Buongiorno,
scrivo per avere un parere dagli esperti.
Il mio problema, che ormai mi assilla da molti anni, è l'incapacità di pronunciare e scrivere alcune parole.
Non si tratta di un problema di pronuncia, ma proprio a livello emotivo che queste parole mi suscitano.
Durante la mia più tenera età mi sono ammalata di una malattia molto grave, che ha segnato profondamente la mia infanzia.
Tuttavia, ancora oggi, a distanza di più di 15 anni, non riesco ancora a pronunciare né il nome di tale malattia né, tanto meno, la categoria a cui questa appartiene; oltre a tutte le parole annesse e connesse: i nomi delle cure a cui mi sono dovuta sottoporre, i nomi di alcuni medicinali e così via.
Il solo pensiero di dover pronunciare o scrivere tali parole mi mette in una situazione di forte disagio e, se per caso le devo pronunciare per un motivo o per l'altro, la mia reazione è di forte ansia e terrore (agitazione, tremore, tachicardia, respiro affannoso, volontà di sottrarmi agli sguardi altrui, volontà di scappare e simili), e comunque le dico smorzando inconsciamente la voce.
Ma quello che mi terrorizza a dismisura è quando queste parole vengono pronunciate da altre persone che non conoscono la mia storia: nonostante siano ignare del mio passato e quindi potrei essere tranquilla, perché tanto non lo sanno, le mie reazioni sono comunque quelle sopra citate che però, mio malgrado, devo in qualche modo controllare per non ricadere in forme più gravi, se non in attacchi di panico, rischiando così di aggredire o fuggire questa persona.
Leggendo alcuni articoli online ho imparato che il disturbo post-traumatico-da-stress tende a evitare le situazioni connesse a traumi del passato, ma da evitare gli eventi ad evitare persino le parole, in qualsiasi forma (lette, scritte, sentite ecc.), mi sembra una reazione, da parte mia, davvero troppo, troppo eccessiva.
Per questo vorrei domandare se possa essere normale una forte emotività di questo tipo, nonostante, mi ripeto, siano trascorsi ormai più di 15 anni dall'accaduto.
Grazie per l'attenzione.
Buongiorno Bianca,
dal racconto che fa di se', la sua impossibilità a pronunciare o a scrivere parole che riguardano la sua malattia (che le è stata diagnosticata in giovanissima età) potrebbe essere collegata a sue emozioni di rabbia e paura successive alla scoperta della malattia e tenute relegate in qualche angolo del suo animo. È un'ipotesi che però va vagliata direttamente con un mio collega di persona.
Sicuramente la scoperta di una malattia e' destabilizzante e sottopone la persona ad emozioni di forte rabbia, tristezza e paura. Nella persona può subentrare anche un vissuto di "ingiustizia": perché è accaduto a me? perché gli altri stanno bene e a me invece è toccato vivere questo? Pensieri e vissuti come questi, se non elaborati, portano ad aumentare una sofferenza interiore e a sviluppare la percezione di una distanza emotiva incolmabile tra sè e gli altri (che non condividono la stessa situazione).
In questa lettera lei ha tirato fuori un profondo disagio interno, mascherato dall'assenza di parole. Lei credo che abbia bisogno, invece, di iniziare a tirare fuori il suo vissuto intimo riguardo alla malattia innominata e a guardarla diversamente. La psicoterapia e' un ottimo strumento. Questa lei l'ha mai considerata? Le sarebbe sicuramente di aiuto.
Le auguro il meglio.
Saluti cordiali!
Cara Bianca,
la malattia e tutto ciò che ne consegue (ospedalizzazione, cure, dolore, paura,...) hanno creato delle profonde ferite (traumi) in te. Questi ricordi angosciosi è come se tu li avessi rinchiusi in un cassetto della mente e, fin quando restano li chiusi, ti sembra che tutto vada bene. Quando però qualcosa, per associazione, fa aprire leggermente quel cassetto, ecco che tutta l'angoscia legata a quei momenti viene fuori, in modo esagerato rispetto al contesto.
Sei giovanissima, è un peccato vivere con questa bomba ad orologeria dentro di te, che limita e continua a segnare la tua esistenza.
Il consiglio che posso darti è di intraprendere un percorso terapeutico affinché tu possa, in un "luogo protetto" e con i giusti metodi, aprire definitivamente quel cassetto e liberarti del passato.
Abbi fiducia in te stessa, puoi farcela.
Milano
La Dott.ssa Antonella Zangari offre supporto psicologico anche online
Gentile Bianca,
Sì, nel disturbo post traumatico è possibilissimo che succeda quello che lei racconta. In fondo le parole sono stuniku direttamente legati all'emotività, sono suoni che ci richiamano emozioni, un po' come il campanello dei cani di Pavlov, che, associato alla vista del cibo, portava i cani ad avere l'acqualina anche se sentivano solo il campanello e non vedevano il cibo.
Dunque il problema è certamente legato ad un disturbo di questo tipo, ad un trauma mai elaborato.
Vedo che scrive da Milano. Se vuole possiamo sentirci telefonicamente così posso darle qualche indicazione su come affrontare la situazione. Ho visto diversi casi simili al suo.
Resto a disposizione e le faccio i migliori auguri.
Cara Bianca,
Se non elaborati, i traumi, lontani o vicini che siano, si configurano in blocchi che ostacolano parti più o meno grandi della nostra via.
Le malattie, anche se risolte come fortunatamente mi sembra sia il suo caso, minano poi le nostre basi. Chissà che paura ha provato da bambina! Emozioni così forti vengono "scritte" nel nostro corpo che ne mantiene in ricordo anche se razionalmente ci sembrano superate.
Le consiglio di cuore di fare un percorso in cui affrontare, riprendere contatto e poi elaborare le emozioni legate a queste parole che ancora le suscitano ansia.
Sono una psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico e ricevo a Milano. Se desidera mi scriva attraverso il pulsante presente nel mio profilo e le risponderò in breve tempo.
Cari saluti.