Buongiorno a tutti! Sono una ragazza di 29 anni ed è la prima volta che mi confronto con qualcuno. Ho finalmente deciso di aprirmi dato che da mesi vivo una situazione sofferente e che ultimamente diventa sempre più ingestibile. Premetto che ho una bella famiglia: i miei genitori mi stimano moltissimo e fin da piccola hanno preteso molto da me. Essendo bilingue hanno sempre sperato, e lo sperano tutt'ora, che io mi realizzi all'estero. Da cinque mesi mi sono laureata in tossicologia ambientale e da allora mi sento una nullità. se prima mi vergognavo come una ladra di dire che ero studente, adesso inizio a fare pensieri strani. Se penso al mio futuro incerto mi agito, a volte ho qualche attacco di tachicardia. Vivo giornate “buone“, quando riesco a trattenere i miei pensieri, e giornate “cattive“ in cui posso piangere tutto il giorno. Ormai vivo in uno stato di apatia quasi totale. Mi sento una totale falliata. Ho un fidanzato perfetto, ma mi domando che futuro possa dargli io? Ho provato ad accennargli il mio problema ma poi mi sento peggio, mi vergogno di me stessa. I miei genitori poi sono anziani e il fatto di non renderli fieri di me mi distrugge. Ho deciso di scrivere perchè sempre più spesso penso a come sarebbe se io non ci fossi più. Non starei più a carico di nessuno. Un anno fa un mio amico e coetaneo si è suicidato e spesso penso a come sarebbe stato meglio forse invertire i ruoli.
Buongiorno cara Ester,
è difficile per me dare una risposta esauriente coi pochi dati a disposizione ma comunque ci provo. Credo che il momento della laurea sia stato per lei un vero e proprio punto di svolta, che la pone davanti alla domanda: “e ora cosa faccio?”. Credo che nel corso degli anni si sia caricata sulle spalle le aspettative delle persone che le vogliono bene, le quali le hanno mandato e mandano tuttora un messaggio di indipendenza da un lato (l’estero), e d’altra parte, in modo non consapevole, un messaggio di dipendenza, vista anche l’età dei genitori. Questa condizione genera in lei un forte conflitto. La tristezza, la tachicardia, l’apatia continuano a farla restare in questo stato di cose, nello specifico non le consentono “di spiccare il volo dal nido”. Per spiccare questo volo è necessario che lei accetti anche la frustrazione di non adempiere a quelle che sono le aspettative delle persone a cui vuole bene, che accetti di deluderle, che creda nel “vado bene così come sono!” , qualunque cosa lei scelga di fare. Quando farà sua l’idea che le persone la amano qualunque strada lei decida di prendere e qualunque delusione possa dargli, riuscirà a volare e a creare il suo nuovo nido, quello costruito coi suoi desideri, con ciò che realmente vuole per sé.
Le ricordo che questa è una semplice risposta ad una lettera, si rivolga ad un professionista della sua zona, con la quale potrà aprirsi e confrontarsi. Sono certa che la aiuterà a comprendere meglio la situazione che sta attraversando e a trovare la strada per il cambiamento.
Mi sembra che ci sia anche scarsa fiducia nel dare qualcosa di te a qualcun altro, dalla tua richiesta di aiuto non trapela molto di te tranne che stai molto male che hai paura di non amare la vita e che le richieste che tu poni a te stessa sono sempre troppo alte per essere soddisfatte.
Questo lo fai probabilmente in “modo naturale” ma ci sono altri modi o modo simili ma non così stringenti e richiestivi, bisogna apprenderli, sentire che si può cambiare qualcosa di noi se lo vogliamo insieme a qualcuno (uno psicoterapeuta) che costruisca la strada insieme a te per farlo.
Cara Ester,
prova a guidare la tua mente sulle tue doti e sui doni che la vita ti ha offerto: hai una bella famiglia, un fidanzato che ami e che ti ricambia, una laurea conquistata con onore. Perché ti vuoi far carico di un problema sociale? Sono tantissimi i giovani che sono senza lavoro e spesso anche senza speranza, per te è solo una questione di tempo e prima o poi arriverà ciò che cerchi. Nel frattempo non sprecare le tue energie, primo passo non smettere mai di inviare curricula e non smettere mai di cercare, ma nello stesso tempo impiega le tue energie per fare delle cose che sono fuori dalla tua routine, ad esempio entra in piccolo gruppi per fare del volontariato, avrai la possibilità di renderti conto di quanti sono i giovani meno fortunati di te e apprezzerai con il cuore le tue doti e ciò che la vita di ha offerto. Il resto non temere arriverà presto.
Se può esserti d'aiuto scrivimi ancora. Ti auguro una buona giornata!
Carissima,
scusi anzitutto se in questo commento le do del tu, mi è venuto spontaneo e non mi correggo
poco ci dici del vissuto all'interno della relazionale con i tuoi genitori , che, probabilmente, ha presentato qualche aspetto disfunzionale rispetto un approccio più ottimista verso la vita. Non solo, è possibile ipotizzare che le aspettative su di te siano state esperite ed accolte con una certa dose di fastidio , creando un conflitto tra il tuo progetto di vita e quello indicato dai genitori. E questo ha potuto generare rabbia ed è sempre ipotizzabile che questa arrabiatura , molto ben rimossa , verso le aspettative genitoriali, ma anche verso il mondo che non dà opportunità di lavoro, stia adesso emergendo causando problematiche di tipo depressivo. Le idee depressive non sono altro che il risvolto della medaglia di sentimenti di rabbia più o meno controllati. La cura ? anzitutto entrare profondamente e con coraggio nella tua interiorità per verificare la corrispondenza di quanto ipotizzo, e , se ci sono dei riscontri, cercare di amare quanto finora hai realizzato, riconoscerne il valore, comprendere il ruolo genitoriale anche se non è stato o non è perfetto e se necessario prenderne le distanze e cercare, con amore, una via tutta tua alla realizzazione, che non deve essere nè perfetta, nè obbedire ai desiderata esteri della famiglia.. Ovviamente sono indicazioni di massima non conoscendo quasi nulla della tua storia. Di sicuro le ideazioni depressive si sconfiggono con ideazioni di amore e perdono per se stessi e gli altri. In questo ti potrà aiutare il cuore che non vede l'ora di non essere più frenato e pulsare armonicamente (è questo il messaggio che ti da la tachicardia!! ).
Se servono ulteriori approfondimenti non esitare a contattarmi.
Cara ragazza di 29 anni,
potrei fare lunghe considerazioni sulla crisi che stiamo vivendo e che genera in tutti coloro che sono più esposti una depressione e direi una disperazione “collettiva” piuttosto pericolosa e “subdola”perché favorisce il senso di colpa.
Nel suo caso c’è l’aggravante della morte per suicidio del suo amico .Ecco che il senso di colpa esplode con quei classici sentimenti suggeriti appunto dalla colpa : inadeguatezza, incapacità , senso di fallimento e indegnità …
Poiché non abbiamo la fortuna di conoscerci e di guardarci in faccia, sarò molto sintetica . Del suo racconto, quando parla del suo ragazzo, mi ha colpito soprattutto questa affermazione :
“Mi sento una totale fallita. Ho un fidanzato perfetto, ma mi domando che futuro possa dargli io? “ .
Le chiedo come mai una ragazza ,ormai una donna , di 29 anni ritenga di dover dare un futuro al suo fidanzato? I nostri nonni e anche genitori ritenevano che fosse l’uomo a dover dare un futuro ad una donna !. E oggigiorno l’emancipazione della donna prospetta una parità fra uomo e donna.
Lei non crede che la vita di coppia non si costruisca in due? Ognuno mettendoci del proprio? Cosa ne pensa il suo ragazzo?Parla con lui di queste sue preoccupazioni circa il futuro?
Ciao Ester, mi sembra di capire che la tua sofferenza va avanti da circa cinque mesi e che comunque hai trovato la forza per chiedere una qualche forma di aiuto. Sicuramente il mondo di oggi è alquanto scoraggiante, e non so quanto questo tuo disagio sia legato solo al momento presente o ci sia qualche altra radice magari meno visibile. Come tu dici, hai una famiglia ed un fidanzato che possono essere una risorsa per te, ma forse hai anche bisogno di qualcuno che possa aiutari a valorizzare ciò che è più difficile intravedere ed affrontare diversamente questo periodo difficile. Il mio consiglio è di rivolgerti presso qualche consultorio o psicologo, prova a vedere come ti trovi con l'obiettivo di recuperare la speranza ed un obiettivo, e quella forza che ti sembra di aver smarrito ma che a volte, proprio nei momenti più bui, "urla" silenziosamente per essere liberata. Sono a disposizione per qualsiasi informazione.
Saluti
Cara Ester, le tue parole trasmettono un grande sconforto.. sembra quasi che il ragionamento alla base del tuo stato d'animo sia "ho una famiglia perfetta, un fidanzato perfetto, quindi se sono infelice c'è qualcosa di sbagliato in me". Quello che mi colpisce è che il senso di nullità che descrivi risale alla tua laurea, quindi al riconoscimento formale di un tuo successo personale, al raggiungimento di un obiettivo. Mi domando se possa essere in qualche modo collegato alle aspettative dei tuoi genitori che vorrebbero vederti realizzata all'estero, perchè se così fosse la laurea potrebbe assumere un doppio significato: da una parte il traguardo raggiunto, dall'altra il sopraggiungere del momento di affrontare il mondo da sola (non solo in senso emotivo, ma anche in senso letterale!). In quest'ottica potrebbe essere comprensibile anche l'agitazione dovuta alla sensazione di non riuscire a reggere la situazione che il tuo corpo traduce con la tachicardia. Essere "in lotta" con i tuoi pensieri per determinare le giornate buone e quelle cattive di certo non ti aiuta, ma si connota come un peso ulteriore da portare. Ciò che scrivo è soltanto un'ipotesi basata su una briciola della tua personalità, ma penso che sarebbe importante per la tua vita provare a fare pace con quei pensieri e con tutte le emozioni che tanto ti fanno soffrire.. Credo che facendo luce in te potrai anche fare chiarezza sul tuo futuro che ora appare tanto incerto.
Un caro saluto
Genova
La Dott.ssa Sabrina Cassottana offre supporto psicologico anche online
Seria situazione depressiva (una depressione piuttosto di carattere "esistenziale", mancando i classici sintomi della depressione maggiore) conseguente in sostanza all'impressione di deludere le aspettative che Ester pensa che gli altri (a partire dai genitori) avrebbero su di lei. Si sente pertanto una fallita a rischio di deludere ulteriormente ("che cosa potrò dare al mio fidanzato?"; "il fatto di non renderli fieri di me mi distrugge"). Donde "apatia", sintomi psicosomatici ("tachicardia"), pensieri suicidi.
Dunque cara Ester, un Altro, tanto amorevole quanto esigente, ti sta distruggendo dal tuo interno (ma un buon genitore non vuole esser reso fiero dai figli, piuttosto desidera che questi facciano la loro strada e ne siano contenti!). Dovresti allora avere il coraggio di fare un altro passo oltre a questo con noi: un buon psicoterapeuta che seguendoti per un po' di tempo, capisca le ragioni profonde di questo tuo modo di sentire e possa dunque aiutarti a liberarti dal tormento interiore (quello esteriore è purtroppo comune a tanti giovani oggi).
Con affetto