Premessa
La depressione in gravidanza e nel post-partum è da relativamente poco trattata soprattutto dal punto di vista della prevenzione. La donna che si accorge di provare sintomi e un disagio depressivo in questi momenti non è propensa a manifestare una esplicita richiesta di aiuto sia perché pensa che vissuti simili siano associabili ai vari disagi che si attraversano nella maternità e dopo il parto, ma soprattutto perché nell’immaginario sociale la donna che attende un bambino o che da poco è diventata mamma dovrebbe vivere in maniera necessariamente positiva e felice questi passaggi di vita senza così poter considerare la ristrutturazione della personalità che per tante può essere l’inizio di un periodo di confusione e di una più o meno grave sofferenza mentale. I casi poi di mamme “assassine” sono gli atti estremi, agiti folli al termine di un momento prolungato di disagio mentale molto spesso silente ma profondo.
Essere vulnerabili, essere madri
La donna in gravidanza è molto più vulnerabile e può essere soggetta a problemi di depressione, una sofferenza psicologica diffusa più di quanto non si immagini. Il senso comune ma anche la medicina ci ha fatto credere che gli ormoni e lo stato “interessante”della gravida da sempre concepito come momento speciale e felice, dovessero aiutare e/o evitare dal provare sofferenza durante la gravidanza e nella maternità. I disturbi dell'umore, la depressione, l'ansia, sono disagi molto più frequenti della gestosi, del diabete gestazionale, del parto prematuro. Questo articolo ha lo scopo di informare e far conoscere i sintomi di questa patologia volendo dare il messaggio che la donna non deve sentirsi sola, isolata e abbandonata a se stessa così da prevenire, conoscendo, i sintomi e le cause e contrastare così lo stigma, il giudizio sprezzante rispetto al disagio mentale che non rispetta la dignità di chi soffre, in gravidanza e nella maternità.
Perchè parlare della depressione alle madri e alle donne
Prevenire per dare strumenti di cura alle madri ma soprattutto a chi sta accanto, che costituisce un sostegno fondamentale in questo momento che per certi aspetti può essere un cambiamento radicale e causare una “crisi d'identità”, ovvero una trasformazione profonda, un mutamento interiore, un passaggio obbligato della vita. E' da sfatare il mito che la gravidanza faccia provare sentimenti ed emozioni interamente positivi. Felicità e paure, ansie, incertezze ed entusiasmo coesistono pur contrastanti, in conflitto, ma nella complessità della dimensione di questo momento di vita. Fin dall'inizio, per esempio, avere un buon dialogo con se stesse che tenga conto di questi livelli emotivi, che non devono spaventare ma che descrivono la realtà psichica aiuterà a evitare le conseguenze sulla relazione madre-figlio, sulla formazione della personalità futura del neonato e, infine, situazioni estreme.
Metamorfosi in gravidanza e in maternità: cambiamenti interiori della donna
Con la nascita del figlio, soprattutto del primo, la donna passa ad un'organizzazione psichica ancora sconosciuta che si sta strutturando con la nuova realtà che ha queste caratteristiche:
- un cambiamento di ruolo e delle relazioni sociali
- un cambiamento di identità
- un cambiamento nella relazione di coppia
- un confronto con la figura materna
- l'acquisizione della funzione materna
- la perdita dello stato interessante
- la perdita della fusione con il bambino
- la non corrispondenza fra il bambino reale e il bambino immaginario
- la relazione di dipendenza con il neonato
Sintomi di una depressione in gravidanza e nella maternità
Si definiscono tali quando sono intensi e protratti nel tempo, vissuti negativamente e accompagnati da pensieri autocritici ricorrenti.
Essi sono:
- Umore profondamente triste o irritabile
- stanchezza, agitazione
- sensazione di inadeguatezza con mancanza di fiducia in se stesse
- perdita di interesse e di piacere nelle comuni attività
- difficoltà di attenzione concentrazione e memorizzazione
- disturbi del sonno e appetito
Nella maternità possono presentarsi anche:
- sensi di colpa
- bassa autostima
- sentimenti di impotenza
- pensieri ricorrenti di morte e di fastidio nei confronti del bambino
- perdita del senso profondo della propria vita
- sentire di non provare l'attaccamento materno verso il proprio figlio
Fattori di rischio
Durante la gravidanza emergono e convivono nella donna emozioni, fantasie e desideri che precedono la nascita del bambino. Il bambino nasce nello “spazio mentale” della coppia creando un'immagine fantastica del bambino che sta per nascere. Nel momento in cui si desidera la nascita di un figlio, nel concepimento non solo fisico perciò, è lì che si incomincia a stabilire un legame tra il bambino e i genitori, tra il bambino e la madre.
Con la nascita e l'interazione con il bambino si modifica l'immagine fantasticata del piccolo. Si ristrutturano due assetti: quello della coppia, che si evolve in nucleo familiare, quello del singolo che assume un ruolo, di genitore. Molte coppie incontrano delle difficoltà nell'assumere il ruolo di genitore, nell'adattarsi ad un assetto relazionale in cui la madre non si sente appoggiata e rimane sola nel suo compito specialmente nel periodo iniziale di vita con il suo bambino.
Sempre più spesso, non a caso, commentando fatti di cronaca che vedono gli agiti omicidi dovuti a psicosi puerperali, si sottolineano l'importanza dell'allerta, dell'urgenza di un ascolto più attento da parte del contesto familiare, del compagno in primis che non si accorge dei cambiamenti in negativo della sua compagna lacerata da un senso di solitudine, impotenza e vergogna, che non le permette di chiedere aiuto all'esterno., di una rete sociale che manca e che potrebbe farle da accoglimento e protezione. In questo contesto, l'adattamento alla nuova dimensione di madre, che richiede nuove capacità di “coping”, la capacità cioè di fronteggiare e riflettere le difficoltà, non avviene.
La funzione del padre
E' evidente che risulta indispensabile la funzione del padre che assume l'elemento di stabilità alle condizioni esterne, che facilita l'accudimento materno, fornendo una relazione sicura e intima, un supporto emotivo e strumentale, contenitore per le ansie legate al ruolo materno, che ammortizza rassicurando e dando fiducia opportunità di svolta dell'impasse, del momento di crisi.
In forma sintetica i fattori di rischio sono:
stile di personalità :
- bisogno di essere una “madre perfetta”in ogni circostanza,
- eccessiva sensibilità interpersonale, bassa autostima
Relazione di coppia:
- bassi livelli di sostegno
- livelli elevati di controllo da parte del partner
Famiglia d'origine.
- esperienze protratte nel tempo e un legame con il genitore vissuto come distaccato o ostile, probabilmente depresso.
- numerosi eventi stressanti nell'infanzia, abusi sessuali
Relazione madre/figlia :
- passata e/o attuale negativa, conflittuale con la propria madre, scarsa “presenza” e coinvolgimento emotivo che sarebbero correlati a sentimenti di bassa autostima nella figlia. Si ricreano e si “riattualizzano” rapporti del passato che strutturano l'esperienza di neo-mamma
Difficoltà sociali, a livello familiare, del contesto socio-culturale, economiche
Caratteristiche del bambino: il temperamento, la sua docilità
Come si è arrivate a concepire: se la gravidanza è stata desiderata o no, dopo un aborto, a che età (es. donne adolescenti, o molto giovani)
Dinamiche psicologiche materne, tra cambiamenti e riorganizzazione della personalità
Avviene una “crisi d'identità”, concetto “forte” di cambiamento in cui si ha una perdita di una parte del sé, una riorganizzazione verso la ricerca di un nuovo assetto mentale che dipende dalla capacità di tollerare ed elaborare i cambiamenti.
Gli sconvolgimenti psicologici sono dovuti a:
- processo di riassestamento globale della personalità.
- La nascita fisica del bambino corrisponde alla nascita psicologica della madre. (Stern)
- La donna che diventa madre crea uno “spazio” nella propria mente non soltanto per il neonato , ma una nuova identità personale.
- confusione tra l'immagine di sé prima della gravidanza, quella attuale.
- L 'immagine della figura materna, identificazione con il neonato che fa rivivere il rapporto infantile con la propria madre
- riattivazione dei conflitti edipici e pre-edipici
- “preoccupazione materna primaria “ (Winnicott) che, favorirebbe un ritiro narcisistico su se stessa
Riflessioni sul tema:
libro di Deborah Papisca ”Di materno avevo solo il latte”Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2011
Questo è un interessante romanzo sulla questione, scritto da una donna intelligente, con forte senso dell'ironia, con una vita e una famiglia “normali” alle spalle, ma che si trova spiazzata di fronte a tanta responsabilità e alla “nuova vita” che le si presenta totalmente inaspettata con la nascita della figlia. Rientrata dall'ospedale, dopo il parto, vive nella sofferenza, con ansia, panico, depressione, ma con grande voglia di combattere questi ostacoli della vita fino allora sconosciuti, che sconfiggerà con determinazione, aiutata da una serie di figure che ha cercato, ma soprattutto con il coraggio e l'orgoglio di affermare la propria dignità, la propria persona e dal desiderio di amare, come pretendeva, la propria figlia...
Bibliografia essenziale:
“Depressione in gravidanza e nel post-partum” - O.N.D.A- Osservatorio Nazionale sulla salute della donna.
“Quando le madri non sono felici” di M. Ammanniti, S. Cimino, C. Trentini“ Il Pensiero scientifico Editore
“Come vincere la depressione durante e dopo la gravidanza” di M. Amato, Sovera Editore
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