Elaborare dignitosamente un lutto rilevante

fabrizio

Gentili Psicologi, ho 62 anni, figlio unico e celibe,e mia madre novantenne è deceduta da poco. Non ostante mi avesse avvertito da tempo, data l'età avanzata, il dolore è egualmente pesante. Ho letto l'articolo sull'elaborazione del lutto ed ho notato che, delle 4 fasi, le più difficili sono la seconda e la terza, nelle quali la mancanza della persona cara si fa più sentire. Chiedo molto brevemente: come si può elaborare dignitosamente un lutto rilevante? Ringrazio anticipatamente per l'attenzione.

18 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile, 

da quanto scrive mi sembra di capire che avesse un rapporto molto profondo con sua madre, e di conseguenza è comprensibile la difficoltà che attualmente sta incontrando nell'elaborazione del lutto. Mi sento di rassicurarla sul fatto che di solito l'elaborazione del lutto, per quanto doloroso, è un processo naturale e spontaneo. Infatti, da quanto scrive, sembrarebbe che la morte di sua madre sia avvenuta solo di recente. Non è possibile stabilire un tempo nel quale tale processo dovrebbe verificarsi e concludersi, ma indicativamente è possibile supporre che il dolore e la sofferenza acuta tende ad alleviarsi in pochi mesi.

Ciò detto, ci sono alcuni casi nei quali l'elaborazione del lutto subisce un blocco, andando incontro ad una situazione di cronicizzazione. In questi casi sarebbe meglio rivolgersi ad un professionista che possa aiutare a comprendere le motivazioni che "remano contro" la possibilità di superare in modo adattivo un trauma come quello della perdita di una persona molto cara. Non so, da quello che scrive, se sia questo il suo caso.

In ogni caso, se volesse capire meglio quello che le sta succedendo ed eventualmente procedere ad una valutazione più approfondita della situazione che sta vivendo al momento, sono disponibile ad un incontro.

Un caro saluto

Gentile Fabrizio,

l'elaborazione del lutto richiede un ingrediente fondamentale: il tempo. Da quanto scrive la scomparsa di Sua madre è un evento piuttosto recente. Si conceda quindi il tempo perché Le sia progressivamente possibile fare i conti con questa importante perdita (nonostante l'evento fosse ineluttabile e l'età di Sua madre piuttosto avanzata).

Non esiste un modo "universale" per un'elaborazione "dignitosa" (esistono elaborazioni non dignitose?); un supporto potrà eventualmente aiutarLa nel fare i conti con il dolore legato alla Sua perdita.

Un cordiale saluto.

Gentile signore, l'elaborazione di un lutto è un proccesso che necessita del giusto tempo. Generalmente un individuo compie un anno di tempo prima di riuscire ad elaborare il lutto in maniera definitiva, attraversando varie fasi e momenti alterni. Mi sento dunque di rincuorarla sul fatto che è passato poco tempo dalla perdita di sua mamma, per cui è abbastanza normale sentirsi ancora così vulnerabile.

Se tuttavia si rende conto di voler essere supportato in questo delicato momento della sua vita, si rivolga ad un professionista in modo tale da ricevere l'aiuto necessario.

Cordiali saluti.

Gentile Fabrizio,

un lutto  in elaborazione come lei descrive  consta di più fasi . Credo che nel suo caso il lutto di sua madre ha un senso importante e significativo  per lei e le consiglierei una consulenza psicologica , così da elaborare meglio il senso della perdita di una persona cara.

Quando il lavoro del lutto non viene compiuto, quando non si riesce ad elaborare la perdita e la persona non si distacca ma mantiene dei legami psicologici con i vecchi investimenti, allora subentra la depressione. Il dolore normale del lutto diventa malattia.Certamente bisogna conoscere la sua situazione affettiva , il dolore bisogna attraversarlo , il tempo aiuta se il senso di perdita continua chiederei aiuto aud un specialista.

Gentile Fabrizio,

purtroppo non esiste una tecnica "da manuale" per l'elaborazione del lutto. Sicuramente la mancanza di sua madre si fa sentrie con grande malinconia nella sua quotidianita', soprattutto perchè rappresentava il suo, se non unico legame affettivo. Infatti, dalle sue parole intravedo un  vuoto sul piano relazionale. Dal momento che non ha fratelli con cui condividere il dolore del lutto potrebbe dedicarsi ad attività che coinvolgano anche la partecipazione di altri in modo tale da ampliare la sua rete amicale, concentrarsi sui suoi bisogni e magari su nuovi progetti.

Gentile Fabrizio,

è molto difficile provare a dare una risposta che le sia utile, senza conoscere a fondo la sua situazione. Dalle sue parole credo si possa evincere che sta provando un grande dolore e che si pone il problema che questo dolore possa non essere "dignitoso" per un uomo adulto. Non so se si debbano necessariamente attraversare delle fasi del lutto, come si legge nei manuali. Sicuramente occorre tempo per elaborare una perdita importante, come possono aiutare le persone vicine, le relazioni e gli interessi che contribuiscono ad arricchire la vita di ciascuno. Se, nonostante gli aiuti che ogni persona può trovare in queste cose, si sente che il dolore è troppo grande e prende il sopravvento, forse è il caso di cercare la consulenza di un esperto che la aiuti a comprendere perché questa situazione, senza dubbio triste, sta diventando così sovrastante per lei.

I miei migliori auguri

Dott.ssa Francesca Fontana

Dott.ssa Francesca Fontana

Monza e della Brianza

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Prenderei le mosse proponendo una riflessione sulla “terminologia“ con cui è posta la Sua domanda. la parola “elaborare“ fa riflettere. E' una parola assai diffusa, attualmente, per caratterizzare la tematica a cui lei si riferisce, il “lutto“. etimologicamente rimanda al significato di “affaticarsi“, “lavorare con zelo“, fare qualcosa con molta “arte e diligenza“; riferito al cibo, poi, è un'espressione che allude al processo della digestione, il cui compito è di disporre il cibo all'assimilazione da parte dell'organismo. Non voglio dilungarmi oltre, in merito. Ciò solo per sottolineare un aspetto della questione che và problematizzato. Una perdita affettiva come la Sua è qualcosa con cui ci si trova a dover “fare i conti“ per tutta la vita. E ciò è qualcosa di assai più naturale e fisiologico di quanto generalmente si creda. Ricordi, stati d'animo, rimpianti; sensi di colpa, speranze deluse, cose non dette... Tutto questo “accade“, inevitabilmente, in relazione alla persona cara che si è perduto. Ed è comunque “qualcosa di dignitoso“, a prescindere da come e quando accada. La relazione con sua madre è tutt'altro che cessata. Ora essa si alimenta di immagini interiori, ma anche del legame che sussiste tra Lei e le persone che l'hanno conosciuta, o che la conosceranno “attraverso“ di lei. Questo “lavoro“, questo “travaglio“ è - anche, ma non solo - per l'appunto, “sofferenza“. Qualcosa che accade, a prescindere dai suoi pur migliori, “dignitosi“, propositi. Un saluto

Elaborare un lutto e' un'esperienza dolorosa e complicata, soprattutto quando la persona che e' venuta a mancare rappresenta una importante figura di riferimento. Questo mi sembra il suo caso. Può' essere utile condividere lo stato di sofferenza con altre persone, magari partecipando a un gruppo di sostegno o di auto aiuto. I gruppi possono essere un valido aiuto non solo per accompagnare la fase di elaborazione del lutto, ma anche per sentirsi meno soli e ampliare spazi di relazione.

Se la dimensione del gruppo fosse troppo difficile per lei in questo momento, le consigliere una terapia psicologica di sostegno.

Sono a disposizione.

Gentilissimo Fabrizio La perdita di un genitore è un’esperienza di cui non si ha esperienza. Ciò per dire che quando accade, sentiamo spesso il bisogno di esprimerla nei modi più personali che possiamo scoprire in quella particolare fase della vita. Nella mia esperienza umana e professionale, qualunque tipo di persona e caratterialità, sente il bisogno di esprimere questo evento nei modi più propri, a prescindere da qualunque derivazione socioculturale di appartenenza. Ricordo una giovane mamma che ha desiderato stare da sola un po’ di tempo con il suo bambino morto. Lo ha guardato, abbracciato e coccolato appassionatamente per il tempo che ha voluto darsi. Quest’esperienza di questa giovane donna, voluta nel modo in cui si è espressa, ha rappresentato, a mio parere, un momento elaborativo straordinario che le ha permesso di risollevarsi e riorientarsi nel suo vivere, ne sono certo. Spesso la morte del genitore, anche se coscientemente prevista, veicola ai figli la sensazione che sono diventati grandi e autonomi, e che pertanto devono cavarsela da soli, in quel bizzarro viaggio che è la vita. Essa rappresenta il momento in cui la persona analizza globalmente se stesso e verifica la presenza di quelle risorse che gli permettono di scrivere un nuovo, ulteriore capitolo di vita. Talvolta però, questa consapevolezza, si arricchisce di ansia, angosce e la conseguente “elaborazione” fatica a realizzarsi nella direzione di una miglior stabilità propria, opportuna al nostro miglior vivere. Parlarne rappresenta un primo passo elaborativo. Le parole hanno il potere di veicolare e al contempo trasformare le sensazioni impattanti che vengono provate. Parlarne con persone affidabili sul piano emotivo aiuta senz’altro. Talvolta però, occorre lasciarsi aiutare ed orientare in questo percorso e qui, l’aiuto di un professionista, non potrà che sostenerla. La saluto con affetto.

Dott. Giulio Grecchi

Dott. Giulio Grecchi

Monza e della Brianza

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Premesso che i tempi e le modalità di elaborazione del lutto sono individuali e dipendono molto dal vissuto con la persona cara defunta oltre che da eventuali eventi frustranti intercorsi nel tuo personale vissuto ti consiglio di rivolgerti a qualche collega della tua zona possibilmente Specializzato in Psicoterapia Analogica e in Ipnosi Dinamica ingrado di " resettare " il tuo vissuto per poi consentirti di elaborare " dignitosamente " il tuo dolore. Ciao, le mie più senyite condoglianze. Se vuoi puoi telefonarmi per poi incontrarci tramite Skype.

Dott. Artabano Febo

Dott. Artabano Febo

Pescara

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Gentile sig. Fabrizio,

il processo di elaborazione del lutto è un percorso emozionale interiore che di norma avviene senza che la persona se lo ponga come obiettivo consapevole, poichè in genere si tratta di stati emotivi che si susseguono e si trasformano progressivamente, come lei avrà letto. Sono certamente stati emotivi penosi, perchè si passa dallo stupore, al senso di perdita, all'impotenza alla rassegnazione e infine al riadattamento al vivere senza la persona che ci è mancata. Tuttavia se li accettiamo come "naturali", per quanto dolorosi, senza inibirli, censurarli o soffocarli dentro di noi, ma prendendocene cura, magari condividendo con amici e familiari i nostri sentimenti, questi vissuti nell'arco di un tempo che può variare da qualche settimana ad alcuni mesi, tendono a lasciare il posto ad un nuovo equilibrio senza la persona che abbiamo perduto. Lei dice che il suo è un lutto recente, quindi presumo che si trovi in una fase di sofferenza "fisiologica". L'elaborazione del lutto è però un processo che si può anche inceppare, e ciò si può dedurre dal fatto che questi passaggi emotivi si bloccano, o durano molto più a lungo, lasciandoci immersi in stati di umore depressivi o lasciandoci afflitti da un dolore intenso che non si attenua. Il lutto può anche rappresentare un evento traumatico, nel senso che le emozioni che ci induce le avvertiamo come intollerabili e possiamo sviluppare sintomi o disturbi come l'angoscia, l'insonnia, l'apatia cronica, ecc. In questo caso può essere utile rivolgersi ad uno psicologo o uno psicoterapeuta, per valutare insieme se il processo del lutto si sta "complicando". A volte possono bastare poche sedute per risolvere il problema. Se il lutto si configura come evento traumatico, nel senso che dicevo prima, ovvero emozioni intollerabili che si possono tradurre in disturbi o disagi evidenti nella vita quotidiana, è molto indicato il metodo dell'EMDR, molto efficace proprio nella terapia dei disturbi post-traumatici.

Credo in ogni caso che solo lei possa stabilire se, essendo passato ancora poco tempo, la sua sofferenza sia tollerabile e quindi da accettare come una fase inevitabile del processo del lutto, oppure se avverte il peso di un dolore che da solo non riesce a fronteggiare. In questo caso non esiti a consultare uno specialista per un supporto psicologico. Se ritiene utile approfondire questi aspetti non esiti a contattarmi.

Spero intanto di averle consentito di orientarsi meglio per comprendere la natura del suo attuale disagio.  

Con la mia vicinanza in questo doloroso momento

Un cordiale saluto 

La perdita della madre è dolorosa a qualsiasi età. Il lutto è un'esperienza di vita, e come avrà letto per elaborare il lutto è necessario il tempo e la presenza di re-investire le sue energie nella vita, non dimentichi questo richiede tempo. Non serve dimenticare ma ricordare che la persona cara è oggi a noi più vicina. Si prenda il tempo a lei necessario per affrontare questo nuovo passaggio della vita e se vorrà potrà farlo con l'aiuto di uno psicoterapeuta che la sosterrà in questo cammino.

Si tratta, mana mano, di trasferire l'investimento affettivo che prima era rivolto alla persona, spostandolo sui segni di quella che è stata la sua presenza. I segni devono inizailmente surrogare la persona reale, come tracce del suo passaggio. È il motivo per cui ci leghiamo agli oggetti o alle foto di coloro che abbiamo amato e che ci hanno lasciato: Questo permette a quel che era una volta realtà viva di farsi ricordo, e di trovare la propria collocazione mentale adeguata e non dolorosa.

buona sera

sono la dott.ssa filomena lopez psicologa, psicoterapeuta, mi dispiace per il suo lutto, ognuno trova un modo, parlando con la persona cara, oppure buttandosi nel lavoro, oppure si fanno aiutare dagli amici, occupandosi di una passione, la mente occupata aiuta molto, se non c'è la fa si rivolga ad un psicoterapeuta, lo so sono momenti duri ma ogni giorno facendo un passo alla volta il dolore sara meno pesante, forse riuscira a parlarne e a ricordare con un sorriso sua madre ... un abbraccio

Dott.ssa Filomena Lopez

Dott.ssa Filomena Lopez

Roma

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Buonasera Fabrizio,

perdere un genitore, a prescindere dall'età che aveva , è un dolore molto grande; è una ferita che può e deve essere curata, ma la cui cicatrice rimarrà per sempre... I tempi per elaborare un lutto sono abbastanza soggettivi e, certamente, se sua madre è venuta a mancare da poco, è ancora troppo presto per pensare di poter stare meglio!

Comunque sia, è importante poter parlare della persona che non c'è più, ricordare episodi di vita insieme, è necessario stare nel dolore, per poterlo gradualmente affrontare. La sofferenza non deve però impedire di continuare la propria vita. E' molto rischioso chiudersi in se stessi, perchè questo non fa che alimentare la tristezza e prolungare i tempi di ripresa. Nel caso in cui, con il tempo, si accorgesse di essersi ritirato dal punto di vista sociale, di essere apatico e demotivato a più livelli, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che la possa aiutare nel suo percorso di elaborazione del lutto. E' probabile che la perdita di sua madre abbia rotto un suo equilibrio interiore e che l'origine della sua sofferenza abbia radici più profonde!  

Buongiorno,

l'elaborazione di una perdita, per il vuoto che immacabilmente lascia, è un percorso che difficilmente si può sintetizzare in una procedura operativa, o in consigli scritti sinteticamente. Il tema principale resta quello di dotare di senso l'esperienza della perdita, partendo dalla consapevolezza che chi ci lascia si porta con sè qualcosa che nessuno potrà mai restituirci. Ma sono proprio queste cose che mantengono vivi in noi i ricordi di quelli che ci hanno lasciato.

Io vorrei lasciarla con una storia Zen che tratta proprio dell'esperienza che lei ha vissuto:

 ~~Un uomo ricco chiese a Sengai di scrivergli qualche cosa per la continua prosperità della sua famiglia, così che si potesse custodirla come un tesoro di generazione in generazione. Sengai si fece dare un grande foglio di carta e scrisse: «Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote». L’uomo ricco andò in collera. «Io ti avevo chiesto di scrivere qualcosa per la felicità della mia famiglia! Perché mi fai uno scherzo del genere? ». «Non sto scherzando affatto» spiegò Sengai. «Se prima che tu muoia dovesse morire tuo figlio, per te sarebbe un grande dolore. Se tuo nipote morisse prima di tuo figlio, ne avreste entrambi il cuore spezzato. Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto, sarà il corso naturale della vita. Questa per me è la vera prosperità».

Gentile
Fabrizio,la morte di una persona cara lascia un vuoto profondo ed è difficile rielaborare il dolore in breve tempo.La sofferenza è un sentimento naturale in questi casi ed è necessario concedersi di viverlo senza reprimerlo ma è altresì importante far si che non ci
impedisca di continuare a vivere la nostra vita.Sicuramente serve tempo per superare la perdita, ognuno ha un suo modo per recuperare 
il proprio equilibrio interiore. È importante darsi il proprio tempo, accettare le emozioni che le suscita questa situazione ed
eventualmente, se dovesse rendersi conto di essere ancora troppo scosso, dopo molto tempo, può rivolgersi ad uno sportello di sostegno psicologico vicino a lei che  possa aiutarla a completare il percorso di elaborazione. A presto

 Flavia Ilaria Passoni

Flavia Ilaria Passoni

Monza e della Brianza

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