Mio figlio ha 28 anni ed è in uno stato di depressione fortissimo da 5 anni. Da subito l'ho portato dallo psicologo ma non è cambiato niente sino ad oggi. Piange all'improvviso, urla senza motivo e a volte dice di sentire altre voci ma che in realtà non ci sono. Tutto è iniziato appunto 5-6 anni fa, venni a conoscenza che facesse uso di droga. Lo chiusi in casa, non lo feci più uscire. E adesso vorrei sapere cosa succederà ancora? Ne uscirà? Dove lo devo portare?
Salve Maria, ho letto il suo messaggio. Mi rendo conto di quanto possa essere difficile e dolorosa questa situazione, sia per lei che per suo figlio. Dalle informazioni che manda credo che il supporto di uno psicologo non sia sufficiente per aiutare suo figlio. Probabilmente c'è bisogno di uno psichiatra che gli dia dei farmaci (sentire voci che non ci sono potrebbe essere il segnale di una malattia specifica che si cura con i farmaci) e di un percorso riabilitativo. Esistono delle comunità apposta per riabilitare ragazzi che hanno gli stessi problemi di suo figlio, io ne conosco una molto buona (ci lavoro), la Raymond Gledhill, vicino Roma. Gli oneri economici relativi al percorso terapeutico sarebbero a carico della USL che dovrebbe fare una delibera per l'inserimento del ragazzo. Provi a ricercare su internet il sito della comunità, per avere informazioni o telefoni al numero 06/9306757 e ne discuta con suo figlio. In bocca al lupo
Cara Maria, i sintomi e i pochi indici che ci offre sono un indice di disagio psicologico consistente e in una persona oramai adulta (per distinguerlo da un disagio in età evolutiva e quindi più plastico e potenzialmente in evoluzione). Cara Maria Il suo comportamento, in risposta al comportamento da uso di stupefacenti tenuto da suo figlio fino a 5 anni fa’, è stato molto netto e violento: immagino avesse i motivi per fare tutto ciò. Inoltre è certo che 5 anni di “cura psicologica” sono un percorso non da poco. Se dopo 5 anni Lei non scorge alcun cambiamento fa bene a sentire l’esigenza di chiedersi perché è avvenuto così poco in suo figlio.
Guardando indietro e al passato
1- direi che c’è da interessarsi su cosa ci andava a fare suo figlio dallo psicologo, Lei ce lo ha mai accompagnato? Voi genitori ci siete andati a parlare con lo psicologo qualche volta? Che impressione ne avete tratta? Con quali tempi ci è andato suo figlio dallo psicologo? Sarebbe interessante un po’ più precisione da parte sua, sulla specializzazione o struttura in cui opera lo psicologo a cui Lei si è rivolta (inoltre … è sicura si tratti di uno psicologo?)
Guardando avanti e al futuro
2- credo che ora ci sia anche da pensare alla possibilità di un disagio con determinanti molto più profonde … immagino lo stile di interazione che i famigliari –unici interlocutori- di questo ragazzo oramai trentenne tengono con lui ... da 6 anni a questa parte.
3- Vostro figlio ha fatto in questi anni una valutazione un po’ più approfondita sul piano medico psichiatrico?
4- Ci sono poi i servizi sociali che possono essere una grande risorsa in queste situazioni, in alcune aree sono collegati al comune, o alla provincia, questi servizi dovrebbero avere operatori che possono dare qualche indicazione più precisa su a chi rivolgersi e nello specifico avere contatti con servizi che supportano anche la famiglia nell’elaborazione della loro parte di disagio.
5- Non conosco l’organizzazione dei servizi nella realtà in cui abita, ma ogni USL o ASL è dotata di un servizio per le tossicodipendenze, che ha la possibilità di fare gli esami, le visite e le valutazioni più opportune per il caso e supportare malati e familiari con metodi, professioni e strumenti appropriati. Nel dire ciò stò pensando alle visite mediche a quelle psichiatriche, ai gruppi di auto aiuto per ex tossicodipendenti e per i loro familiari e alle comunità terapeutiche disponibili. Forse ha proprio ragione lei quando dice che non è più così indicato tenerlo chiuso in casa, ed è opportuno chiedere un aiuto un po’ più consistente, ma questo momento è anche un modo per permettere che la famiglia inizi a pensare a tutto questo in modo diverso. Che suo figlio inizi a scorgere che le sue (e/o vostre) scelte lo portano in direzioni poco salubri e i genitori si accorgano che il livello di relazione fin’ora raggiunto con il figlio trent’enne ha dato –tra gli altri- dei prodotti poco interessanti, pertanto anche questa relazione mostra il bisogno di venire curata in alcune sue parti. Sperando di averle dato qualcosa di valido su cui iniziare a muoversi ed anche a pensare, auguro a Lei ed a Suo figlio. Buona fortuna