Oggi “depressione” è diventato un termine di uso comune tra la popolazione e spesso il suo significato è soggetto a fraintendimenti. La depressione è una vera e propria patologia, che comprende in sé diversi sintomi. Generalmente una persona con questo tipo di diagnosi sente dentro di sé un vuoto che la rende triste, demotivata, senza alcun interesse o piacere per qualsiasi attività, irritabile o con rallentamento psicomotorio. Inoltre presenta alterazione del ciclo del sonno e dell’alimentazione, difatti può mangiare o dormire moltissimo o al contrario pochissimo. In alcuni casi è anche possibile osservare un aumento o riduzione del peso non correlato naturalmente ad altre cause (es. diete). Il soggetto depresso prova forti sensi di colpa, che in alcuni casi possono trasformarsi in veri e propri deliri.
La capacità di concentrazione ed attenzione è ridotta. Possono manifestarsi pensieri di morte, che a volte possono degenerare in tentativi di suicidio. Gli esperti non hanno ancora definito una causa specifica della depressione, ma si ipotizza che fattori genetici, biologici e psicologi, combinati ad eventi stressanti (es. divorzio, pensionamento, disoccupazione, etc.), possono determinare tale patologia. Si è osservato, infatti, che in alcuni “individui depressi” è presente un assetto genetico, in qualche modo diverso da quello di una “persona sana” e che in alcune famiglie tale patologia viene trasmessa da generazione in generazione. Ovviamente è importante specificare che non sempre una persona con una certa familiarità genetica e biologica si ammalerà di depressione. Si potrebbe ipotizzare che un individuo con scarsa autostima e una forte tendenza al pessimismo, sia maggiormente a rischio di depressione. Questo disturbo dell’umore colpisce milioni di persone in tutto il mondo, ma i ricercatori sostengono che le donne hanno più probabilità di esserne colpite. Si stima difatti che il 25% delle donne, nel corso delle propria vita, soffrirà di depressione. La fascia di età più sensibile nella donna è quella che va dai 18 ai 44 anni, anche se sembra che dopo i 65 siano nuovamente più a rischio degli uomini. Non è chiaro ancora perché ci sia questa netta differenza di incidenza tra uomo e donna, ma pare che le cause possano essere associate ad alterazioni ormonali (es. menopausa), eventi di vita (es. parto) e alla tendenza a vivere con una maggior risonanza emotiva le relazioni sociali, che in alcuni casi rende le donne maggiormente vulnerabili a tale patologia. Generalmente la donna è più propensa a chiedere aiuto, mentre l’uomo mette in atto comportamenti ostili e di rabbia, per dimostrare di essere ancora forte e capace. Tuttavia, il consumo di alcool o stupefacenti sembra essere un denominatore comune, sia nelle donne che negli uomini. La depressione appare una malattia particolarmente diffusa e correlata all’aumento dell’indice della disoccupazione. Le persone, a causa della recessione economica, sono costrette ad accettare lavori di ogni genere per poter sopravvivere, mettendo da parte le proprie aspettative. La disoccupazione ha un ruolo molto importante nel favorire manifestazioni depressive, tanto da spingere alcune persone disperate a compiere tentativi di suicidio.
Inoltre, a causa dell’emigrazione di tanti giovani alla ricerca di un posto di lavoro, gli anziani si sentono abbandonati al proprio destino e per questo costretti a vivere in solitudine. In questi casi, aumenta in maniera esponenziale il rischio di “depressione”. Anche il consumo crescente di alcool e droghe tra i giovani della nostra provincia, costituisce un significativo campanello d’allarme di una patologia che si sta diffondendo sempre di più tra gli adolescenti. I falsi miti proposti dai media, l’incertezza sul futuro e la crisi dell’istituzione famiglia, sono un terreno fertile per quella che è diventata la malattia più diffusa nel ventunesimo secolo.
Chiedere aiuto al proprio medico di famiglia potrebbe essere un primo passo per affrontare la depressione. Questi, dopo aver fatto una serie di indagini sulla condizione fisica ed aver escluso possibili cause organiche, può mandare il proprio paziente da un esperto. Tendenzialmente ci si rivolge allo psichiatra per la somministrazione farmacologica e allo psicoterapeuta per un trattamento più complesso e profondo. I principali metodi di cura sono quindi: i farmaci, la psicoterapia e la combinazione tra farmaci e psicoterapia. La psicoterapia inizialmente è di tipo supportivo, in modo da favorire un processo di integrazione e rafforzamento dell’Io, successivamente è espressiva ossia di elaborazione dei vissuti depressivi. Le psicoterapie consigliate sono: la terapia sistemico relazionale, che si basa sul coinvolgimento dell’intero nucleo familiare, allo scopo di rendere più funzionali le regole del sistema. Infatti secondo questa teoria, il soggetto depresso potrebbe essere soltanto il portavoce di un nucleo depressivo dell’intero sistema; la psicoterapia psicodinamica che si basa sul conflitto psichico del soggetto, preso sia singolarmente che in relazione agli altri; la psicoterapia cognitivo comportamentale che ha come scopo principale quello di offrire un supporto al paziente, nello sviluppare nuove strategie di coping (capacità di fronteggiare nuove situazioni). Per le persone con una forma depressiva più lieve si potrebbe suggerire, oltre al supporto psicologico, attività fisica. Gli esperti infatti sostengono che un’attività fisica regolare riduce i sintomi depressivi, aumenta il livello di autostima e di entusiasmo nelle relazioni interpersonali. Un altro metodo valido è anche quello della pet teraphy, basato sulla interazione uomo-animale, in quanto lo scambio affettivo fra i due, contribuisce ad aumentare il livello di adrenalina e di endorfina, due importanti neurotrasmettitori in grado di produrre uno stato di euforia e benessere.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento