Obiettivi

Mauri

Buonasera,
durante tutta la mia vita ho perseguito obiettivi molto impegnativi. Oggettivamente giorno dopo giorno dopo giorno, mi sto rendendo conto che ho molte difficoltà per portarli avanti perchè mi mancano i mezzi necessari come soldi e potere sociale. Sto facendo un grande lavoro su di me e mi sto rendendo conto che la mia auto-molestia è dovuta alla mia concezione mentale di avere successo.
Ho seguito i consigli sul cambiare i miei obiettivi, (sono stato quasi un anno in terapia) perchè troppo lontani, poi accetto il fatto di avere lacune e troppe poche garanzie di riuscita. Durante questa mia ricerca di altri obiettivi sostitutivi di vita, ogni volta che provo a immaginare cosa mi piacerebbe fare, vedo già la fine e se la fine non è un ruolo di successo (sempre secondo i miei canoni etc etc) mi dispero e mi arrabbio sempre per la mancanza di mezzi.
Il problema principale è che se l'obiettivo che voglio raggiungere non è "di successo" il resto non mi interessa. Lo stare in mezzo, accontentarmi di quello che posso avere, mi fa cadere nella rabbia e nella frustrazione.
Per esempio ho il pallino fisso che io non voglio condurre una vita sotto i 75K l'anno. Prima volevo farlo disegnando ma siccome il mercato dei disegnatori si è saturato il compenso dei disegnatori da parte delle aziende (molto più furbe del popolo) si svaluta sempre di più perchè c'è gente che lo fa gratis creando esorbitanti turnover di stagisti for free per le aziende ricche. Al che ho cambiato obiettivo e sono entrato nel mondo delle vendite perchè pensavo che più vendevo più guadagnavo. invece nonostante l'impegno. il leccaggio di culo ai capi etc, e la mia bravura nel portare risultati mi ritrovo sempre con lo stesso salario. Ho persino deciso di aprire un attività mia, convinto del fatto di essere padrone della mia vita, ma mi sono reso conto che da solo non andavo da nessuna parte perche dovevo pagare tutti quanti i collaboratori non volendo rimanere in debito con nessuno, quindi nel mio progetto mentale avrei superato i 75k netti all'anno solo dopo 15 anni di frustrazione e compromessi con tasse, commercialisti venditori e fornitori, e non era nemmeno detto che ci sarei riuscito, quindi alla fine ho interrotto anche quel percorso. Adesso son di nuovo nel mondo delle vendite ma non esiste carriera e nel giro di 5 anni si è abbassato anche il salario dei big manager. Da tutte queste esperienze ho imparato molto sulla contrattazione sul lavoro, su come usare gli altri etc etc etc etc ma non sono mai stato felice, mai in tutta la mia vita. Non piango da circa 10 anni e considero il fatto che chiunque stia sotto una certa cifra annuale sia un operaio e io che ne guadagno 20.000 lordi, mi considero quasi uno schiavo. Voglio capire perchè nella mia testa ogni volta che mi metto un obiettivo o lo faccio per avere qualcosa di consistente in cambio oppure rinuncio completamente. Non riesco a cogliere le tanto millantate cose belle della vita. E avendo avuto poi così tante delusioni per obiettivi troppo alti rispetto le posizioni da cui partivo mi sono deluso da solo. Ancora continuo a pensare che se non vivo da ricco la vita è una merda totale infatti non costruisco relazioni e non considero nessuno, penso che nessuno sia importante compreso me stesso. Che malattia mi sono provocato? perchè non vedo bellezza in tutto questo marasma di operai e melma sociale? tra l'altro non sono nemmeno snob, nel senso che non voglio essere benestante per sentirmi al di sopra degli altri, con gli altri nemmeno mi ci misuro. Anzi provo un po di graziosa pietà per chi prega o dice di apprezzare le piccole cose o afferma di accontentarsi di quel poco che ha o per quelli che si ritengono fortunati di non essere nati in Africa.
Parlo volentieri con tutte le categorie sociali dal barbone all'amministratore delegato e tratto tutti allo stesso modo senza nessuna differenza e tra l'altro sono completamente onesto con chiunque senza voler innescare pensieri o chissà cosa nella testa degli altri.
Non voglio nemmeno costruire un immagine nella testa dell' altri che sia diversa dal mio essere. Inoltre mi sento poco legittimato a comprarmi perfino cose essenziali.
Le aggravanti della mia depre sono dovute però alla condivisone forzata dei mie spazi coi coinquilini e del mio tempo (lavoro all interno di un team con orari pressanti e turnazioni).
Questa cosa è quella che mi fa sentire ancora più triste. Ultimamente a parte rabbia e tristezza non mi si rizza più nemmeno il pisello. Non so come sia riuscito ad arrivare a tanta bassezza mentale. Ho perdonato mio padre e mia madre e la società che non vuole cambiare e il mondo che esisteva da prima di me e esisterà dopo di me. Mi sento comunque una nullità. Ogni giorno cerco un motivo per non suicidarmi perchè non faccio una vita di qualità (qualità in termini di tempo speso a fare cose che mi piacciono) e non faccio una vita che corrisponde al mio essere libero (devo per forza fare qualcosa in funzione degli altri sempre perchè da solo sto benissimo ma non posso campare vivendo da solo) e slegato dalle dipendenze di lavoro, rapporti forzatamente ossequiosi (tenere un buon rapporto con coinquilini amici famiglia e colleghi). Non ho uno spazio mio e non voglio indebitarmi con una banca per 30 anni. Non lo so cosa mi possa piacere,, mi piace solo vincere, ma nelle battaglie in cui gioco ho pochi mezzi per vincere e le altre battaglie non mi interessa combatterle perchè il premio non è appetibile. Cosa mi succede? tra l'altro non provo nemmeno sensi tipo: dimostra qualcosa a te stesso o agli altri, non ho mai provato cose così nemmeno da piccolo.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno, la sua autoanalisi dà una panoramica dei suoi schemi mentali molto lucida, praticamente focalizzata sull'avere un tenore di vita alto senza misurarsi con la mediocrità e la precarietà dell'attuale assetto sociale. Sarebbe interessante capire da quali input tali schemi si siano strutturati e perchè (modelli suggeriti dai mass media, esperienze di vita, educazione familiare, ecc)

Ha già seguito una psicoterapia per cercare di ristrutturare le sue convinzioni, che di fatto non definirei sbagliate, piuttosto disfunzionali, dato che la società in cui viviamo non ci dà garanzia di sicura riuscita in senso economico...ma è l'unica strada che riesco a suggerirle, da psicoterapeuta quale sono. Da come scrive, lei mi sembra dotato di buona intelligenza, la usi per allargare il suo orizzonte e per trovare piacere in altri ambiti, uscendo giocoforza da un'ossessione mentale incentrata sul denaro che, secondo me, non può portarla ad essere, se non felice, almeno sufficientemente sereno. Mi scusi se non ho risposte più convincenti. Un saluto

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Padova

La Dott.ssa Daniela Benvenuti offre supporto psicologico anche online

Lei ha imparato a "usare gli altri" e a compiere tutta una serie di atti distruttivi nel campo delle relazioni umane.

E si lamenta del vuoto cosmico che le risuona dentro.

Potrebbe non esserci più speranza, visto il modo in cui si è trattato e ha trattato gli altri. Ma voglio credere a un novello Siddharta, quindi: molli tutto e vada a prestare servizio di volontariato tra gli "ultimi" per qualche anno, lontano: in India, in Equador, in Perù ... organizzazioni ce ne sono tante. Non guadagnerà una lira ma potrebbe guadagnare l'intero universo.

Ha avuto il coraggio di mettersi alla prova in campi completamente inutili per la sua consapevolezza di essere umano. Provi ad avere quest'altro coraggio. 

Vada. Non aspetti.

Buongiorno, ho letto le sue parole...i suoi obiettivi, i suoi sogni, i tuoi desideri , le sue delusioni, se stesso,...tutto sembra perdere di valore, nulla sembra avere un senso.
Siamo in una società che ci insegna che primeggiare , conquistare , dominare, siamo in una società sia la strada verso la felicità e noi la seguiamo, fiduciosi, con il nostro carico di timori e incertezze, per poi ritrovarci con niente mano,… Ci sentiamo ingannati, ci sembra di aver girato a vuoto, di aver percorso 1000 strade e poi non capire il senso di tutto ciò, non capire da dove si è arrivati o dove si stava andando. A volte in un mare così oscuro , quello che può essere una luce, un faro, è la consapevolezza che non siamo soli, che questo vivere ci appartiene, come esseri umani e che, se si può condividere con qualcuno, con qualcuno che in quel mare ci è stato o ci è ancora, allora ci si può dare la mano, perché l'umanità è un bene prezioso, anche se non sempre la nostra umanità , il nostro dolore, ci da' la soluzione, o ci indica la strada. La possibilità di non sentirsi soli nel dolore , in un mare oscuro , ci può aiutare a trovare la via , piano piano.
Non so se ho trovato le parole giuste per darle un po' di conforto, ma in questo mondo dove la sofferenza c'è, anche se si fa di tutto per negarla, allentarla, allontanarla, cancellarla, a volte diventa la strada per riscoprire se stessi e un altro mondo, invisibile agli occhi ma non al cuore.

un caro saluto, Cecilia