Quella dell'attacco di panico è un' esperienza piuttosto diffusa e decisamente pervasiva.
Chi si trova a viverla, sperimenta momenti di intensa paura, associati a sintomi fisici, spesso interpretati come segnali di malattia organica, tanto da ricorrere al medico di base o addirittura al pronto soccorso, temendo problemi fisici (spesso a livello cardiaco o neurologico).
Ma come si manifesta un attacco di panico? Proviamo a descriverne la fenomenologia
L'attacco in sé ha una durata relativamente breve, durante la quale, però, possono manifestarsi una gamma molto varia di sintomi. I più comuni sono tachicardia, respiro corto, vertigini, tremori, parestesie, appannamento della vista, depersonalizzazione (sensazione di essere staccati da se stessi) e derealizzazione (sensazione di irrealtà), sensazione di sbandamento o svenimento, paura di morire e paura di impazzire.
Durante un attacco questi sintomi non compaiono tutti insieme, ci è però subito chiaro come le sue possibili forme siano molteplici.
Ma cosa scatena un attacco di panico?
A scatenare l'attacco può essere uno stimolo interno od esterno, che per qualche ragione fa scattare in noi una sensazione di paura o di pericolo. Quello che accade è che davanti ad una reazione fisiologica così forte, si cerchi di controllarla in modo attivo per riportarla alla normalità, col risultato di amplificarla. Cercando di controllare l'attivazione fisiologica la modifichiamo ad ogni osservazione, perdendo ancora di più la percezione di poterla controllare e di conseguenza amplificando la paura. Questa è solo una delle tentate soluzioni che tendono a mantenere l'attacco di panico.
Altre due tentate soluzioni che vengono messe in atto da chi si trova a fare i conti con manifestazioni così pervasive, sono quella dell'evitamento e quella della richiesta d'aiuto.
La prima consiste nell'evitare tutte quelle situazioni in cui l'attacco si è manifestato, la conseguenza di questa tentata soluzione, che indubbiamente, nel brevissimo termine, funziona, è che rischia di limitare progressivamente la vita delle persone ed alimentare sempre di più la paura.
La seconda tentata soluzione fa semplicemente riferimento al fatto che si comincia ad appoggiarsi ad altri, per svolgere la propria vita, anche semplicemente chiedendo di essere accompagnati. Questo da un lato permette di sperimentare il sollievo del sostegno da parte dei propri cari, ma dall'altro limita in maniera progressiva l'autonomia, la percezione di indipendenza e la libertà di azione della persona .
Ciò che si cerca di fare per far fronte ad un disturbo è di fatto quello che rischia di amplificarne la portata e di chiuderci progressivamente in una gabbia costruita dalla paura della paura.
Ma allora cosa fare?
Per quanto pervasivo e spaventoso sia l'attacco di panico oggi è un disturbo che può essere trattato e in tempi abbastanza rapidi apprendendo specifiche strategie, che permettono di gestire la paura e uscire dalla gabbia che crea. La cosa migliore da fare, quindi, è proprio quella di rivolgersi ad uno specialista, che possa insegnarci delle strategie e capire al meglio la funzione che l'attacco ha avuto in quel preciso momento.
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