Ho 23 anni e sono ormai 5 anni che non ho più una vita sociale. Ho perso tutti quelli che erano i miei amici di infanzia e quando mi sono iscritto all'università ero ansioso di fare nuove amicizie, ma non ne sono stato capace. Sono molto introverso e non mi riesce naturale relazionarmi a degli sconosciuti. In un anno intero non ho conosciuto una singola persona. Poi ho fatto amicizia con due ragazzi, ma non abbiamo mai avuto una vera e propria vita sociale insieme.
In questi ultimi due anni di pandemia mi sto sentendo più solo che mai. Non vedo i miei amici da prima che cominciasse tutto, e stando chiuso in casa per tutto questo tempo ho cominciato a soffrire di depressione e solitudine.
Di recente ho conosciuto una ragazza, una bravissima ragazza; mi sono illuso di aver trovato una compagna (che ho sempre cercato, ma non ho mai avuto) e di essere uscito dalla depressione. Quando ho scoperto che in realtà è fidanzata mi sono abbattuto drasticamente.
Ormai non riesco più a concentrarmi, ne a godermi le piccole cose. Vorrei uscire di casa un po' più spesso, fare nuove esperienze, ma la depressione vince sempre e mi rinchiudo sempre più in casa, aumentando il sentimento di solitudine.
Tutti i giorni penso agli amici che ho perso (molti dei quali sono contento di aver perso), a quello che non ho, e immagino il mio futuro privo di una vita sociale e privo di una compagna. Trattengo le lacrime agli occhi per tutto il giorno, e quando mi sfogo piangendo in camera tremo dalla paura, paura di restare da solo per tutta la vita. La cosa che più mi fa paura è che ciò mi sembra molto reale. In 4 anni da studente universitario ho conosciuto solo due persone e, per via del mio carattere molto introverso, temo di non poter fare di meglio..
Per questo motivo sto pensando costantemente di farla finita, di smettere di soffrire una volta per tutte. Se ancora non l'ho fatto è per paura e per non far soffrire i miei cari, ma non so per quando possa resistere.
Per favore, vi chiedo aiuto.
Gentile studente universitario,
credo che le servirebbe un percorso di psicoterapia dove potrebbero aiutarla ad acquisire competenze relazionali. Ciò detto potrebbe incominciare a fare qualche attività che in primo luogo le piaccia e che comporti interazioni con suoi coetanei: es. qualche sport di gruppo, giocare a scacchi in qualche associazione....
La sua, purtroppo, è una condizione comune a molti suoi coetanei che, assorbiti in modo anomalo da strumenti informatici, non riescono più a mettersi in rapporto dal vivo con altri, ma se si ripensa a come si è diventati amici anni prima, ci si rende conto che si era più disponibili ad ascoltare ed accogliere l'altro, oggi sembra che l'altro ci intimorisca, che si tema di essere giudicati e, talvolta, ci si pone in competizione...
Oltre ad augurarle ogni bene, penso che lei, presa consapevolezza della situazione, abbia gli strumenti per superare le difficoltà ed organizzarsi un futuro ricco di soddisfazioni.
Susanna Bertini, Torino
Caro Roberto
su, via, alla tua bella età non si può essere triste e depresso. Anche se fai di tutto per esserlo chiudendoti in te stesso e afflosciando tutta la tua bella energia. Incomincia con il chiederti giorno per giorno "che cosa voglio?" che cosa mi rende felice, cosa voglio realizzare. Poi vedi cosa puoi fare per realizzarlo, per attuarlo , per rendere concreto quello che desideri. Ti faccio un esempio. Voglio conoscere e stare con una ragazza (tuo desiderio). Bene, lascia perdere tutte quelle seghe mentali della timidezza e invece pianifica come puoi conoscere una ragazza. Quali luoghi frequentare, con chi frequentarli, come vestirti, di che cosa parlare... e non avere fretta. Familiarizza con l'ambiente, con quelli che conosci e soprattutto cerca di divertirti, cioè di fare cose che ti piacciono e ti tengono allegro. Non essere troppo selettivo all'inizio, accetta quello che ti capita e poi piano piano cestini quello che ti piace meno. Inizia e non farti troppi problemi. Incomincia a fare e poi...vedrai che le cose avanzeranno da sole.
auguri!
Buonasera Roberto,
a volte accade che il pensiero si avvolge, intorno alle situazioni che viviamo, sempre nella stessa direzione. Questa operazione apparentemente incontrollabile funge da zavorra sulle opportunità che viceversa potrebbero aprirsi.
Siccome ciascuno può essere artefice dei propri accadimenti, occorre liberare il pensiero per recuperare l'interesse che è proprio del bimbo curioso e desideroso di esperienze. Certamente anche in lei si annida il piacere di raggiungere la soddisfazione, si tratta di riscoprire le sue capacità per avventurarsi con rinnovato movimento nella direzione di un benessere.
Provi a considerare di intraprendere un percorso di aiuto supportato da un professionista dell'ascolto.
Rimanendo a disposizione porgo cordiali saluti.
Giancarlo dr. Gramaglia
Torino
Il Dott. Giancarlo Gramaglia offre supporto psicologico anche online