Ho 40 anni e soffro da un po' di anni di stati di ansia Il primo attacco risale al 1997 quando mio marito all'epoca il mio fidanzato si ammalo' di tumore al testicolo e tutto e'a andato felicemente a posto. Dopo questo periodo gli stati d'ansia si sono attenuati e ritornati nell'anno 2006 con la nascita di mio figlio. Da premettere che ho sempre avuto con mio marito un rapporto conflittuale dove per noi i litigi erano all'ordine del giorno .E' stato un uomo sempre poco presente dove il suo lavoro e stato sempre al primo posto di tutto , in quanto come dice Lui il lavoro e' fondamentale . Quindi ho senpre trascorso buona parte del mio tempo con la mia famiglia che ha tamponato le sue mancanze e creato in me delle insoddisfazioni. Nella nostra vita di coppia mi ha sempre accusato di non sapere fare la mamma e di non sapere fare la moglie , tanto e vero che il nostro rapporto sessuale è' stato sempre scarso. Infatti con mio rammarico sono molto poche le volte che sessualmente mi ha soddisfatto ho fatto u po' come si dice in gergo per portare avanti le sue necessità. Finalmente oggi ho capito che forse non sono io la persona che ha problemi con il sesso ma forse anche lui ha dei problemi dopo anni di accusa Mi sono imposta di non fare piu' nulla che non voglio veramente, ho anhe pensato di separarmi ma mio figlio che ha solo sette anni non vuole prorio accettare neanche l'idea. Tutti i miei stati di ansia mi provocano anon stare più bene in nessuna casa tanto e vero che ne ho cambiate varie attribuendo le colpe ai rumori . ai vicini. Ma oggi mi sono resa conto che mio figlio ha diritto ad una tranquillità per amor suo mi sono rivolta ad un consultorio con la speranza che una terapia di coppia ci possa aiutare e possa farmi ritornare serena E' possibile?
Buongiorno Daniela,
penso che abbia fatto bene a rivolgersi ad un consultorio, e se suo marito ha accettato di venire con lei è certamente segno che si rende conto delle difficoltà che entrambi avete. Queste sono questioni che è bene risolvere tra adulti, ed è chiaro che suo figlio, un bambino di appena 7 anni, non può essere minimamente coinvolto nella vostre decisioni di coppia (restare insieme e lasciarsi), visto che non ha gli strumenti oggi per comprendere la natura dei vostri litigi e reciproche insoddisfazioni.
Spero che questo del consultorio rappresenti per voi una possibilità di comprendervi meglio, anche se da ciò che ha detto sembra che il vostro rapporto si sia sempre basato su questa dinamica che genera conflitti.
Può provare a vedere se col tempo, e avvalendosi di questo aiuto, le cose vanno meglio, in caso contrario forse sarebbe più opportuno farsi supportare nel prendere una decisione per se stessa e per il suo futuro. Mi sembra importante però che lei si appoggi e si affidi all'aiuto di un adulto, che possa aiutarla a maturare certe decisioni, e non a suo figlio, anche se mi rendo conto quanto possa essere difficile per lei non tener conto dei desideri del bambino.
Gentile signora, nella sua lettera esprime tutto il suo dolore. Non sta a me dare consigli su una possibile soluzione di una situazione delicata, ma il malessere c'è e lei ha diritto a provare a stare un pò meglio. Il rapporto con suo marito come marito è cosa diversa dal rapporto che suo marito ha con lei come genitore del vostro bambino, e anche nel caso di una separazione suo marito non smetterebbe di essere padre, e lei madre. Per il resto, la decisione sul vostro rapporto di coppia spetta a voi, come mai è stato chiesto il parere a vostro figlio? Fate attenzione, perchè nel tentativo di essere gentili con lui, lo potreste delegare nel prendere una decisione che non gli spetta, una responsabilità troppo grossa. Il bambino si deve sentire amato, in ogni caso, ma non va lasciato decidere per voi, come se fosse lui l'adulto. Crescendo, il vostro rapporto potrebbe risentirne molto, e anche la sua salute psicologica. Gli adulti siete voi; lei sembra essere diventata consapevole di molte cose e di non voler tollerare più un rapporto fatto di sottomissione, una sottomissione che poteva essere utile a suo marito nel suportare un io fragile e tanta incapacità relazionale. Lei gli è stata di supporto, assumendosi le sue incapacità, adesso può provare, come donna adulta, ad essere di sostegno a sè stessa, ad ascoltare i propri bisogni invece di concentrarsi solo su quelli degli altri. Anche perchè i bisogni degli altri sono solo presunti; è bene lasciare che siano gli altri ad esprimerli, invece di prenderli in carico noi, è così che si creano rapporti di dipendenza in cui si è incastrati e non si cresce. Mentre lei, mi pare, ha una grossa voglia di crescere e di stare nelle relazioni in modo più rispettoso e più libero. A disposizione per continuare il confronto, cordiali saluti
Salve signora,
da ciò che scrive s ievince una forte insoddisfazione verso il suo rapporto di coppia, che si porta dietro da sempre,già dai primi anni di matrimonio,se ho capito bene.
Credo che una terapia di coppia possa aiutarla approfondire i vostri problemi, individuali e di coppia e a chiarirle le sue reali intenzioni verso suo marito e la vostra rela zione.
Nella migliore delle ipotesi l'aiuterà a recuperare e a miglliorare il suo rapporto di coppia.
Se dovesse aver bisogno di un consulto di persona,non esiti a contattarmi.
saluti
Buonasera Daniela,
dalle sue parole si percepiscono chiaramente l'ansia e le preoccupazioni che descrive. D'altra parte pare che Lei abbia già fatto "molto lavoro su di sè", cioè abbia già messo a fuoco quelle che possono essere le fonti del suo stato ansioso e come cercare di affrontarle.
La terapia di coppia può senz'altro essere una strategia, valutando comunque qual è l'obbiettivo su cui vuole focalizzarsi principalmente. Mi spiego meglio: se reputa che l'origine delle difficoltà che sta sperimentando sia da ricollegarsi alla vita coniugale o più specificatamente sessuale, un consulente di coppia o un consulente sessuale può essere un ottimo inizio. Al contrario se sente la necessità di trovare uno spazio solo per se stessa, in cui mettere a fuoco maggiormente i suoi vissuti, allora può anche optare per una consulenza individuale. Comunque, se si è già rivolta ad un consultorio in prima persona, di certo le sapranno indicare la strategia che sembra più efficace.
Rimanendo a disposizione, Le porgo i più cordiali saluti e Le auguro di risolvere il tutto quanto prima.
Cuneo
La Dott.ssa Valentina Francesca Minniti offre supporto psicologico anche online
Gentile Daniela, quando si ha consapevolezza dell’esistenza di un problema è già da considerare un passo in avanti, e il fatto che lei si sia rivolta ad un consultorio è senza dubbio una decisione positiva, che l’aiuterà a ritrovare l’equilibrio e la serenità. Il fatto di cambiare molto spesso abitazione è una chiara manifestazione del disagio che lei attribuisce all'esterno (ad es. i vicini), cercando la soluzione sempre all'esterno (cambiare casa). Rivolgersi ad un terapista sicuramente l’aiuterà ad affrontare il problema dall'interno, mediante le riserve cognitive ed emotive che lei ha, e a trovare la soluzione dentro se stessa, permettendole di vivere al meglio la sua vita e la relazione con suo marito. In questo modo lei starà bene in qualsiasi posto, perché il ben-essere farà parte della sua vita. Una terapia di coppia aiuterà lei e suo marito a non puntare più il dito l'uno sull'altra, a non darvi delle colpe, ma a capire qual è il vostro modo di funzionare bene insieme: affrontare questo problema insieme vi permetterà di comunicare e relazionarvi. I problemi a livello sessuale non sono altro che lo specchio di quelli relazionali: pertanto ad un maggiore ascolto, empatia e complicità, corrisponderà altrettanto nella vostra relazione sessuale. Per quanto riguarda vostro figlio, sebbene sia un bambino di 7 anni, è capace di comprendere e di assorbire quanto gli accade intorno, ma non ha le capacità di fronteggiare situazioni così importanti. Pertanto, è compito delle figure genitoriali proteggere il bambino dai problemi dei grandi, e questo non significa nascondere il problema e la verità (questo potrebbe rivelarsi controproducente), ma significa far capire al bambino che l’amore che lega mamma e papà è diverso da quello che lega la mamma al figlio e il papà al figlio. E' naturale che il bambino dica di no alla separazione, perchè lo spaventa, perchè è una realtà a lui sconosciuta e perchè non ha gli strumenti per poterla fronteggiare, quindi ha paura (come tutti) di ciò che non si conosce. Ponetevi voi al livello del bambino e fategli sentire la vostra presenza, spiegategli quello che accade, fatelo sentire al sicuro, qualsiasi cosa accada. Riguardo la manifestazione degli stati d’ansia le consiglierei di rivolgersi ad un terapeuta di orientamento cognitivo comportamentale, in modo che lei possa acquisire gli strumenti che le permetterebbero di gestire al meglio ogni sua emozione. Se dovesse ancora aver bisogno non esiti a contattarmi personalmente. Cordiali saluti
Gentile signora Daniela
Certo che è possibile trarre vantaggio dalla terapia di coppia, ma tutti e due dovete essere motivati al cambiamento; noi psicoterapeuti chiamiamo tale motivazione "congiunta"; è il primo step da assolvere per fare un lavoro che possa aiutarvi come coppia.
La terapia di coppia aiuta ad affrontare delle questioni sospese, non trattate nella vostra storia insieme e ad aprire a nuove possibilità evolutive. Anche se i vostri litigi sono stati numerosi, però mi sembra che la vostra storia, così come lei la descrive, sembra costellata da comportamenti finalizzati ad non alzare troppo i toni per evitare la rottura. Molto spesso i litigi frequenti deviano l'attenzione da certe questioni che andrebbero affrontate e diventano solo il luogo delle accuse, delle recriminazioni, degli attacchi, ma non quello della costruzione; coprendo ciò che non si vuole vedere per non cambiare; si rimandano le questioni a data da definire; l'accordo di coppia sotteso è: "rimandiamo", "non ne parliamo". Si può così giungere ad un punto di rottura a volte difficilmente reversibile. Qui vanno ad insinuarsi i figli che cercano di "riparare" qualcosa che non hanno rotto.
Le consiglio quindi di fare questa terapia di coppia per promuovere un cambiamento.
Sono a sua disposizione per chiarimento.