Salve, sono un ragazzo di oramai 30 anni e vi scrivo per avere un "aiutino" , anche se già so che nulla e nessuno può aiutarmi! Non so come andare avanti, nel senso che non ho mai vissuto per davvero e non so proprio come si affronta la via... cominciamo dal principio: già da bambino sono sempre stato una persona molto sensibile, ad esempio a scuola (alle elementari se non all'asilo) le maestre già mi lodavano per la mia dialettica o la mia intelligenza e io, consapevole di questo, ho sempre visto un futuro roseo e di successo per me. I problemi cominciano, però, già verso la fine delle elementari dove ho subito un po' di bullismo, con amici che mi prendevano in giro perchè parlavo in italiano(e io abito in un paesino della Campania, qua se non parli in dialetto grattandoti il pacco sei un maschio di serie B) e io accusavo molto; la situazione è andata inesorabilmente peggiorando alle medie dove ho subito pesantissimo bullismo e quando tornavo a casa c'era poi la famiglia che dava il colpo di grazia: vedendomi così ansioso, timido e insicuro i miei genitori mi "spronavano" dicendomi le peggio cose e confermando le cose orribili che già dovevo sorbirmi a scuola. Con le superiori le cose sono leggermente migliorate a scuola, ma a casa era sempre peggio: i miei genitori me ne dicevano di ogni e mi buttavano a terra, perchè non lavoravo (chi non lo fa a 15 anni) perchè non ero intraprendente. Insomma, per i primi 20 anni di vita per me è stato un continuo lavaggio del cervello, senza sosta, su quanto io fossi SBAGLIATO perchè non ero come gli altri, perchè gli altri facevano A e io facevo B... poi è cominciata l'università, che non ho mai concluso. Ogni esame era un "oddio e mo? se mi bocciano? io già non lavoro,non posso essere bocciato" e questo mi portava a scappare dagli esami e così via. Mai avuto un hobby, sin da piccolo qualunque cosa mi piacesse veniva stroncata sul nascere dai miei, mi ritrovo oggi a 30 anni a mani vuote, senza un personalità e con l'autostima sotto i piedi! Sono praticamente uno zombie che cammina, faccio un lavoro che non mi stimola per niente e col quale posso al massimo comprarmi le sigarette e basta. Vado avanti per inerzia, vorrei morire, bramo il suicidio come non mai ma non ho il coraggio di compiere l'estremo gesto! Vita amorosa 0, ormai non ho interesse nemmeno in quello ormai è tardi...a 30 anni sono un guscio vuoto. Vado in terapia da uno psicologo super competente, ma oltre dirmi "esplora te stesso" non fa. Giustamente che potrebbe mai fare. AIUTO, vi prego spero qualcuno possa aiutarmi, non ce la faccio più a "vivere" così
Certamente è la manifestazione di un disagio che il bambino vive a livello emotivo. In teoria, e ribadisco, in teoria, secondo le tappe classiche di sviluppo a tre anni il bambino non dovrebbe più usare il morso. Dovrebbe quanto prima farlo vedere da uno psicomotricista o da un psicoterapeuta infantile. Se è una scuola privata, possono richiedere l'allontanamento del minore. Ma indipendentemente da questo, la situazione va fatta valutare da professionisti.
Va valutata la dinamica familiare, se il bambino dorme, come si comporta a casa, se comunque il peso è conforme agli anni e mesi che ha, se avete fatto o meno analisi del sangue per vedere se al bambino manchi qualcosa. Gli aspetti da considerare sono diversi.
Gentile Stefano,
ritengo che l'atteggiamento superficiale e incompetente dei suoi genitori sia stato molto più dannoso del bullismo sopportato da ragazzo.
E' stato un peccato che anche con l'esperienza dell'Università abbia prevalso la paura e quindi la rinuncia.
In realtà tante cose si possono e/o si devono fare anche con la paura!...
Comunque lei ha ancora tutta una vita da vivere ed è troppo severo e punitivo con se stesso esprimendo anche un tratto depressivo da curare.
Lo psicologo, sebbene esperto, non ha la bacchetta magica e la psicoterapia è un lavoro da fare in tandem in cui a ognuno tocca fare la propria parte : al professionista tocca aiutarla ad "esplorare se stesso" proponendo soluzioni ed homework mentre a lei tocca trovare la motivazione e l'energia per agirli.
Poi, se necessario, si può pensare anche ad una integrazione farmacologica.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
Caro Stefano,
le tue parole mi colpiscono molto e da esse traspare molta sofferenza che, come dici tu, ti porti dietro da ormai moltissimo tempo. Posso dirti, tuttavia, che ciò che emerge e può fare la differenza all'interno del tuo racconto è la tua capacità di chiedere aiuto. Anzitutto racconti di essere in cura da uno psicologo e ciò significa che hai le risorse necessarie per comprendere il tuo disagio e formulare delle richieste di aiuto, cosa che potrà sembrare scontata, ma non lo è affatto. Moltissime persone infatti procrastinano all'infinito l'inizio di una terapia per la difficoltà nell'entrare in contatto con i propri conflitti interiori e quella, ancora maggiore, di accettare la necessità di un aiuto per se stessi. Per quanto riguarda la tua terapia potrei suggerirti, se non l'avessi già fatto, di condividere con il tuo psicologo questa sensazione di stazionarietà, in quanto parlarne potrebbe aiutarti a riuscire a vedere i tuoi progressi, magari piccoli ma importanti. Ogni terapeuta ha il proprio modo di lavorare, ma fondamentale è sempre impegnarsi per costruire una buona alleanza terapeutica con il paziente, la base per poter svolgere un percorso impegnativo come il tuo. Ogni professionista ha i propri strumenti: io utilizzo un approccio all'interno del quale sfrutto la capacità espressiva dei miei pazienti nel loro utilizzo dei materiali più vari e in questo modo riusciamo insieme a comprendere molto rapidamente quello che ruota all'interno del loro mondo, osservando le immagini e i simboli che vengono realizzati.
Tornando a te, sottolineo ancora che mi sembri un ragazzo dotato di risorse che probabilmente non sono state valorizzate a dovere nei tuoi primi anni di vita, impedendoti di acquisire il giusto livello di autostima necessario per affrontare poi tutti i passaggi che hai descritto nel tuo racconto. Ecco perché lo spazio con il tuo terapeuta potrebbe essere un ambiente diverso e nutriente dove tu potresti esplorare sì il tuo mondo interno, ma anche riuscire a vedere progressivamente te stesso in maniera più oggettiva, con le tue competenze, le tue passioni ancora latenti e, altresì, i tuoi limiti (come ogni persona di questo mondo).
Dunque ti invito a non gettare la spugna: è davvero importante che tu ti possa confrontare con il tuo psicologo e ti senta anzitutto accolto e riconosciuto per ciò che sei e porti con te, una storia complessa che potrebbe tuttavia evolversi con il tempo in qualcosa di diverso, proprio grazie alle consapevolezze che pian piano hai maturato e ancora continuerai a maturare.
Spero di essere riuscita a darti l"aiutino" del quale avevi bisogno!
Augurandoti di trascorrere delle serene festività ti porgo i miei più cari saluti
Dott.ssa Decla Vivolo