Gentili Professionisti di Psicologi Italia, Sono un ragazzo di 28 anni che sta vivendo una situazione piuttosto dolorosa. Sono un adulto, o un quasi tale, e purtroppo sono bloccato in una situazione di sofferenza psichica che non mi permette di crescere e andare avanti con la mia vita. Premetto che ho chiuso qualche anno fa un percorso di psicoterapia durato 5 anni perché ero convinto di aver imparato a gestire determinati problemi, forse era così in quel momento o forse no. Vengo subito al punto: mi sento fragile e solo. Sono bloccato in un percorso universitario per cui mi manca un solo esame e la tesi da scrivere, non trovo lavoro e non riesco ad andare avanti con gli studi. Nella mia famiglia non ho punti fermi: mio padre è completamente inesistente, mia sorella è sposata e fuori casa, completamente chiusa nella sua vita privata e mia madre (con la quale vivo) è una specie di ameba in preda agli antidepressivi che vive per assistere i miei nonni anziani e malati. Ho chiuso da poco una relazione piuttosto abusante, ci ho messo parecchio tempo e a tratti ancora non riesco a uscirne. Il mio (ormai ex) ragazzo l'ho conosciuto un paio d'anni fa e da subito ho iniziato a morire dietro alle sue necessità. Orari assurdi in cui si viveva più di notte che di giorno perché lui doveva fare mille cose tutte insieme, incapacità di confrontarsi sui nostri progetti di vita, litigi continui perché non sopportavo la sua continua maleducazione e il suo comportarsi come se fosse il padrone del mondo ferendo chiunque intorno a lui, sesso (con cui non avevo mai avuto problemi) che ha iniziato a diventare un incubo perché lui lo pretendeva. Bastava un solo giorno in cui non avessi voglia di farlo e venivo messo in croce, accusato di essere egoista e di privarlo dei suoi bisogni fisiologici, criticato perché a suo dire avrei dovuto sforzarmi di farlo anche quando non ne avevo voglia, punito venendo tenuto sveglio tutta la notte perché "Se non lo facciamo io non riesco a dormire, quindi ora non dormi neanche tu". E così quella che era una normale mancanza di voglia di farlo una volta ogni tanto si è trasformata in una cronica assenza di libido, il mio corpo si rifiutava di avere relazioni intime con lui e alla fine è esploso tutto, consapevole che il problema non fosse il sesso ma la sua perpetua mancanza di rispetto nei confronti della mia persona e degli altri esseri umani in generale. Dopo aver chiuso è continuata per parecchio perché lui continuava a presentarsi alla porta di casa mia senza che io l'avessi invitato, se gli dicevo di andare via rimaneva lo stesso con le scuse più improbabili, mi faceva sentire in colpa perché volevo chiudere dicendomi che lo stavo uccidendo dentro, piangeva, diceva di amarmi e che mi avrebbe riconquistato a ogni costo. Ora penso sia chiusa, spero definitivamente, ma gli strascichi di quella che è stata una relazione abusante sotto molti punti di vista non so come superarli. Allo stesso tempo un anno fa sono stato vittima di un reato, un'aggressione in strada da parte di uno sconosciuto che ho denunciato e per cui è in corso un processo. Da quel giorno ho paura di molte cose, non guido praticamente più la macchina (l'aggressione è avvenuta appunto in macchina) e mi sento morto dentro. Tutto quello che è successo negli ultimi 2 anni mi ha tagliato di netto le gambe: oltre alle cose di cui sopra, ho smesso di studiare (stavo per laurearmi), di vedere gli amici, di uscire di casa per qualsiasi forma di socializzazione, di fare attività fisica come facevo prima e di provare gioia e sono ingrassato un po' (ora ci sto più attento e sto perdendo peso fortunatamente). Ho sempre sofferto di ansia e depressione ma prima che accadesse tutto questo ero riuscito a trovare una quadra anche grazie alla terapia, facevo tutto, studiavo mi allenavo guidavo uscivo con gli amici, ero felice, avevo mille problemi ma ero in grado di elaborarli nel giusto modo e di planarci sopra, molte volte anche di affrontarli. Ora mi sento così debole e insicuro da non avere neanche il coraggio di uscire per bere una cosa con un amico o amica. Questa situazione va avanti ormai da un anno e non ho idea di come fare a uscirne. Purtroppo non posso permettermi la psicoterapia come facevo prima (nel frattempo sono subentrate nuove spese, non lavoro e il caro vita ha fatto il resto). Odio la mia famiglia perché mi sento da sempre solo come un cane abbandonato, loro sanno di tutto quello che ho passato e nessuno mi ha mai chiesto o detto nulla per confortarmi, sono tutti troppo presi dalle proprie vite e io sono, come dire, "l'ultima ruota del carro", quello che c'è e va bene ma la cosa importante è che non dia problemi perché già ce ne sono altri. Mi sento come se continuassi a gridare ma fossero diventati tutti sordi, mi sbraccio ma sono diventati tutti ciechi. Devo farcela da solo perché nessuno è disposto ad aiutarmi ma purtroppo non so come. Avete dei consigli, anche pratici, su come superare tutto questo e riprendere a vivere? Delle strategie, dei comportamenti utili da mettere in atto, un punto di vista diverso, buone abitudini da seguire, trucchi ecc? Grazie e un caro saluto.