Gli attacchi di panico

 Descrizione clinica

Nell’attacco di panico l’angoscia inonda il corpo come uno tsunami, un’onda travolgente che si abbatte improvvisamente sulla persona, senza sintomi premonitori, che ti coglie di sorpresa in qualsiasi luogo e circostanza.. Gli attacchi di panico, come ha detto un mio paziente: vengono quando vogliono loro e se ne vanno quando vogliono loro.
Le espressioni somatiche del l’esperienza di angoscia possono essere: palpitazioni, sensazione di soffocamento, nausea, tremori, sudorazione, vertigine.
Il vissuto d’angoscia: paura di impazzire, di perdere il controllo, sensazione di estraneità e la paura-certezza di morire. Questa esperienza angosciante induce la persona ad attuare comportamenti di evitamento preventivo, escludendo luoghi pubblici perché nella situazione di crisi ci si sente esposti e traspare all’esterno, luoghi dove è difficile sottrarsi e scappare e luoghi che escludi preventivamente perché non hanno i requisiti di sicurezza in caso di crisi improvvisa. Non ti senti tranquillo in nessun luogo perché il panico ti troverà, ti raggiungerà e si impossesserà di te e niente potrà proteggerti e impedirlo.

Il vissuto di chi si trova dentro l’attacco di panico

Matteo: io l’attacco di panico lo vivo come trovarsi improvvisamente al centro di un conflitto, ti senti attaccato e circondato e il nemico lo avverti dentro il corpo, con i tremori, le palpitazioni, il calore che ti infiamma il viso, ti senti in una dimensione di allontanamento dalla realtà circostante, con la paura angosciante che sia visibile agli altri, che io diventi un teatro per gli altri. Quello che desidero in quei momenti è rintanarmi in un luogo tranquillo, lontano dagli occhi altrui, privo di stimoli … hai la paura di morire, sei lì che attendi la morte, di diventare spettacolo, hai paura ma anche lo vedi come un modo di 
andarsene via da quella situazione imbarazzante ed angosciante.

Laura queste crisi di panico angosciante le avevo sempre vissute sul mio corpo e dentro il mio corpo. Il terreno corporeo il luogo dove prendevano forma e si fer4mavano al corpo. Non consideravo che questo Pan, panico veniva per smuovere, smuovere la immobilità  della mia vita, del mio essere racchiuso e ingessato. Sono stati dei terremoti e come nelle scosse sismiche alcune cose crollano, vanno sotto e alcune sotto emergono ed io sono venuta in contatto con parti di me soffocate e sotterrate, ho dato loro una voce, le ho ascoltate e mi sento arricchita e ringrazio il panico che mi ha svegliato dal mio torpore, da una vita narcotizzata.

Mara: mi sono sempre percepita come una ragazza, una “brava ragazza”, quella che non crea problemi, con un forte senso del dovere, rigida e prevedibile, rassicurante. L’imprevedibile, la “cattiva ragazza” era mia sorella, quella che faceva dannare i genitori, quella rimproverata di non essere come i genitori si aspettano da te, la ribelle. Almeno lei poteva  essere come si sentiva di essere, io mi sono ritrovata in una dimensione, quella della “brava ragazza” che soffocava tutto, comprimeva tutto, monopolizzava tutta me stessa. Comprimi, comprimi, poi le crisi di panico, improvvise, sconvolgenti, disarmanti. L’elemento caoticoche ha sconvolto l’ordinato, il mio modo d’essere ordinato. Quel “sotto-sopra” nel percorso di cura è stato benefico, ho imparato ad ascoltare il sotto e non soffocarlo con il sopra, ad essere come mi sento di essere senza timore, lo avverto come un mio diritto e questo mi fa stare bene.

 Il percorso di cura 

Nella mia esperienza clinica l’approccio di cura più indicato comprende oltre che delle metodiche auto distensive, un ascolto psicosomatico. La cura prende forma all’interno della cura.

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