Da “diminuire il dolore dentro” ad “aumentare il senso intorno”

Davanti ad una perdita, tanto più se significativa, improvvisa o traumatica, la reazione istintiva può essere di volere rimuovere il dolore, rimpicciolirlo, restringerlo, ridurne l’ingombro fino ad eliminare sofferenza percepita come insopportabile, nel più breve tempo possibile.

Un approccio ribaltato (Tonkin, 1996) e riflessivo all’elaborazione del lutto suggerisce invece di considerare la dimensione del dolore connesso alla perdita, ovvero il suo “ingombro”, come sostanzialmente stabile; quello che cambia è la costruzione dell’esperienza intorno ad esso il cui “spazio” può essere esteso ed ampliato. In quest’ottica, il vissuto del dolore si ridimensiona, non per minimizzazione, ma poiché viene collocato in uno spazio più ampio, quello della vita che prosegue arricchita da nuove ed estese esperienze che includono e non escludono quel dolore.

Il lutto, la perdita, la morte stessa e il dolore che ne consegue vengono allora incorporati nel significato dell’esistenza e partecipano alla costruzione evolutiva della stessa identità.

La variabile inevitabile resta il tempo, si potrebbe obiettare. Si, variabile, dinamica, appunto, non costante, si potrebbe controbattere!

Un percorso psicologico di accompagnamento può facilitare l’assunzione di tale prospettiva e supportare nell’affrontare eventuali resistenze o blocchi che rischiano di rendere l’elaborazione problematica, rallentata o dilatata nello spazio-tempo dell’esistenza, verso una elaborazione più fluida, concisa e solida.

Ma che cosa è motivo di dolore? Solo il lutto, cioè la sopraggiunta assenza per morte fisica di qualcuno o anche altre condizioni di perdita immateriale, come quella che, al variare di condizioni di vita ed esistenza, può riguardare ad esempio il ruolo, l’identità, i significati e i valori?

La letteratura scientifica si è interrogata se la definizione del dolore e sofferenza anche ai fini del corretto intervento terapeutico debba circoscriversi al solo evento morte o debba piuttosto estendersi a varie forme di esperienza che richiamino la perdita in senso materiale o simbolico. Le recenti risposte vanno nella direzione di accomunare tali tipologie di esperienza specie per le fasi del processo di elaborazione che le caratterizza.

Inoltre, sempre più i modelli teorici hanno esteso il campo di indagine ed intervento dal solo piano intrapsichico al piano corporeo, interpersonale, culturale ed esistenziale. I più recenti modelli teorici integrati (IPM, Integrated Process Model) sul dolore e perdita suggeriscono un approccio multidimensionale, ovvero che consideri contemporaneamente le diverse dimensioni coinvolte nel vissuto ed elaborazione del dolore da parte della persona nel suo intero: fisica cognitiva, emotiva, sociale, spirituale.

Riferimenti bibliografici

Guldin, M., Leget, C. (2024) The integrated process model of loss and grief - An interprofessional understanding, Death Studies, 48:7, 738-752, DOI: 10.1080/07481187.2023.2272960

Tonkin, L. (1996). Growing around grief—another way of looking at grief and recovery. Bereavement Care15(1), 10–10. https://doi.org/10.1080/02682629608657376

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