Tutti quanti abbiamo l'esperienza di una giornata storta, in cui siamo giù di corda, tristi, più irritabili del solito e "ci sentiamo un po' depressi". Allo stesso modo può capitare di iniziare la settimana in maniera particolarmente energica, determinata, “euforica” e trovarsi nel giro di poco (a volte, anche in una stessa giornata) a guardare con occhi più demoralizzati e pessimistici quanto ci sta accadendo.
Molto probabilmente non si tratta di un disturbo ma di un calo, o fluttuazione, dell'umore passeggero destinato a risolversi spontaneamente.
Per comprendere il significato del concetto di “umore” è utile partire da alcune definizioni di base. In medicina e in psicologia, l’umore è inteso come lo stato emozionale interno di un individuo, ossia l’insieme delle disposizioni affettive e istintive che determinano il tono prevalente dell’attività psichica. Questo stato, peraltro caratterizzato da dinamismo, è in grado di condizionare la qualità e l’intensità dei vissuti dell’individuo, come anche le funzioni cognitive e comportamentali.
Deve essere sempre ricordato che l’umore di un soggetto, anche in condizioni di sufficiente benessere complessivo, la cosiddetta “normalità” insomma, presenta delle oscillazioni fisiologiche che dipendono da parametri psicobiologici, da stimoli provenienti dal mondo esterno o da contenuti del mondo interno; queste oscillazioni sono, ovviamente, sia quantitative che qualitative.
La variabilità patologica dell’umore può assumere diverse forme, classificabili sulla base dei sintomi presentati e della specifica compromissione che ne deriva“ che tende a cronicizzare nel tempo e ad essere pervasiva.
In che occasione, quindi, si può correttamente parlare di “disturbi dell’umore”, e cosa sono? Essi sono delle alterazioni del tono affettivo e del comportamento interpretabili come una risposta eccessiva alle emozioni che si affrontano quotidianamente. Dunque l'individuo che è afflitto da uno di questi disturbi mostra solitamente un umore sotto tono o eccessivamente su di giri per un periodo di tempo più o meno lungo.
Spesso nel linguaggio quotidiano termini come “depressione” o “mania” vengono abusati o comunque usati impropriamente. È dunque importante sottolineare che il calo o l’innalzamento dell'umore, per essere patologico, deve necessariamente essere distinto dai normali psicofisiologici momenti di sconforto o oscillazione; esso diventa un vero e proprio disturbo quando perdura per settimane, mesi o anni e presenta una intensità ed una frequenza tali da rendere compromessa la normale vita della persona nelle sue diverse dimensioni (personale, sociale, lavorativa, relazionale).
I Disturbi dell'Umore si possono distinguere in base alla loro polarità, riferita appunto al tono umorale della persona. Vi sono allora i Disturbi Bipolari, ovvero Disturbo Bipolare e Disturbo Ciclotimico, caratterizzati dalla fluttuazione dell'umore dall'alto al basso e, viceversa, i Disturbi Unipolari, cioè Disturbo Depressivo (Depressione) e Disturbo Distimico, contraddistinti solo e soltanto da un tono dell'umore intensamente depresso.
Si definisce, quindi, Disturbo Depressivo Maggiore la condizione in cui la persona presenta uno stato emotivo caratterizzato da una forte tristezza e dall'incapacità di provare gli stessi piaceri precedentemente percepiti nel portare avanti le proprie attività. In tal modo l'esistenza si trasforma in un dolore continuo che porta l'individuo all'incapacità di apprezzare qualsiasi cosa, situazione definita in psicologia "anedonia".
Dilagano allora tristezza, abbattimento, disperazione, scoraggiamento, sofferenza, così come chiusura in se stessi, pianto, rallentamento psicomotorio, calo delle prestazioni cognitive (es. memoria, pensiero, percezione, concentrazione), intontimento e confusione. Le persone depresse non sono in grado di concentrare l'attenzione su qualcosa: questo per loro costituisce uno sforzo estenuante e insopportabile; non riescono a ricordare ciò che viene loro detto o che apprendono attraverso la lettura, così come risulta loro faticoso fare conversazione. Esse infatti si esprimono generalmente attraverso poche parole, facendo lunghe pause e parlando lentamente, e il tono di voce è basso e monotono.
Il disturbo colpisce anche la capacità di affrontare i problemi: gli individui che ne sono affetti risultano essere quasi totalmente privi di idee e strategie circa la loro risoluzione, e vivono ogni momento con un sentimento di oppressione. Possono giungere a trascurare la propria persona al punto di non curarsi dell'igiene e dell'aspetto.
Spesso la depressione tende con il tempo a scomparire, ma può anche cronicizzarsi, nei casi in cui il soggetto non riesca a recuperare il suo stato mentale normale nei periodi che intercorrono tra un episodio depressivo e l'altro. Il Disturbo Depressivo Maggiore risulta essere tra i disturbi più diffusi, e sembra essere più frequente nelle donne che negli uomini. Colpisce maggiormente nella prima età adulta, ma nel corso degli ultimi anni l'età di insorgenza si sta progressivamente abbassando.
Il principale disturbo che troviamo all’altra polarità è, come abbiamo accennato, il Disturbo Bipolare: esso si caratterizza per lo stato emotivo chiamato 'mania', che consiste in un’intensa ma infondata euforia accompagnata da irritabilità, logorrea, iperattività, scarsa capacità di attenzione, creazione di piani grandiosi e inattuabili. La mania si presenta quasi sempre in persone che hanno attraversato episodi depressivi, raramente è invece stata riscontrata in soggetti che non ne soffrono.
All'interno di questa patologia si verificano anche un aumento del livello dell'attività, in ambito lavorativo, sociale e/o sessuale, una diminuzione del bisogno di dormire, un'ipertrofia dell'autostima, che comporta la convinzione di avere capacità e poteri al di fuori dal comune, coinvolgimento eccessivo in attività piacevoli, le quali però generalmente hanno conseguenze spiacevoli, come ad esempio fare spese folli. Oltre agli episodi maniacali, nel disturbo bipolare possono trovarsi anche episodi misti, comprendenti sia i sintomi della mania che quelli della depressione. La maggior parte dei soggetti affetti da tale disturbo esperisce entrambi gli episodi.
I Disturbi dell’Umore possono, se non affrontati, cronicizzare nel tempo, con il rischio di ampliarne le conseguenze pericolose, ed è opportuno, pertanto, non sottovalutare il problema: richiedere aiuto ad un professionista, facendosi sostenere in un percorso psicoterapeutico o, se necessaria, l’integrazione con un trattamento farmacologico prescritto da uno specialista per alleviare i sintomi, può fare la differenza.
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