Per Attacco di Panico (ADP) si intende un periodo intenso di paura e disagio personale che raggiunge l’apice in alcuni minuti ed è caratterizzato da almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori fini o grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento, brividi o vampate di calore, sensazione di torpore o formicolio, sensazione di irrealtà o di essere staccati da se stessi, paura di perdere il controllo o di “impazzire” e paura di morire (A.P.A., 2013).
Esistono diversi tipi di Attacchi di Panico:
· Gli ADP inaspettati non dipendono da nessuno stimolo, insorgendo quindi “a ciel sereno”;
· Gli ADP sensibili alla situazione si manifestano solitamente dopo l’esposizione ad uno stimolo situazionale, ma non è detto che vi siano associati;
· Gli ADP situazionali arrivano in maniera invariata ed immediata dopo l’esposizione ad uno stimolo situazionale e la loro frequenza cambia da persona a persona.
Un solo ADP non può essere considerato una forma di psicopatologia in quanto l’essere umano è predisposto a livello fisiologico ad una sua eventuale insorgenza. Possiamo invece parlare di Disturbo di Panico (DAP), classificandolo come un disturbo d’ansia, quando sono accaduti almeno due o più attacchi di panico e uno di questi deve essere seguito, per un periodo di almeno un mese, dalla preoccupazione persistente relativa all’insorgenza o alle conseguenze di altri attacchi di panico (es. perdere il controllo, avere un attacco cardiaco o “impazzire”) e da comportamenti non adattivi come l’evitare l’esercizio fisico, la riorganizzazione le attività giornaliere al fine di garantirsi un soccorso immediato se si dovesse verificare un ADP e limitare tutte le situazioni non familiari come uscire di casa e usare i mezzi pubblici (A.P.A., 2013).
Quando parliamo di ansia, facciamo riferimento ad un’emozione primaria che presenta alcune caratteristiche come apprensione, preoccupazione e tensione che aiuta le persone a percepire una minaccia o si preparano ad affrontarla.
L’ansia patologica, differisce da un’ansia funzionale, poichè compromette il funzionamento sociale, personale, lavorativo e scolastico, poiché le persone non riescono a gestirla. Gli attacchi di panico (ADP) insorgono invece quando alcune sensazioni corporee e mentali innocue, tipiche di uno stato d’ansia funzionale e non patologico, vengono percepite soggettivamente come molto pericolose e sono quindi interpretate catastroficamente (es. paura di morire, impazzire e/o perdere il controllo). Ne consegue dunque che le persone avranno paura di trovarsi in una catastrofe imminente e tenderanno ad allarmarsi ulteriormente fino a raggiungere uno stato di panico, un’emozione caratterizzata da un senso di paura o morte immediata e da una tendenza comportamentale di fuga o lotta che serve a fronteggiare un evento traumatico in atto. La maggior parte delle persone tende inoltre a compiere dei comportamenti protettivi (es. fuggire, evitare, prevenire la minaccia e distrarsi) che abbasseranno lo stato di allerta solo nell’immediato, ma a lungo termine impediranno la messa in discussione delle interpretazioni catastrofiche, peggiorando quindi i sintomi fisici e mentali da cui ci si vuole difendere (Wells A., 1997).
Durante una crisi di panico si sconsiglia inoltre di:
· Fingere di star bene, poiché le palpitazioni cardiache aumenteranno;
· Scappare, in quanto si potrebbe cadere o fare incidenti;
· Forzare il respiro e iperventilare, poiché aumenta la sensazione di angoscia.
Dunque, se è possibile, cercate un luogo fresco e mettetevi in una posizione comoda evitando di sdraiarvi, perché peggiora i sintomi e chiedete aiuto a qualcuno.
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale si è dimostrata efficace nell’85% dei casi nella cura del Disturbo di Panico (Roth e Fonagy, 1996) e, essendo pari o superiore ai farmaci, ne previene eventuali ricadute (Clark et al. 1994; Mitte, 2005, Barlow et al., 2000).
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Barlow D.H., Gorman J.M., Shear M.K., Woods S.W., “Cognitive behavioral therapy, imipramine, or their combination for panic disorder: a randomized controlled trial” (2000)
- Clark D. M., Salkovskis P. M., Hackmann A., Middleton H., Anastasiades P., Gelder M., “A comparison of cognitive therapy, applied relaxation and imipramine in the treatment of panic disorder” (1994)
- Mitte K., “A meta-analysis of the efficacy of psycho- and pharmacotherapy in panic disorder with and without agoraphobia” (2005)
- Perdighe C., Mancini F.,“Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Roth A., Fonagy P., “What works for whom? A critical review of psychotherapy research” (1996)
- Wells A., “Cognitive therapy of anxiety disorders: a practice manual and conceptual guide” (1997)
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento