Slatentizzazione: uso marijuana in età adolescenziale

Vincenzo

Salve a tutti. Comincio col dire che gli psicologi della mia città li ho girati tutti, perchè purtroppo non c'è stato nessun tipo di aiuto. Questo per 7 anni. Ma voglio fare una piccola premessa. A 16 anni ho cominciato a fumare erba, adesso non me ne intendo di quantità, ma erano almeno una decina al giorno, questo per un paio d'anni, forse meno. Nel mentre ho lasciato la scuola e sono andato a finire gli studi in una scuola a pagamento (cosa vergognosa).

Poi ho cominciato a lavorare con mio padre e stavo bene, non avevo nessun tipo di problema. Poi l'azienda è fallita e mi sono ritrovato senza lavoro a 20 anni. Ho cercato di iscrivermi all'università, scienze della comunicazione, ma avevo un blocco sugli esami orali, andavo in panico, quindi davo solo esami scritti. Dopo ore passate a cercare di studiare senza nessun risultato (le informazioni non mi entravano in testa), decisi di abbandonare l'università per tornare a lavorare da mio padre. Ecco che sono comparsi i primi sintomi, vertigini e tremori, immancabili.

Dopo vari tentativi diciamo naturali (nel senso che mi diedero prodotti omeopatici e vitamine) andai da uno psichiatra lamentando questi fastidi. Subito antidepressivi (perchè logicamente alla domanda il tuo umore com'è? Non potevo dire che ero contento, e gli psichiatri quando si sentono dire che l'umore è basso equivale ad antidepressivo) ed un banale ansiolitico.

Cambiai psichiatra e praticamente ogni mese mi veniva cambiata l'intera terapia farmacologica, questo per 5 anni, il che significa che ho provato tutti i farmaci esistenti. Il mio rapporto con uno psicologo dura in media 2 anni, poi arrivo al punto che non vedo progressi ed abbandono.
Questo per dire che sono 7 anni che sono in cura farmacologica impossibilitato ad uscire di casa per via di queste vertigini e tremori che mi provocano forti attacchi di panico, sono praticamente un recluso.
La mia domanda è: l'abuso di erba in età adolescenziale lo sappiamo tutti che può portare a slatentizzazione di psicosi, ma esiste un modo, una cura, un percorso da fare per far diventare reversibili questi sintomi e tornare a vivere una vita normale?
Mi scuso per la prolissità, ma volevo che aveste un quadro completo della mia situazione.

Grazie.

2 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno, mi ha colpito la sua storia e soprattutto il suo rapporto con psichiatri e psicologi che non sono stati efficaci. Non so quali approcci terapeutici abbia provato ma sicuramente le suggerirei di fare almeno un tentativo con le terapie  cognitivo comportamentale di terza generazione, in particolare l'ACT. Se le interessa qualche riferimento bibliografico può ricontattarmi senza impegno ma anche online si trovano spiegazioni abbastanza esaustive; le suggerisco però di fare esperienza di questo approccio perché è di tipo esperienziale. Sicuramente l'uso di sostanze può slatentizzare un disturbo ma il panico è reversibile e nella mia esperienza ho già aiutato molte persone a riprendere una vita normale. Certo non posso garantire che gli attacchi di panico si azzerino ma sicuramente é possibile vivere senza che diventino invalidanti e condizionino tutte le esperienze in negativo. Con l'augurio di ritrovare la sua strada, porgo Cordiali saluti

Caro Vincenzo,

sicuramente l'uso di tutta quella droga seppure leggera, non deve averle fatto molto bene, ed è vero che molti studi concordano nel ritenere che l'uso indiscriminato di cannabinoidi, possa, in soggetti predisposti, slatentizzare nuclei psicotici, ma non credo sia questo il suo caso. Lei mi pare più una persona con una struttura emotiva molto fragile che è troppo sensibile al giudizio sociale ( così ad es. si vergogna di avere ultimato gli studi in un istituto privato, perchè mai mi chiedo?) , ed ecco probabilmente spiegato il motivo di un uso così massiccio di quella sostanza stupefacente, che ha tra gli altri, un effetto certamente calmante, tant'è che in dosi adeguate e secondo protocolli particolari, viene utilizzata in alcune circostanze per scopi medici, anche se non so se in Italia ciò sia già possibile.Dicevo quindi, struttura fragile ma quasi sicuramente niente a che vedere con la psicosi che comporterebbe sintomi molto più gravi di quelli che descrive. Non saprei dirle perchè le sue psicoterapie non abbiano funzionato, se è vero che è stato in cura da così tanti psicologi, ma mi chiedo: è certo che le tipologie di psicoterapia che ha intrapreso fossero adatte a lei ? In genere se non si ottiene il benchè minimo risultato è perchè non ci fida abbastanza del terapeuta o perchè la terapia risulta inadeguata. Ad esempio certi tipi di intervento psicoterapeutico come quelli ad indirizzo cognitivo-comportamentale, vanno bene per alcune persone, ma non per altre per le quali si può rivelare necessaria una psicoterapia del profondo, ossia psicoterapia psicoanalitica. Quindi mi sento di tranquillizzarla sui suoi sintomi, che denotano un malessere che può volerle rivelare aspetti di sè e finalità tutte da scoprire.

Per esempio, la Psicologia Analitica Junghiana, utilizzando mezzi appropriati per indagare l'inconscio, in genere aiuta il paziente a comprendere la causa e la finalità di un disagio e quindi anche un modo adeguato per superarlo.

Non posso in questa sede dilungarmi, ma la invito a compiere una ricerca accurata sulle diverse visioni teoriche riguardanti il disagio psichico e le posso assicurare che esiste la possibilità di stare meglio diminuendo gradualmente la dose dei farmaci e aumentando parallelamente la propria sicurezza interiore.

Cordiali saluti

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli

Parma