Problemi con gli amici.

Andrea

Salve sono un uomo di 43 anni. In passato dopo una relazione finita male ho iniziato a soffrire di attacchi di panico che si sono risolti con un'apposita terapia. Sono di carattere chiuso e introverso e ultimamente faccio fatica a emozionarmi e avere argomenti di discussione specialmente con estranei. Ora il mio problema è che quando esco con gli amici (che non vedo più tanto causa nascita dei loro figli) e anche in passato sono sempre stato la ruota di scorta, quello che non decideva, quello che ascoltava, quello che si adeguava agli altri o che veniva preso in considerazione per fare numero e per anni me la sono fatta andare bene. Ora a dover fare un uscita con gli amici mi porta malessere, rimuginamento e anche insonnia, specialmente se è un uscita di molte ore dove non posso avere il controllo delle operazioni. Perché so che questo abito non mi sta più bene, voglio decidere cosa fare ma senza imporlo agli altri, perciò mi isolo, voglio il controllo e voglio fare le cose a modo mio, non mi va più di stare ad ascoltare gli altri soprattutto di argomenti che non m'interessano, non voglio che gli altri abbiano aspettative su di me. Mi annoio a non dover essere il leader e non mi va neanche di esserlo in gruppo, ma non voglio fare neanche la ruota di scorta. Ne ho parlato alla mia psicologa CC e lei dice che le relazioni amicali possono anche finire. Secondo lei dovrei avere il coraggio di dire loro la verità e magari rischiare di troncare o incrinare il rapporto o la frequentazione. Mi sentirei in colpa per questo. Ho una gita da fare a Torino domenica prossima e già mi sale la preoccupazione e l'ansia da anticipazione. Mi piacerebbe anche andare ma si va a trovare un amico che io non conosco e col quale non sono in confidenza. Sarò il quarto incomodo. Quando eravamo tutti singles era diverso, ora sono io quello che "ha molto tempo" e deve adattarsi agli altri. Anche nella relazione finita male non sono mai stato in grado di guidarla personalmente e anzi mi sono fatto trascinare in situazioni che mi hanno creato notevole disagio nel lungo periodo. Ora non voglio più farmi andare bene tutto.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Andrea

"Farsi andare bene tutto" non serve e sopratutto non crea rapporti autentici. Credo che un percorso potrebbe però aiutarla ad elaborare l'amara delusione vissuta in ambito relazionale.  I comportamenti che descrive sono reazioni normali a traumi relazionali subiti, tuttavia rischiano di portarla lontano dal suo obiettivo: avere valide relazioni. Saluti 

Dott.ssa Lucia Chiarioni

Dott.ssa Lucia Chiarioni

Monza e della Brianza

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Getilissimo, la relazione con gli altri dipende anche da noi stessi e quando incomincia un cambiamento interno, molto spesso avviene anche un cambiamento esterno. Però l’importante è non cambiare per cambiare, ma cambiare per essere, quindi un cambiamento utile-funzionale come evoluzione di se stessi. Il mio consiglio è di intraprendere o continuare il suo approfondimento psicologico, così da poter scegliere ogni giorno in modo consapevole e funzionale.

Cordialità
Dott. Maurizio Di Benedetto

Dott. Maurizio Di Benedetto

Dott. Maurizio Di Benedetto

Monza e della Brianza

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Gentilissimo Andrea ,

comprendo le sue difficoltà, allo stesso tempo ci tengo a sottolineare che non tutti "i mali" vengono per nuocere. Lei mi sembra molto più propositivo rispetto a quanto racconta del suo passato. È importante sentire che la propria opinione venga considerata all'interno delle relazioni. Tutto quello che dice è più che legittimo, come ha detto il precedente copione ormai le sta stretto. Continui il suo percorso terapeutico. La consapevolezza di sè, è importante nelle relazioni. Se so chi sono, posso sentirmi realizzata nei rapporti. Abbia fiducia

Dott.ssa Simona Ilardo

Dott.ssa Simona Ilardo

Napoli

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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