ho perso mio marito da 6 mesi,dopo una breve e terribile malattia. Ho due figli adolescenti che reagiscono in modo diverso, in particolare il primogenito di 17 anni sembra non accettare la perdita del padre, rifiutando le visite al cimitero. sta ultimando gli studi per proseguire il lavoro del padre, ma pur essendo portato, dice di non volere lavorare in questo campo senza il papà. La ragazza ha 16 anni e sembra più consapevole della morte, ma non vuole parlare del periodo della malattia e del padre in vita. a volte non so come comportarmi
25 risposte degli esperti per questa domanda
Carissima, tu e la tua famiglia state attraversando un momento molto duro, tu parli solamente del dolore dei tuoi figli ma non accenni al tuo.. Ognuno di voi è chiuso nel suo dolore, e si difende da esso nel modo che più gli è facile,parlarne pare difficile, ma è importante riuscire a farlo, per elaborare il lutto, avvenuto, mi pare di capire, un po' "a sorpresa". Stai loro vicina, cerca il più possibile di ricomporre i pezzi della vostra vita come era "prima", ricostruiendo quelle che erano le vostre abitudini, provando a non chiudervi nel vostro dolore ma frequentando persone accoglienti che fanno parte della vostra rete familiare/amicale. Considera la possibilità di farti aiutare da uno psicologo, eventualmente coinvolgendo, se se la sentono, i tuoi figli. In bocca al lupo.
Salve, il lutto di un padre è un evento particolarmente doloroso e spinge le persone a riflettere sulla propria vita e le proprie scelte. Ognuno affronta la situazione a proprio modo, parlarne a volte è difficile perchè riattiva uno stato doloroso troppo forte. Sei mesi non sono tantissimi e andare al cimitero può essere un modo per perpetuare il dolore. Li lasci liberi di affrontare la cosa a modo loro, quando si sentiranno pronti a parlarne lo faranno spontaneamente. Da quanto dice mi sembra inoltre di capire che suo marito ha affrontato anche un periodo di malattia, che sicuramente ha sconvolto le vite dei suoi figli. Ora devono riappropriarsi della propria vita e organizzarla in base a se stessi e alle loro aspettative, piuttosto che in relazione a quello che hanno subito. Lei gli stia vicina e li sostenga senza forzarli a reagire se ancora non sono pronti. L'importante è che resti vigile riguardo al loro umore e ai loro comportamenti. Dopo un lutto è normale essere tristi, se questo stato però da adesso in poi si perpetua per altri mesi e/o provoca cambiamenti della loro personalità allora sarà il caso di parlarne col medico curante per evitare lo sviluppo di patologie spiacevoli. Per il momento però è tutto normale. Non si preoccupi.
Cara signora, mi dispiace molto per suo marito. Il lutto ha bisogno di tempo, tanto tempo per essere sopportato. Non si metta un'eccessiva preoccupazione per i figli, reagiscono in modo diverso. Si domandano forse da adolescenti che si sentono invincibili 'Perchè è morto?' e più che accettare devono rassegnarsi a questo limite, e al 'Che si fa ora?' devendo ricostruire la quotidianità senza il padre, sentendosi così fragili. Lei forse non ricorda ora solo le parti più belle e buone di suo marito? E' unaa fase di idealizzazione tra le più frequenti nelle donne che perdono il loro compagno. 'Il tempo è galantuomo', vedrà che in Aprile sarà già un'altra vita. Si faccia coraggio,
Salve Barbara, il tema della morte è sempre difficile da affrontare, soprattutto se avviene in mdodo così celere e traumatico come lo avete vissuto voi. Ritengo che in questi momenti sia fondamentale essere uniti e parlare di ciò che è accaduto, naturalmente ogniuno ha i suoi tempi e non si deve sentire forzato afarlo se non è pronto. Ciò che potrebbe esservi utile, in una situazione come la vostra, potrebbe essere chiedere aiuto ad un esperto che si occupi di psicoterapia familiare, in mdo tale che possiate elaborare insieme questo difficile momento. Buon tutto,
L'elaborazione del lutto attraversa stadi diversi, a seconda dell'età e del tipo di legame che avevamo con la persona scomparsa. A questo proposito le consiglio di non forzare sua figlia a parlare del padre; le verrà spontaneo in seguito, dopo aver lasciato lo spazio necessario alla riflessione e all'introspezione che una così dolorosa perdita, necessita e comporta.Riguardo al ragazzo mi sento di darle lo stesso consiglio; non forz
L'età dei suoi ragazzi è delicata, credo che potrebbe essere importante non chiedere direttamente cosa provano ma creare delle situazioni in cui possano parlare del loro dolore quando se la sentono. Per esempio fare delle cose assieme e lasciare a loro la scelta dei discorsi da affrontare. In sostanza non li sforzi a parlare che forse è più un bisogno suo (comprensibile!!) e aspetti pazientemente che diano dei segnali. Per quello che riguarda i, ragazzo è chiaro che a 17 anni non è in grado di scegliere e il comportamento contraddittorio sembra voler dire che ha un suo modo di ricordare il padre studiando in quel settore, ma vuole anche sentirsi libero di realizzarsi senza l'angoscia del lutto. Tenga conto che per elaborare un lutto è necessario almeno un anno.
Cara Barbara, penso che sia passato ancora troppo poco tempo per valutare in maniera approfondita la situazione. Il processo di elaborazione del lutto è lungo e complesso e varia a seconda della storia di vita di ognuno. In una prima fase ci può essere un periodo di negazione della perdita e talvolta anche di assenza di dolore, è una maniera di difendersi dalla sofferenza. Inoltre, per dei ragazzi così giovani la perdita del padre è qualcosa di innaturale per cui l'accettazione può essere più lunga e dolorosa.Per quanto riguarda suo figlio, manca ancora qualche mese alla fine dell'anno scolastico, forse avrà modo di chiarire i suoi desideri. Io credo che lei debba avere un atteggiamento da "equilibrista", parlando della situazione, non facendo finta di niente, ma senza invadere il loro spazio emotivo. A poco a poco è importante che possano parlarne ed esprimere i loro sentimenti, soprattutto quelli di rabbia, con lei o con l'aiuto di uno specialista se la negazione persiste e la sofferenza è troppo elevata. Rimango a sua disposizione per altre domande e chiarimenti
Cara Barbara, il lutto è un momento complesso dove emergono sensazioni negative (depressione, tristezza) accompagnati da rabbia, impotenza..... Il "non parlare" o "andare al cimitero" sono comportamenti di evitamento, che in parte non permettono di rielaborare in modo spontaneo il dolore o le diverse sensazioni legate a quel momento: la malattia, la morte del papà o altri. L'aspetto più importante in questo momento per i suoi figli è quello di esprimere il loro dolore o le sensazioni negative vissute prima e dopo la morte del papà Un saluto
Gentile Utente, la scomparsa di una persona cara è un evento che richiede un certo tempo per essere elaborato e superato. E' possibile che i congiunti manifestino comportamenti che sembrano irrazionali, ma in realtà indicano il loro dolore per l'accaduto. Penso che l'importante sia rimanere uniti e nonostante la grave perdita guardare avanti, perché probabilmente Suo marito vorrebbe così. Cordiali saluti
gentile signora Barbara, è sempre molto difficile affrontare argomenti come quello che propone. Ritengo tuttavia di poterle fornire qualche piccola “dritta” (perdoni la leggerezza del termine) perché non abbia la sensazione di essere inadeguata nei comportamenti con i suoi figli. Parliamo del ragazzo: 17 anni, primogenito, rimane l’uomo di casa. È comprensibile che egli senta su di sé il carico di “portare sulle spalle” la famiglia. Magari Lei lo ha già ampiamente rassicurato che farete tutto insieme e ''ottimisticamente, come sono una mamma può fare in questi momenti'' ha detto loro che ce la fare. È sicuramente così; tuttavia per un uomo che si ritrova in breve tempo nella posizione di suo figlio è un atteggiamento comprensibile. Mi riferisco al lavoro. Quanto alle visite al cimitero purtroppo il discorso è ulteriormente complesso. Non credo che si tratti di una difficoltà ad accettare la morte del padre, ma potrebbe essere un modo di prendere le distanze dal luogo in sé. Mi permetta di parlare per esperienza personale, non così diretta, per fortuna al momento. Riprenderà gli studi quando si sentirà pronto per farlo, ma Lei “la mamma“ dovrà sempre sempre aver cura di non forzare in alcun modo le sue scelte. Faccio qualche precisazione perché potrebbe capire,in qualche modo, di preferire lo svolgimento dell’attività del padre. La ragazza, 16 anni: be’, sappiamo bene che le donne siete sorprendenti nella vostra capacità di recuperare dalle esperienze negative, decisamente più di noi maschietti…! Anche lei troverà i suoi tempi: a fronte di una vita, sei mesi sono davvero pochi. Sua figlia mi sembra darle meno “preoccupazioni”, se così si può dire. In generale, mi permetto di suggerire l’atteggiamento che potrebbe farla/farvi stare meglio: si tratta di un atteggiamento “attivo”, costruttivo: l’elaborazione del lutto non è qualcosa che viene da sé. Va assecondata, coltivata. Certo, parlarne è difficile. Però potete utilizzare qualche strategia: invitate a cena degli amici di Suo marito, fatevi raccontare (e raccontate con loro) episodi positivi e belli del passato. Ricostruitene un’immagine realistica (significa non sempre e non solo delle cose positive, es. aspetti del carattere). Raccontatevi aneddoti, scherzi, cose simpatiche: i suoi figli sanno come la corteggiò suo marito. Vi troverete a sorridere senza che ve ne accorgete. Dopo un po’, lasciatevi guidare da un bel film, magari del regista preferito di Suo marito. Come lo avrebbe commentato? Servirà per fare vostra un’idea di lui a cui difficilmente avevate pensato quando era in vita. Vi troverete a ripensarlo senza i sentimenti (negativi) che ora sono ancora presenti. Quando vi sentirete pronti, potete avvicinarvi ad una elaborazione più profonda: sarete pronti per parlare della morte e questo avrà un effetto marginale sulla vostra vita, l’avrete “metabolizzata”, resa “normale”. Potrete magari vedere un film molto profondo su quei contenuti. Spero di averle dando qualche spunto utile. La prego di non esitare a ricontattarmi nel caso volesse approfondire questi aspetti. Un caro saluto.
Gentile Sig.ra Barbara, superare un lutto in un'età così delicata come quella dei suoi due figli non è cosa da poco. Anche Lei sta affrontando il dolore della perdita del suo compagno di vita. Aiutare gli altri, soprattutto i propri figli,quando si soffre per un lutto così importante è veramente difficile. E'chiaro che ci vorrà del tempo(in genere, non meno di un anno) per affrontare, con un minimo di serenità, il doloroso evento che ha investito la vostra famiglia. In tanti anni di professione, mi sono reso conto che i lutti e le separazioni affettive sono tra gli eventi maggiormente stressanti. Ho riflettuto molto sull'argomento e alcuni anni fà ho scritto due articoli che mi farebbe piacere che Lei leggesse. Forse non potranno aiutarla subito, ma se li rileggerà anche in seguito (quando sarà più serena e avrà maggiori risorse),probabilmente s'accorgerà che, in qualche modo,potrebbero esserle già serviti. Qui di seguito,le invio le coordinate per scaricare i PDF dalla rete: 1) QUANDO LA MENTE NON SERVE: AL DI LA’ DELL’ACCETTAZIONE E DEL RIFIUTO www.studiopsicoterapiabonaventura.it/files/I_QUANDO-LA-MENTE-NON-SERVE.pdf 2) QUANDO LA MENTE NON SERVE: IL SILENZIO DELLA MENTE www.studiopsicoterapiabonaventura.it/files/I_QUANDO-LA-MENTE-NON-SERVE.pdf Distinti saluti
Latina
Il Dott. Nunzio Bonaventura offre supporto psicologico anche online
Cara Barbara, la vostra perdita è motivo di profondo dolore e come scrive bene lei, ognuno dei suoi figli reagisce diversamente. Cercate, per quanto possibile, di rispettare ognuno il proprio dolore, in modo che non vi allontani, ma vi avvicini. Distinti saluti.
Gentile Barbara, capisco empaticamente il Suo grave e profondo dolore, acquito anche dalla responsabilità di aiutare i Suoi 2 figli a superare la medesima sofferenza. Tuttavia devo dirLe che se anche siete uniti nel dolore, ognuno di voi ha le proprie modalità e caratteristiche peculiari per elaboralo e superarlo!! Quindi lasci che i Suoi figlioli - ognuno per conto proprio - possa trovare il modo per 'riconciliarsi' con un padre che li ha - suo malgrado - 'lasciati soli'!! Un padre ormai materialmente assente ma presente - ora più che mai - dentro di loro!! Lasci che ognuno riesca ad elaborare il lutto attraverso le proprie risorse interiori ma anche attraverso quelle esteriori/sociali!! Lei stia loro vicino, faccia sentire la Sua presenza ma non dia consigli e/o suggerimenti (se non richiesti) e soprattutto non "forzi" Suo figlio ad andare al cimitero (non tutte le persone hanno questo tipo di culto)!! Sarà lui stesso , se ne sentirà il desiderio, a decidere quando e se andare. Per quanto riguarda il futuro lavoro di Suo figlio (lo stesso del padre), tenga presente che attualmente egli sta vivendo un senso di 'abbandono' e potrebbe essere un po' impaurito e confuso (anche se non lo evidenzia palesemente); gli dia del tempo e lo inviti a riflettere sul da farsi senza fretta!!! Per quanto riguarda Sua figlia che rifiuta di parlare degli eventi di lunga sofferenza del padre, non insista!!! Sono passati solo 6 mesi e Le assicuro che per due adolescenti vivere una tale e precoce esperienza luttuosa é molto più doloroso e faticoso che per gli adulti, almeno in questo primo periodo!!! Cara Barbara, sperando che queste mie parole Le possa essere utili e di conforto, Le esprimo le mie sentite condoglianze e se ritiene di aver ancora bisogno sono a Sua disposizione. La saluto cordialmente.
Gentile Barbara, La morte e' un evento traumatico che ha bisogno di essere "sofferto" per poter essere elaborato. Inoltre i meccanismi di difesa servono inizialmente per poter continuare a vivere con la perdita e l'evento traumatico stesso. Diventano disfunzionali se formano blocchhi dovuti a problemi significativi preesistenti e o alla mancata possibilita' di essere contenuti. Quindi la censura non serve, ma allo stesso tempo il contenimento con amore e'indispensabile. In situazioni del genere e' naturale chiedere aiuto per instaurare un giusto holding che ci permette di ritrovare la gioia di vivere nonostante la morte. un grande abbraccio a lei e ai suoi figli.
Gentile Signora, la perdita di una persona cara, come il proprio compagno di vita, rappresenta un momento di grande dolore e difficoltà per tutti i suoi cari. In questo momento, è opportuno che lei cerchi di essere presente il più possibile con i ragazzi, accentuando il dialogo, la comunicazione ed i tempi di condivisione. Non faccia l'errore di soffocarli ! Successivamente, vedrà come essi stanno elaborando il lutto della figura paterna e, qualora, ne avessero bisogno si rivolgerà ad uno specialista del settore. La perdita di un genitore è un dolore oggettivamente grande ed è il tempo ad attenuare questo tipo di sofferenza. Auguri per una prossima serenità
Roma
La Dott.ssa Maura Livoli offre supporto psicologico anche online
Gentile Sig.ra, i suoi figli, come Lei d’altronde, stanno tentando di attuare la necessaria ed inevitabile elaborazione del lutto per il padre, processo doloroso ma indispensabile per poter “andare oltre” nel proprio percorso di vita. Lo devono attuare per giunta in un’età delicata come l’adolescenza. Il maschio si sente scoraggiato e demotivato, la ragazza tenta di elaborare attraverso il “guardare oltre ed ignorare il problema”. Col dovuto tatto, poco per volta, stimoli le occasioni per parlare coi suoi ragazzi di quanto è accaduto e del loro rapporto col genitore ed eventualmente cercate il supporto di una terapia psicologica di tipo sistemico-relazionale tutti e tre insieme. Un caro augurio
Padova
La Dott.ssa Daniela Benvenuti offre supporto psicologico anche online
Cara Barbara, un terribile dolore ha attraversato le vostre tre vite. farci i conti non è semplice, perchè ognuno ha una modalità di elaborazione diversa del "lutto". Il mio invito è in primis ad ascoltare il tuo dolore, così puoi aiutare i tuoi ragazzi. Se loro percepiscono la serenità di chi attraversa il dolore, non lo vivono con terrore. Anche loro si sentono doppiamente impotenti rispetto a questo fatto della vita, l'assenza di una figura importante con cui dovranno più volte fare i conti e la stessa impotenza a riuscir a sostenerti, perchè è pur vero che loro hanno perso un padre e allo stesso tempo tu hai perso il compagno con cui condividere la vita,sostenervi nella quotidianità e progettare il domani. L'invito che ti faccio è imparare ad utilizzare i "GRAZIE", con cui ripeterai spesso ai ragazzi le cose belle che avete vissuto. E' con i "GRAZIE" che riusciamo a vivere una "partenza" che non è vissuto come un abbandono
Gentilissima Barbara, la perdita di una persona cara è un evento traumatico per tutti i membri della famiglia e ognuno reagisce in maniera diversa. Quello che puoi fare è cercare di parlare con i tuoi figli e dargli tutto l'aiuto possibile di cui necessitano per affrontare la situazione, perchè no... non escludere un percorso psicologico.
Cara Signora, mi permetta prima di tutto di esprimerLe il mio cordoglio per la grave perdita subita. Le reazioni dei suoi figli sono normali dopo solo sei mesi. Ognuno di noi reagisce in modo diverso a situazioni che sottopongono a forte stress, figuriamoci alla perdita di una figura di riferimento come può essere quella di un padre. C'è da aggiungere che entrambi sono in una età molto particolare come quella dell'adolescenza, difficile già di suo. Gli evitamenti di suo figlio sono dovuti, innanzitutto, al dolore provato e non ancora elaborato, successivamente, egli, probabilmente, si sente ora investito di nuove responsabilità che prima non aveva e verso le quali, forse, non sente ancora di possedere un giusto senso di autoefficacia, anche per questo tende a rifiutarle. E' come se a Lei venisse chiesto di fare, inevitabilmente, qualcosa, solo perchè ce n'è necessità, nella quale non si sente brava, perchè non ne possiede capacità, generandole un forte senso di frustrazione. il mio personale consiglio è quello di far passare ancora un pò di tempo e di comunicargli, che non deve sentirsi in dovere di dover intraprendere per forza la strada del padre, ma di seguire quelle che sono le sue attitudini, altrimenti questo senso di frustrazione, se lo porterà dietro a vita, generando in lui una rabbia ed infelicità crescente, dovute, in primis, alla perdita del genitore ed, in secundis, per la mancata espressione del suo talento in ciò che gli verrebbe più naturale. Per quanto riguarda sua figlia, è evidente che non ha ancora superato la perdita. Se non se le sente di venire al cimitero, non la possiamo forzare, non commette nessun reato e non manca di rispetto a nessuno. Certe cose verranno da sè, l'importante è che Lei non scambi quella che potrebbe essere una Sua esigenza, con ciò che desiderano i Suoi figli. Per quanto concerne Lei, come sta? Le pongo questa domanda, perchè in molto casi simili al Suo, il genitore che sopravvive, nel tentativo di badare agli altri componenti della famiglia, dimentica di prendere in considerazione la Sua sofferenza, non elaborandola ed andando incontro a futuri disturbi dell'umore (come la Depressione). Viversi il Suo personale dolore, è umano e , soprattutto, è un Suo diritto, in quanto, evitarlo potrebbe farla ammalare e, così facendo, i suoi figli perderebbero non uno, ma ben due genitori. Ripeto Lei ha il diritto di stare bene in primis per sè e successivamente per i Suoi figli! Spero che il mio contributo L'aiuti a fare maggiore chiarezza in un momento tanto difficile, che verrà superato sicuramente bene, se si resta uniti e si rispettano le libertà ed il dolore degli altri. La saluto cordialmente e sono vicino alla Sua famiglia.
gentile sig.ra barbara, comprendo profondamente ciò che la sua famiglia sta attraversando. purtroppo è trascorso troppo poco tempo perchè si possa essere già elaborato il lutto da parte dei suoi figli. il loro comportamento è comprensibile. il primo ragazzo, non riesce ad andare al cimetero perchè quello rappresenta il luogo della fine, della morte, quando si vede la foto di un proprio caro con la data di nacsita e di morte è come se qualcuno in maniera crudele ti facesse aprire gli occhi quando non si ha nessuna intenzione di farlo. lei crede che i sui figli stanno reagendo in maniera differente rispetto al lutto. io non credo, anche la sua seconda figlia, a suo modo, anche se parte da una situazione diversa non volendo parlare del padre teme di affrontare l'argomento, per paura di crollare. e lei? come vive l'elaborazione del lutto? non possiamo chiedere accettazione, ed forza di elaborazione quando in primis non lo si è fatto questo passaggio. sig.ra barbara si dia tempo e soprattutto lo dia ai suoi figli. arrivare a poter parlare del padre senza crollare, a poter fare il suo lavoro senza di lui, lavoro credo cresciuto nell'immaginario da bambino gomito a gomito, non è da poco. forse servirebbe loro un aiuto esperto poichè credere che se la si può fare sempre da soli è una chimera. anche lei barbara si faccia aiutare e guidare da qualcuno esperto. comunque non trasformi nè la sua casa in una santuario del padre nè lo allontani come argomento tabù. deve entrare nella vita quotidiana come se ci fosse sempre anche se dall'altra parte.
Sig. Barbara, per nessuno è facile accettare di perdere una persona importante, e di dover rinunciare al suo affetto, alla sua presenza. Forse i suoi figli hanno anche bisogno di tempo per smaltire il duro colpo, per abituarsi alla perdita, per accettare che la morte fa parte della vita. In un tempo successivo, suo figlio riuscirà ad accompagnarla in cimitero, a pensare al suo presente e al suo futuro lavorativo, senza il padre.
Pordenone
La Dott.ssa M. Piera Nicoletti offre supporto psicologico anche online
Cara Barbara, come lei stessa sta facendo esperienza, il dolore viene vissuto diversamente da ciascuno di noi ed è esattamente ciò che sta accadendo ai suoi figli e a lei, che evidentemente sta cercando di "sistemarlo" e "dargli senso". Il mio consiglio è di rispettare il loro dolore, per come ciascuno di loro lo manifesta, ma di fare lo stesso con se stessa. Credo sia importante per i suoi figli vedere come la loro mamma sta affrontando questo evento, per confrontarvisi; quindi si viva il suo dolore spontaneamente anche se al momento, non può condividerlo apertamente e direttamente, come forse vorrebbe, con loro, perchè probabilmente non sono ancora pronti a farlo. Può continuare a fare la mamma, colei che "sta accanto" in modo discreto ma autentico, così da comunicare loro che quando vogliono, se lo vogliono, lei è lì per loro.
salve signora è normale avere delle difficoltà a distanza di sei mesi, elaborare una perdita cosi importante richiede tempo. Oggi il dolore è troppo forte per poter pensare di parlarne liberamente per cui credo che lei debba rispettare il fatto che i suoi figli non vogliano affrontare o meglio ancora non vogliano ricordare ciò che li ferisce profondamente.Se lei ha bisogno invece di parlarne perchè questo è il suo modo di affrontare il dolore che anche lei in prima persona prova allora le consiglio di farlo con qualcuno che non siano i suoi figli. Spero di esserle stata di aiuto Cordiali saluti
Gentile Barbara, sembra che i suoi figli stiano vivendo il dolore con una modalità differente. Penso che la persona amata sia presente anche nel quotidiano, ma non in forma verbale esplicita. Non bisogna pensare che si vive il lutto di un padre allo stesso modo...Parlare necessariamente della persona amata scomparsa significa, a volte, non permettere alla rimozione, difesa inconscia della personalità, di fare il giusto lavoro di chiudere la ferita del dolore, ma di non dimenticare il padre. Con il tempo se ne parlerà più apertamente, ma sempre rispettando la sensibilità individuale che deve sapere riconoscere, in questo particolare frangente...
Buongiorno Barbara, sicuramente in questo momento anche lei sta soffrendo molto e forse per i suoi figli è importante vedere come lei sta superando questa grande perdita. E' importante non aspettarsi che le loro modalità siano smili alle sue. Nel non voler andare al cimitero non c'è per forza dietro un non voler elaborare l'accaduto, può essere per lui ora troppo doloroso e magari ci andrà quando sarà pronto, o magari non reputa che possa servire e che il padre sia lì e in reatà lo sente dentro di sè. Che riesca a concentrarsi nello studio è già un segno molto positivo e se non vuole lavorare in quel campo è importante rispettarlo; ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi per affrontare ciò che di brutto succede, per cui se non ci sono sintomi può essere serena. Anche rispetto a sua figlia le suggerisco la stessa cosa, di aspettare i suoi tempi, tirando magari ogni tanto fuori l'argomento per farle capire che se ne può parlare, ma senza forzarla. Cari saluti
Bologna
La Dott.ssa Francesca Fiorini offre supporto psicologico anche online