Ricordo che mi chiese un appuntamento il prima possibile: già al telefono percepii la sua ansia. Quando la incontrai la prima volta era completamente in preda alle sue paure, alle sue ossessioni: non riusciva a fare più niente, se non stare in casa, dove si sentiva protetta e al sicuro.
Era una ragazza di quasi trent’anni, stava finendo gli studi universitari di giurisprudenza. Dopo un primo attacco di panico la notte prima dell'esame di laurea, iniziò ad averne in situazioni non prevedibili, e questa cosa la destabilizzò totalmente. Ogni volta che subiva un attacco di panico si sentiva disarmata, con la paura di impazzire e di perdere il controllo. Finchè iniziò ad avere paura della sua paura: “Dottoressa ho una grande paura... mi terrorizza la mia stessa paura… mi aiuti la prego…”.
Evitare le situazioni che ci fanno paura, spesso, è una strategia che funziona a darci sollievo, ma questo è vero solo se ragioniamo a breve termine, a lungo termine la paura diventa sempre più grande e spaventosa. Un altro atteggiamento che aiuta la paura nel suo compito di spaventarci è quello di chiedere aiuto agli altri per potere superare le difficoltà.
In natura, quando veniamo al mondo, siamo dotati della paura, che è una delle emozioni di base dell’uomo. Il coraggio, invece, non esiste ma va acquisito con l’esperienza. Non a caso “la paura guardata in faccia diventa coraggio” è quanto recita un vecchio proverbio Sufi. La paura va guardata in faccia e rispettata. Se la lasciamo alle nostre spalle si rischia di rimanere imprigionati da una situazione che ci perseguiterà!
Grazie ad un intervento strategico mirato sugli attacchi di panico, nell’arco di circa quattro mesi, la ragazza è riuscita ad affrontare meglio alcune situazioni che prima la bloccavano completamente, imparando a gestire le sue paure quando queste si trasformavano in panico.
Dal punto di vista “strategico”, l’intervento efficace sui disturbi d’ansia e da panico è basato sul cambiamento della percezione della realtà minacciosa, se si interviene solo a livello sintomatico, il rischio di ricaduta è elevatissimo se non addirittura certo. L’approccio strategico focalizza l’attenzione su come il problema funziona e si mantiene nel presente e su quali strategie disfunzionali (le “tentate soluzioni”) vengono messe in atto per affrontarlo. La persona viene guidata mediante esperienze guidate a costruire quelle abilità e capacità individuali che permettono di gestire il problema per superarlo efficacemente e definitivamente.
Il passo successivo del mio intervento è stato indagare le ragioni del suo blocco, analizzando i tratti della sua personalità e della sua storia familiare.
Oggi questa ragazza è un avvocato in carriera, le capita ancora di risentire quelle vecchie paure ma come dice lei: “…la cosa strana è che non mi spaventano più come prima perché so come affrontarle…”, riesce ogni volta a guardarle in faccia e a trasformarle in coraggio!
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