perché in fondo un altro bambino lo volevo tanto e mi accusavo di non aver resistito e di essere stata abbastanza forte come la prima volta. L. invece non voleva più pensarci ne provarci. Non volevamo più la stessa cosa. Ed è li che è cominciato il declino, il mio enorme turbamento che ancora oggi mi porto dietro dopo sette Ho iniziato a sottopormi a un percorso terapeutico per sentirmi meno depressa L.sembrava non capire il mio desiderio ancora vivo e la mia disperazione perché lui non voleva più provarci. Io ho cominciato a pregare, a confessarmi, a chiedere scusa del mio peccato, a piangere sempre più spesso Speravo di poter riparare al mio grande errore e che potesse ancora arrivare un altro bimbo. Questa volta sarei stata matura, molto più consapevole. Avrei saputo farmi aiutare. Inoltre c’erano ora delle medicine che finalmente attutivano un po’ le nausee gravidiche. Potevo finalmente riprovarci con più consapevolezza e aiuto. Il problema è che dopo aver parlato con mio marito ed espresso il mio desiderio, lui ha cominciato a tirarsi indietro, a negarsi, anche a letto. Quelle poche volte che facevamo l’amore si ritirava ed era chiaro che non voleva rischiare. Io ho cominciato a sentirmi frustrata perché non ero + una compagna e mi sentivo una mamma a metà. Per un lungo periodo ho pensato anche che avesse una amante Mi teneva distante, non mi ascoltava e diceva che facevo i capricci; ormai per lui ero solo la madre di nostro figlio. Lui mi spingeva a riprendere il lavoro e non capiva che io volevo solo allargare la famiglia. Ha cominciato a mettere da parte le cose del piccolo per non farmi più pensare a un figlio; io invece guardavo sempre le foto del piccolo e mi sentivo sempre più distrutta; volevo solo un marito che mi amasse come donna e desiderasse un altro bambino da me perché il primo ci aveva dato una felicità che non avevamo mai provato prima. Era una vita che dava vita. Era il miracolo della natura, che mi ha fatto capire cosa per me importa davvero. D’altra parte avevo accanto un uomo che era un padre bravo presente e attento; perciò non pensavo neanche di separarmi. Il tempo passava e lui continuava a non capire il mio stato d’animo e mi diceva che quella mia fissazione non era la cosa giusta, che avrei dovuto riprendere la mia vita e che più avanti ci avremmo pensato. Me lo faceva credere rinviando di continuo, come fa sempre. Rinvia Intanto sono passati gli anni. Io ho provato a buttarmi su altro e per non pensare solo a mio figlio ho trovato un lavoro che mi piaceva Però non mi sentivo veramente realizzata. Non mi sentivo più compresa ne amata e abbiamo cominciato a perderci come coppia. Ad un certo punto ho detto a L. che così non si poteva andare avanti, che mi sarei separata perché lui non mi capiva; siamo così andati in terapia di coppia; lui è stato preso dalla paura di perdere me e soprattutto il piccolo, e perciò alla fine ha acconsentito a riprovare ad avere un figlio. Ma molto controvoglia, dicendo che mi avrebbe “assecondata”. Come una matta. Abbiamo ricominciato ad avere rapporti completi e anche provato ad avere un bimbo. Purtroppo però non arrivava mai. Ormai era diventato tardi.. Ho cominciato a colpevolizzarlo per avermi fatto attendere così tanto e per aver rimandato, col risultato che ora dovevo sottopormi ancora a cure ormonali più pesanti per la fecondazione Abbiamo fatto ricorso a un percorso di procreazione assistita per una omologa ma il tentativo è fallito Al che ho cominciato a pensare che quella fosse la nostra punizione e che me lo meritavo. Quando proprio non ci speravo più perché i risultati erano fallimentari, sono rimasta incinta naturalmente. Ero felice più che mai e pensavo che finalmente le mie preghiere erano state esaudite. Pensavo che la mia tristezza di tanti anni finalmente mi concedeva una chance Ma questa volta ho perso il bambino naturalmente, forse anche per colpa di un nuovo ginecologo molto incompetente Ho però reagito, cercando di non pensarci più. Siamo partiti nuovamente per una vacanza; per staccare Ho tentato, dietro consigli degli psicanalisti, di fare altro. Di pensare al lavoro, su cui mi sono buttata; allo sport. Ma quando mi fermavo a pensare a ciò che davvero contava nella mia vita, meditando in silenzio, ascoltando il mio cuore, capivo e sentivo che quello che contava di più per me era essere mamma; la felicità più grande era quella, creare e crescere una vita e allargare la famiglia, dato che molto affetto dalle nostre famiglie non lo ricevavamo. Niente di tutte le meravigliose esperienze che avevo vissuto (in fondo so di essere fortunata) poteva essere paragonabile a quella della maternità. Così è diventato di nuovo, un chiodo fisso. Non riuscivo, e ancora fatico oggi, a liberarmi delle cose di mio figlio che non gli vanno più. L’ho sempre fatto solo dietro tanto sforzo e sconforto. Ho provato a distrarmi i mille modi, a tornare in terapia ed occuparmi di altro. Anche ad andare a vedere delle case all’estero dove desideriamo trasferirci un domani Ma alla fine, nonostante le distrazioni e gli impegni, il mio pensiero cadeva sempre li, su quel secondo bambino. Questo specie quando vedevo famiglie numerose; quando vedevo altri bambini piccoli; quando vedevo il mio bambino che dorme e che mi sembra ancora un cucciolo, anche se ormai oggi ha 8 anni. Cuore di mamma Lo scorso anno ho detto a mio marito che anche se ormai lui era in là con gli anni (62) e io a 45 non potevo più avere speranza di avere un figlio naturale volevo tentare una ultima strada. La ovodonazione. Una cosa che prima scartavo.. ma che quando sei disperata, è l’ultima chance, dato che la adozione di bambini a questa sua età non è consentita. Ci sono voluti oltre due anni per farmi entrare della idea di avere un bambino che non sia completamente naturale e che abbia geni diversi dai miei. Ci ho anche provato una volta ma poi per ansia e per paura, la prima volta mi sono tirata indietro Ho letto tanto sul tema e mi sono informata sulla epigenetica, che peraltro è interessante, anche se comunque non la sento mia e mi mette un po’ a disagio Però lo scorso anno ho preso di nuovo l’iniziativa. L. si vedeva che era sempre poco convinto, ci metteva un sacco a fare gli esami, rimandava di continuo le visite; si vedeva che lo faceva solo per accontentarmi e questo mi pesava tantissimo perché il percorso è complicato e richiede una enorme forza mentale, oltre a ormoni che scombussolano. Mi diceva “se vuoi, se proprio devo, lo faccio, ma sarai tu responsabile; se succederà qualcosa, se non andrà bene.. se starai male, se non riconosceremo il bambino come nostro, se mi sembrerà di serie B; se poi non sarà sano, se non avremo noi le forze, mi spaventa Ma quello per me e’ un percorso che si svolge in due; non da soli.. ci vuole convinzione e forza e volevo un supporto Invece dopo poco abbiamo anche appreso che lui aveva una figlia di cui non si sapeva nulla Una figlia saltata fuori dopo 40 anni, scoperta tramite un test DNA cui è stato sottoposto per una storiella di 40 anni prima Una cosa che mi ha letteralmente scioccata e non so come ho fatto a non lasciarlo subito. Volevo un figlio da lui. Lui non aveva voluto darmelo; però alla fine si scopre che era padre di una perfetta sconosciuta. Facevo tanta fatica a crederci e a proseguire da sola con tutti quei pensieri Ma nonostante tutte le difficoltà volevo provare lo stesso a realizzarmi di nuovo come madre, mettendo da parte tutto il resto. Sul più bello che finalmente mio marito aveva condotto gli esami per l’ovodonazione e bisognava chiudere la procedura e ordinare l’ovulo, però sentivo che qualcosa non andava proprio più, che non eravamo più nelle condizioni giuste; qualcosa non mi convinceva a concretizzare infatti dopo pochi giorni, è successa una altra cosa terribile; lui ha avuto una ischemia. Tutto è diventato terrore. Abbiamo affrontato dei giorni pieni di ansie e paure. Quando lui è stato ricoverato in ospedale, però, a parte la preoccupazione, mi sono resa conto che senza di lui a casa stavo bene. Mi aveva in fondo procurato tante delusioni. Ho dovuto occuparmi di un sacco di cose in quelle due settimane Il mio lavoro; lavori da seguire a casa e il bimbo da portare e prendere.. Lui non poteva occuparsi di nulla perché era in ospedale Ma ho realizzato che anche se non c’era io andavo avanti bene lo stesso. Che, anzi, dormivo meglio Quando è rientrato dall’ospedale, una volta fuori pericolo, mi sono insorti un sacco di dubbi. Da un po’ di tempo penso: Cosa voglio fare con quest’uomo? Lo voglio ancora come marito? Non riesco più a provare attrazione per lui, nonostante mi abbia dato molto, anche in termini di bella vita. Abbiamo molte passioni in comune ma mi ha dato anche molte preoccupazioni Non mi ha mai compresa veramente Oggi lo vedo peggiorato in tutto, non mi piace più; non amo il suo modo di vestire, di atteggiarsi; non provo più amore, ma rancore e amarezza Nonostante sia perplessa sul nostro rapporto però, penso ancora a quella ovodonazione rimasta sospesa .. perché essere mamma è la cosa che faccio con più gioia Ma così non posso andare avanti così Mi sono rivolta a un avvocato per separarmi così forse riuscirò a dare un taglio a tutti e ritrovare la mia strada. Ma così dovrei rinunciare definitivamente al mio sogno di essere di nuovo madre Da quando é rientrato dall’ospedale, però lo vedo invecchiato e noto tanti difetti in lui. Sento sempre più le differenze fra noi. Di vedute, di età, di desideri, di modi di affrontare le situazioni.. La mia voglia di andare avanti e di sperimentare e la sua di non pensare più a nessun problema. Abbiamo vissuto dei bellissimi momenti assieme in 15 anni Non provo però più il desiderio di abbracciarlo o di baciarlo. Con le delusioni che mi ha dato ho creato una barriera. Non abbiamo più rapporti Gli ho detto che così non si può andare avanti e che sto pensando di tornare a casa mia che avevo affittato Ho provato però ad andarci per immaginarmi già la da sola, o col mio bimbo, che, purtroppo in caso di separazione, dovrei suddividermi con lui Anche quel pensiero però mi fa stare molto male; ma stare qui, con lui, mi pesa; non riesco a fingere di stare bene Sto aspettando una via di uscita e nel frattempo sto a casa la senza più convinzione. Sono passati mesi ormai. Con il mio lavoro non va più bene perché non ho più la testa Pensare di andarmene via di casa e ricostruire la mia identità, da un lato mi alletta; dall’altro mi impaurisce e preoccupa perché andarmene significherebbe perdere molto. In primis una parte del tempo con il mio amato figlio. Poi cambierebbe tutto il mio stile di vita. Ora che finalmente ho liberato una casa mi viene male a prendere le mie cose e ad andarmene abbandonando quel progetto di famiglia che avevo e quel secondo bambino che desideravo e che inevitabilmente cadrebbe Non so nemmeno se troverò una persona di cui innamorarmi come vorrei. Ma penso che devo ritrovare me stessa e cambiare questa situazione perché è troppo tempo che sono un’anima in pena e che soffro. Quando ha saputo che sono stata da un avvocato per organizzare la separazione mio marito dice che non mi vuole lasciare andare. Gli ho detto che io devo ritrovare un po’ di pace e tagliare col passato Lui, dopo anni che gli do manifestazioni di disagio, solo ora ha compreso che la cosa è ormai molto grave. Così una settimana fa mi ha annunciato di averci pensato bene e aver capito che non vuole perderci e che in fondo dopo l’ischemia ora che si è ripreso anche lui pensa che un bambino sia una cosa bellissima, che ora (a 63 anni) è pronto e che prima aveva solo paura. Mi dice che non ci vuole perdere e che avevo ragione io su tutto Dopo anni ha chiesto scusa sui dolori che mi ha causato e gli anni di terapia che ho dovuto affrontare Ora che dopo anni provavo a fare un passo avanti per trovare la mia strada senza guardarmi indietro, mi ha rimesso nuovamente in una gran confusione e così ora ripenso ancora alla possibile ovodonazione e all’essere madre Non so più cosa fare; da mese trascorro i giorni nell’ansia, non dormo e nel frattempo ho compiuto 45 anni e sento anche che il tempo è la vita mi sfuggono di mano

1 risposta degli esperti per questa domanda

Signora, che triste racconto! Per questo esistono figure professionali per provare ad aiutare donne combattute tra il desiderio di maternità e il principio di realtà, il buonsenso responsabile. Scegliere ora è molto difficile e, davvero, solo lei potrà farlo, noi possiamo provare a capire insieme i 'perchè e i 'come' sono celati in questi comportamenti.