Nessuna motivazione

Vasco

Salve a tutti, sono un soggetto di 47 anni e non ho più voglia di vivere da non so più quanto tempo. Sono entrato in una crisi adolescenziale quando avevo circa 18/20 anni, dalla quale non sono mai più uscito. Questo stato è stato acuito, senz'altro, dall'uso massiccio di droghe leggere, che iniziato a 16 anni e smesso intorno ai 28. Dai 38 ho ripreso, alternando periodi di sobrietà, uso leggero e massiccio. La mia crisi si focalizzò e si focalizza sullo scientifico evitamento di situazioni sociali. Temo sempre di venire preso in giro, di essere quello diverso... cosa che, in un circolo perverso, autolesionistico, alimento a mia volta, a volte coscientemente, altre in modo automatico. Provengo da una famiglia benestante, sono l'ultimo figlio e ho due sorelle. Mio padre è un imprenditore di successo. Mia madre, pur essendo una persona del tutto rispettata, ha una psicologia labile, mentre mio padre è incapace di manifestare affetto ed emozioni. Sono stato avviato agli studi tecnici, mentre le mie attitudini era tutt'altre. Pertanto, sono sempre stato considerato il figlio ribelle, ho iniziato a sballarmi e dopo le superiori ero già una persona senza alcuna fiducia in se stesso, preda di crisi di panico ad ogni contatto sociale e senza nessuna speranza. Ho sempre cercato di fare lavori che non richiedessero troppa socialità e che mi lasciassero tempo libero (postino, netturbino, ecc...). Cosa strana, la mia condizione non mi ha impedito di fare molti viaggi, anche lunghissimi, di mesi e mesi, in cui rotolavo senza mete precise da u angolo all'altro dell'India e di altri paesi asiatici. Sono stato in Mongolia per via di terra. Anche in Iran. Sempre da solo. L'unica volta che andai via un week end con un amico, fu un incubo... Sono sessualmente attivo e molto incline a fare l'amore. Per la mia incapacità a sviluppare relazioni, sono riuscito, in passato, tramite siti di incontri, a fare il terzo elemento di coppie scambiste. Con una di queste signore, nel 2021 è nata una storia, durata due anni. Ci vedevamo in tre, ma anche io e lei da soli, di nascosto e lei mi chiamava tutti i giorni, di sua iniziativa. E' stata la donna più importante della mia vita. Per me rimane la donna più degna che ho mai conosciuto. Non ci siamo mai presi in giro. Nel senso che non abbiamo mai voluto che lei lasciasse la sua famiglia. Volevo solo che lei avesse uno sfogo, un diversivo, anche un piccolo segreto per vivere con più entusiasmo la vita famigliare, che a volte le sta stretta. Capisco che ciò è opinabile, ma credo traspaia anche il senso di responsabilità che abbiamo sempre avuto entrambi. Non ho capito ancora, perché è finita. Quando le scrivo mi risponde sempre, ma non c'è più quello che c'era prima. E' un lutto che affronto da solo, come tutti i lutti della mia vita, che cominciano ad essere qualcuno (ho perso diversi amici negli ultimi 5 anni). Nel 2005 sono andato a vivere da solo in affitto e nel 2010 sono stato il primo dipendente di un'azienda hi-tech, che ha aperto uno degli ultimi amici ai quali non ho chiuso la porta. Insomma, sono passato a lavorare in ufficio. Ho imparato tante cose in quei primi anni. Poi l'azienda è cresciuta tantissimo e il mio ruolo è diventato sempre più marginale, anche per la mia ferma volontà di lavorare part-time. Nel 2021 mi sono licenziato, come molti, per le note vicende politico-sanitarie che ci hanno tutti interessati. Dall'anno scorso sono stato liquidato dalla ditta di famiglia. So muovermi con gli investimenti. Mi sono fatto una rendita e non lavoro più. Amando lo studio e la letteratura, per tanto tempo sono andato in biblioteca da mattina a sera, anche perché abito in una palazzina di 4 appartamenti e non ho rapporti con i miei vicini, per delle situazioni che il mio carattere molto accondiscendente, ma allo stesso tempo intransigente sulle questioni di principio, non è disposto a tollerare. Ricapitolando... in famiglia sono un animale strano (ancora più strano perché le altre due figlie dei miei genitori lavorano in famiglia e quindi sono la serie A). Vedo solo i miei genitori, una volta alla settimana. Ho eliminato tutti gli amici, o quasi. Non ho più fiducia nelle donne e praticamente non mi interessa più il sesso. Faccio giri assurdi per prendere il pane o fare la spesa, in modo da non andare sempre nello stesso posto per non diventare familiare in qualche luogo. Quelle volte che ho fatto confidenza con qualche fornaia (perché posso anche essere piacevole ogni tanto) poi mi sono imposto di non tornarci più per non dover soddisfare un'aspettativa di loquacità da parte mia. Ho un sacco di posti in cui mi precludo di entrare. Ho una grande capacità empatica, ma mi sto assuefacendo sempre più all'indifferenza verso ogni cosa... Questa estate sono stato in viaggio nell'est europa, che ho girato in macchina per tre settimane, sempre riducendo le interazioni sociali a pochi scambi... Da dicembre ho iniziato a passare intere giornate senza uscire di casa. Oggi è una di queste. Sono stato da uno psicoterapeuta circa dieci anni fa e la risposta è sempre stata che ho tutti i mezzi per uscirne, devo solo fare piccoli passi e rimettere in moto la vita, ma non ci sono mai riuscito... anche se ho fatto passi avanti, poi sono sempre ritornato indietro. Durante la psicoterapia ho avuto anche un supporto farmacologico dal quale ho avuto NESSUN beneficio. non mi ammazzo per pura viltà... Se qualcuno ci capisce qualcosa... grazie per avere accolto il mio sfogo... cerco aiuto?... non lo so... preferirei l'infarto...

2 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Vasco,

la ringrazio per il dettagliato ed esteso racconto delle sue vicende autobiografiche. L’ho sentito come l’esito di un forte bisogno di dichiarare al mondo che "questo sono io", il risultato di un’esigenza di mostrare la sua identità. Mi pare molto comprensibile, alla luce del riconoscimento e dell’affetto che sente esserle mancati nel suo ambiente primario.

In questo quadro, la sua scarsa voglia di vivere si rende più spiegabile: come esseri umani, la nostra vita psicologica si alimenta del riconoscimento dell’Altro, gode del desiderio dell’Altro nei nostri confronti, si nutre dell’amore che l’Altro ci rivolge. Quando tutto questo non perviene, manca la vitalità - manca, appunto, la voglia di vivere.

Forse proprio questa mancanza di riconoscimento ha forgiato il profilo di una persona intenzionalmente solitaria, che attivamente crea le condizioni delle propria solitudine e che si premura di mantenersi a distanza di sicurezza dall’Altro? Potrebbe essere utile chiedersi quale sia il vissuto affettivo che costituisce la matrice di questo "scientifico evitamento di situazioni sociali". Forse è la paura che, avvicinandosi all’Altro, l’Altro frustri il suo atavico desiderio di riconoscimento?

Anche altre paure sono ipotizzabili. Paura dell’intimità? Paura di deludere le aspettative? Paura che le aspettative altrui non collimino con le sue inclinazioni personali? Paura che l’Altro le faccia del male? Senso di inadeguatezza? Timore di non essere accettato e giudicato?

Insomma, da cosa si sta difendendo e perché?

Un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla a esplorare le risposte a queste domande, per dare senso all’esperienza spiacevole che sta vivendo e comprendere le strategie efficaci per affrontarla.

Capisco possa sentirsi scoraggiato dopo passati tentativi terapeutici improduttivi. Tuttavia, ciò non significa che il cambiamento non possa avvenire. È cruciale trovare il terapeuta giusto con cui instaurare una relazione costruttiva in un clima di accettazione, senza fretta e senza giudizio, nel rispetto dei suoi tempi e dei suoi bisogni.

Il messaggio stesso che ci rivolge attesta il suo desiderio di essere visto e ascoltato, e suggerisce che in lei esiste ancora una parte vitale che vuole esprimersi. Potrebbe valere la pena di riprovarci.

Dott. Davide Giusino

Dott. Davide Giusino

Lecce

Il Dott. Davide Giusino offre supporto psicologico anche online

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online