Amore e (in)fedeltà

Sul tema dell’amore sono state scritte infinite pagine, girati innumerevoli film, suonate migliaia di canzoni.

Nel mondo occidentale, partendo dalla tradizione medievale con il mito di Tristano e Isotta e del loro amore travagliato e assoluto, predomina il mito dell’Amore Assoluto, che va a braccetto con l’Amore impossibile. Molte persone infatti, vivono nell’illusione di amare una persona reale, mentre ciò che amano è l’idea che hanno di questa persona, un ideale di amore che ha poco a che vedere con la realtà.

Si tratta però di una forma d’amore patologica, foriera di grandi sofferenze e che non ha nulla a che vedere con la sessualità e il desiderio erotico: si tratta piuttosto di rispecchiamenti narcisistici, in cui si crede di amare l’altro per com’è, mentre in realtà si amano gli aspetti di lui in cui sono state proiettate le parti desiderate per sé.

Per Sigmund Freud l’amore è un inganno che si consuma allo specchio. Quando dico di amare qualcuno dico che amo nell’altro il mio ideale, la mia rappresentazione narcisistica di me stesso. Il partner non è amato per la sua alterità, ma per come riflette in modo idealizzante il mio Ego. Freud esclude che l’amore possa emanciparsi dalla gabbia del narcisismo. (M.Recalcati)

Questa visione a mio avviso è limitante: ci sono diverse forme d’amore, tra cui anche questa appena descritta. Ma ci sono anche forme d’amore adulto, di scambio di autenticità e di condivisione.

Nell’altro cerchiamo sempre il “familiare”, nel senso di qualcosa che ci richiami alla mente esperienze già vissute, sentimenti sicuri perché già provati. Ma se c’è una sufficiente consapevolezza di sé l’incontro con l’altro diventa un arricchimento, uno scambio costruttivo dove nessuno ne esce impoverito.

La cosa magica dell’amore è che c’è la nascita del nuovo: il mondo nasce per una seconda volta, è sempre lo stesso mondo ma nulla è più come prima, da quando si crea il Due. Ogni cosa assume nuovi significati, tutto è visto con altri occhi, le cose sono le stesse eppure cosi diverse. Ed è per questo che quando un amore finisce c’è un doppio lutto: c’è la perdita della persona amata ma c’è anche la perdita di un intero mondo che era nato una seconda volta.

Quando un amore cosí potente da far nascere il mondo una seconda volta finisce, o per abbandono, o per tradimento, è un vero e proprio trauma, una caduta brusca alla fatticità della vita.

Ho accennato al tema del tradimento, di cui sempre più spesso si sente parlare.

Ma cos’è la fedeltà?
Shakespeare individua nella fedeltà l’essenza dell’amore e nell’immutabilità del sentire l’essenza della fedeltà. Nei sonetti dedicati al matrimonio, infatti, definisce l’amore come un termine “fisso” che, come la “stella dei naviganti”, “non vacilla mai nella tempesta”. L’amore, secondo il poeta inglese, non muta quando cambiano le situazioni e non oscilla quando l’altro si allontana: è proprio questa, sostiene, la forza dell’amore, la sua capacità di restare fermo ed indifferente ai mutamenti esteriori, che lo rendono trionfante sul Tempo.

L’infedeltà, e la conseguente gelosia, è un tema sempre più presente nelle nostre vite, ci sono addirittura programmi tv dedicati all’argomento. La gelosia, per alcuni, è direttamente collegata alla “grandezza” dell’amore, per altri è inversamente proporzionale alla fiducia nel partner… ma quando diventa patologica, trasformandosi in un vero e proprio delirio di gelosia?

Freud sosteneva che alla base del delirio di gelosia ci fosse sempre un pizzico di verità storica. Il fenomenologo Rossi Monti sostiene che il contenuto del delirio di gelosia abbia a che fare con la scoperta dell’inaffidabilità dell’oggetto al quale si è intimamente legati. Il partner è comunque sempre infedele: lo è rispetto alla pretesa, o illusione, che sia interamente ed esclusivamente nostro. Il primo “tradimento” di questa illusione si ha proprio quando il bambino scopre che la mamma non è tutta sua. La gelosia, dunque, è un risvolto primario e inevitabile dell’amore, ma la sua portata può variare a seconda di diversi fattori.

Per crescere però tali oggetti d’amore vanno abbandonati, altrimenti, se non avviene il distacco dai genitori, si avrà un adulto che vive una vita incompleta. L’aver “tradito”, crescendo, gli oggetti d’amore primario ci ha fatto rendere conto che noi, in primis, non siamo completamente dell’altro. Aver preso coscienza della nostra infedeltà apre le porte alla paura, a questo punto direi innata, dell’infedeltà dell’altro.

Citando Woody Allen, “il cuore è un muscoletto molto elastico. Si può amare qualcuno per sempre ma non lo si può amare sempre”. Nel mantenimento di una relazione è necessaria la capacità di essere discontinui nella continuità. Una devozione totale, senza oscillazioni, è utopia: il legame amoroso si trova in un equilibrio quando si bilancia la disponibilità con il ritiro, la presenza con l’assenza, la fedeltà con l’infedeltà.

Da quanto detto, si possono individuare diverse declinazioni del legame amoroso: dalla fedeltà benigna, protettiva della relazione, alla fedeltà destinale che può autoalimentarsi anche quando l’altro non è più ingaggiato nel rapporto, fino alla fedeltà maligna, che si fissa sull’oggetto d’amore e non tollera di perderlo (come purtroppo accade nei tragici eventi di cui sentiamo parlare i tg).

Ci sono poi tutte le declinazioni intermedie e uno stesso rapporto può, a seconda dei momenti, attraversare diverse fasi della fedeltà.

La fedeltà spaventa, il “per sempre” spesso è visto come una condanna, come scrive Emily Dickinson “l’anima sceglie il proprio compagno e poi chiude la porta”.

Per durare, un amore deve cambiare. Deve adattarsi ai cambiamenti della vita, resistere agli attacchi che gli possono essere fatti, ai bastoni che spesso si trova nelle ruote durante il suo percorso.

Altrimenti un amore finisce.

Un rapporto d’amore è in buona salute quando contempla la possibilità della sua fine. Per stare insieme, infatti, è necessario essere capace di separarsi. L’altro, pur essendo percepito come unico, deve poter essere sostituibile. La capacità di cambiare oggetto, cosí come quella di mantenerlo, è un ingrediente fondamentale nella vita amorosa.

Reazioni estreme nello spettro della gelosia sono il morire d’amore o impedire all’altro di vivere, come agire contro la rottura del legame.

 

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