Si tratta della sindrome delle mestruazioni dolorose, uno dei disturbi femminili più diffusi, più o meno associata ad altri sintomi generali come gonfiore addominale, nausea, vomito, cefalea ed emicrania, cambiamenti d'umore, dolore e gonfiore al seno, mal di schiena. Il dolore è localizzato al basso ventre, compare in genere il primo giorno del ciclo ma a volte anche prima, per poi diminuire di intensità fino a scomparire.
Ci sono tre forme di dismenorrea: la primitiva, la secondaria e la membranacea.
La dismenorrea primitiva è caratterizzata da un dolore mestruale, in assenza di malattie a carico degli organi genitali. Compare in genere a distanza di sei mesi un anno, dopo la comparsa del primo ciclo mestruale (menarca) ed è più frequentemente in ragazze emotive e ipersensibili. In alcune donne il dolore può raggiungere gradi di intensità molto elevati tali da rendere impossibile qualunque attività richiedendo il riposo a letto per uno o più giorni. La dismenorrea infatti, è il più frequente motivo di assenza dalla scuola o dal lavoro nelle donne in età fertile. In genere comunque si assiste a una spontanea risoluzione di questa forma di dismenorrea, dopo una gravidanza. In alcune donne però, si può ripresentare, per poi scomparire con il passare degli anni.
Le cause (escluse malattie a carico del sistema riproduttivo) sembrano essere sia di origine organica (squilibri ormonali, contrazioni uterine aritmiche, un elevata concentrazione di prostaglandine nel muscolo uterino) ma anche e soprattutto di natura psicologica.
La dismenorrea secondaria, a differenza di quella primitiva, compare più tardivamente, di solito tra i 25 e i 40 anni, è meno frequente e le cause possono essere;
- Malattie dell'utero, fra cui fibromi, adenomiosi, sinechie, malformazioni del collo dell'utero come la stenosi (restringimento) congenita.
- Malattie delle tube e delle ovaie come la malattia infiammatoria pelvica ricorrente, l'endometriosi, l'idrosalpinge.
La dismenorrea membranacea, dal punto di vista sintomatologico è caratterizzata dalla classica "colica uterina" con dolori al basso ventre di tipo colico, che insorgono con il ciclo mestruale e si accentuano durante il primo e il secondo giorno. Diminuiscono poi bruscamente con l'espulsione dalla vagina di lembi di mucosa che riveste l'interno dell'utero, a volte frammentati, a volte a "stampo", causando spesso apprensione nelle pazienti, in quanto scambiano questa perdita mucosa, quando non è frammentata, per materiale abortivo. Le cause di questo tipo di dismenorrea sembra dovuta ad un aumento del tasso di progesterone.
L'approccio terapeutico, ovviamente varia a seconda del tipo di dismenorrea. In ogni caso, in tutte e tre le forme di dismenorrea, vanno sospese in fase premestruale tutte le attività che richiedono sforzi fisici di una certa entità.
Nel caso della dismenorrea membranacea le terapie più utilizzate prevedono l'uso di estrogeni, progestinici, o più frequentemente estroprogestinici (pillola). La terapia sintomatica si basa sull'impiego di farmaci antispastici e antalgici.
Per la dismenorrea secondaria ovviamente il trattamento sarà diverso a seconda della causa, ad esempio l'asportazione dei fibromi, la cura dell'endometriosi e della malattia infiammatoria pelvica, che potrà essere di tipo medico o chirurgico a seconda dei casi.
La dismenorrea primitiva di solito viene curata con i farmaci antalgici come gli anlgesici maggiori o l'acido acetilsalicilico o con i paraminofenolici. Questo già a partire dall'adolescenza. Per questo nella maggioranza dei casi si assiste ad una progressiva assuefazione dell'organismo ai farmaci utilizzati, cui segue una ulteriore prescrizione di farmaci diversi, in un circolo vizioso che rende la donna sempre più dipendente da farmaci più forti e quindi con effetti collaterali più dannosi.
Essendo entrambe le forme dismenorrea, sia quella primitiva che quella membranacea, fortemente influenzate da fattori di natura psicologica, nella cura di queste sindromi risultano indicate le tecniche di rilassamento, in particolare il Training Autogeno di Schultz che agendo sulla progressiva distensione muscolare è capace di innescare un circolo vizioso inverso al processo che genera il dolore.
L'esperienza professionale e personale ci ha portato ad individuare, già fin dalle sue prime avvisaglie un circolo vizioso del dolore. In pratica: il dolore provoca la contrazione automatica della muscolatura uterina, questo rende difficile e quindi ancora più doloroso il distacco della mucosa. Aumentando il dolore, aumenta ancora la contrazione involontaria che a sua volta provoca più dolore. L'allenamento autogeno (opportunamente adattato al caso) oppone un volontario rilassamento che diminuisce la contrazione uterina facilitando il distacco della mucosa e quindi la progressiva diminuzione del dolore, istaurando un'altro circolo vizioso ma stavolta virtuoso.
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