Buonasera, da quando sono piccola penso sempre a catastrofi ed incidenti che coinvolgono i miei cari. Se ricevo una telefonata nella mia mente appaiono immagini tremende, i miei genitori morti, un incidente... Se mia figlia corre, nella mia mente appare l'immagine di lei che sbatte la testa sul gradino, se scende le scale la immagino inciampare e morire. Ad ogni incrocio immagino una macchina che mi travolge, se mio marito lavora in giardino lo visualizzo nella mia mente con il braccio mozzato dalla motosega, mentre apro la porta lo penso riverso a terra morto. Insomma un susseguirsi di flash terrificanti. Da sempre. Cerco di limitare le raccomandazioni ridicole e di gestire queste ansie e fino a qualche anno fa ci sono riuscita con conseguenze limitate. Mio marito pensava fossi gelosa morbosamente, poi pian piano ha capito che davvero mi preoccupo. Ora il problema è che da quando sono madre riesco meno a gestire il tutto e mi ritrovo a chiedere a mia figlia di non correre, di non arrampicarsi, di non saltare sul letto... temo di limitarla e non voglio. Inoltre queste continue immagini che mi passano per la mente mi hanno stancata, vorrei per una volta ascoltare il tu tu del telefono senza visualizzare sangue e disastri.
Buonasera signora,
posso immaginare quanto debba essere difficile per lei vivere ogni momento della sua giornata con l’angoscia che riesce a ben rappresentare in questo suo post. Lei riferisce che questo le accade da quando è piccola. Ha mai avuto modo di affrontare questo problema per capirne le cause? Alcune fragilità, se non comprese, emergono ancora più prepotentemente in momenti di vita delicati. Questo potrebbe essere il motivo per cui, da quando è mamma, questi pensieri sono più difficili da gestire. Scrive anche che qualche anno fa riusciva in qualche modo a gestirli….ma solo quello che conosciamo e riconosciamo è alla nostra portata per poterlo comprendere e padroneggiare; le suggerisco di ripensare a quando riusciva a farlo e chiedersi se in realtà era solo un modo faticoso e dispendioso per allontanare i pensieri che faceva, più che affrontarli. Le sue paure e i suoi pensieri sono per lei “familiari”, mentre resta chiuso in un cassetto tutto il processo sul come nascono, perché sono il suo filtro per relazionarsi con se e con gli altri, e su quali emozioni ed esperienze si fondano.
Se non lo ha già fatto in passato, potrebbe gestire questa sua difficoltà con l’aiuto di uno psicologo.
Spero di averle dato uno spunto di riflessione.
Resto a sua disposizione anche online se lo desidera.
Saluti
Dott.ssa Cristina Marsella
Cara signora, quella che ci racconta è nota come la sindrome di Cassandra ispirata alla profetessa greca destinata a fare profezie catastrofiche senza essere creduta. Come avrà notato è un sintomo invalidante che tende a peggiorare nel tempo. Io non lo sottovaluterei. Se vuole iniziare a interrompere questo ciclo provi a fare l'esercizio che le descrivo e poi mi comunichi i risultati. Per almeno due settimane, ogni giorno, mentre si prepara alla giornata, si faccia volontariamente questa domanda: quali catastrofi potrebbero accadere oggi a me o ai miei cari? Tutto quello che le viene in mente lo annota con la data in un quaderno. Poi lascia andare la giornata come viene. Quando arriva la sera riapra il quaderno e cancelli quello che non è accaduto e spunti quello che è accaduto. Dopo due settimane, se le va mi scriva.
Cordiali saluti. Dott. Andrea Bottai
Firenze
Il Dott. Andrea Bottai offre supporto psicologico anche online
Salve
Nel suo racconto riecheggia l'Archetipo dell'Orfano, una tappa all'interno del Viaggio dell'Eroe. L'Orfano è ritratto con le spalle al muro mentre ospita sulle proprie ginocchia un piccolo (forse un fratellino) dormiente. L'immagine inquadra un momento di grande stasi e difficoltà dove il Bambino più grande si interroga sul da farsi: rimanere immobili nel rimpiangere ciò che non è più o riprendere il cammino consapevole che non ha più da ringraziare nessuno per ciò che accadrà e nemmeno altri da incolpare. Le litanie catastrofiste possono apparire come un tentativo di tenere in vita un passato che, per quanto tragico, può essere rimpianto come un tempo in cui si era ancora "figli". Quello che conta è non lottare contro questa tendenza visto che in questo modo la si rinforzerebbe solamente. Il "rosario delle catastrofi imminenti" si esaurirà quando cesserà la lotta contro qualcosa che appare una specie di necessario "mantra" che, prima o poi, cesserà di essere utile. Se tutto ciò appare necessario non va ostacolato ma trasformato piuttosto in una specie di "rito" in memoria di ciò che fu.
Il Bruco ad un certo punto tesse la propria crisalide in attesa della trasformazione. Poi, un giorno apre le ali e si posa sul ramo accanto ad un'altra farfalla. Guardando la crisalide ormai vuota cadere a terra chiede alla "collega" "Cosa sono quelle?".....e l'altra "Boh"?!!
Buonasera M.,
mi rendo conto come tutto questo le rechi una grande sofferenza nonché un'enorme sforzo emotivo.
Sarebbe interessante indagare la prima volta che sono comparsi questi pensieri, se c'è una connessione con qualche evento significativo della sua vita che ha potuto creare queste ansie e paure.
Spesso dipende anche da come noi viviamo gli eventi e le spiegazioni che ci diamo o dall'educazione che ci hanno dato.
Pensi alle "limitazioni" che dice di dare a sua figlia: NON arrampicarti, NON correre perché potrebbe accadere qualcosa, perché ti farai male, sono un'insieme di costrutti negativi e possono generare nell'altro ansia e paura di un'imminente disastro accompagnato da vissuti di inadeguatezza.
Occorre lavorare proprio su questo, nella sostituzione dei pensieri negativi che mi sembra di avere capito che in lei sono diventate delle vere e proprie ossessioni.
È come se la sua mente avesse l'attenzione selettiva esclusivamente sul disastro che potrebbe accadere, portando così ad un aumento del controllo che amplifica l'ansia e la fa ricadere nel circolo vizioso generando un'ulteriore sofferenza.
Rimango a sua disposizione e mi contatti per un'eventuale consulto.
Dott.ssa G.M
Roma
La Dott.ssa Giulia Marzolo offre supporto psicologico anche online