Diventare genitori è sicuramente uno dei momenti più affascinanti, ma anche uno dei più complessi che la maggior parte delle persone si trova ad affrontare nel corso della propria vita.
E’ un momento carico di aspettative, di desideri e di speranze, tanto più quando il bambino è atteso e voluto con trasporto. In pochi mesi si compirà una rivoluzione straordinaria: il passaggio da una “vita a due” ad una “vita a tre”, e benché vi sia spesso una discreta consapevolezza del normale squilibrio relazionale e sentimentale che avverrà nel primo periodo, dopo la nascita del figlio, sempre più coppie vanno in crisi.
Cos’è dunque che determina questo fenomeno in crescita?
Per comprendere alcune delle sue cause, dobbiamo fare un passo indietro. Innanzitutto, negli ultimi 50 anni, si è assistito al graduale passaggio da una famiglia numerosa di tipo “patriarcale” ad una “nucleare” di tipo spesso iperprotettivo o delegante.
La famiglia protettiva è dove gli adulti si sostituiscono continuamente ai giovani, rendendo la loro vita più facile e cercando di eliminare tutte le loro difficoltà. Il/la giovane in questione viene dunque investito/a di poche responsabilità, con la conseguenza però di avere poi maggiori difficoltà nel creare il proprio senso di indipendenza, autonomia, autostima e resistenza alle frustrazioni. Anche nella famiglia delegante, la giovane coppia non riesce a sviluppare un sistema di vita autonomo, perché si inserisce in un contesto già fortemente strutturato: la famiglia di origine di uno o di entrambi i partner. Queste condizioni vengono ulteriormente accentuate dall’attuale ed oggettiva situazione socio-economica, poco agevolante nei confronti delle giovani famiglie. Succede così che i neo-genitori, per concrete necessità lavorative ed economiche, si appoggiano spesso e volentieri ai propri genitori, delegando loro le diverse e numerose responsabilità.
Come diceva Oscar Wild però “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni” ed ecco che, sebbene queste richieste ed offerte di aiuto siano percepite come preziose e necessarie, portano inevitabilmente anche ad un rovescio della medaglia. Il rischio che si corre è dunque quello di permettere l’intrusione eccessiva dei nonni nella nuova famigliola, di accettare faticosi compromessi per mantenere l’equilibrio raggiunto e di promuovere infine un significativo cambiamento nella dinamica di coppia: all’interno di questi tipi di relazione essi rimangono quindi “figli”, non riuscendo così ad emanciparsi e creare un proprio nuovo nucleo familiare autonomo. Ciò, purtroppo, porta frequentemente la coppia a perdere la propria connotazione intima, adulta e responsabile.
Altri studi mettono in risalto come siano i cambiamenti di vita significativi a portare al divorzio, in quanto le situazioni di stress elevato solitamente mettono le coppie nella condizione di conoscersi e riconoscere più velocemente la qualità del proprio rapporto…e dunque di separarsi più rapidamente rispetto a coppie che non hanno vissuto situazioni problematiche.
Che fare per prevenire la crisi?
- Farsi aiutare senza delegare eccessivamente. Un aiuto è sempre gradito e soprattutto utile. Definite però chiaramente, con chi vi sta aiutando, i vostri limiti e le “aree di competenza”, soprattutto se alcune situazioni vi stanno mettendo a disagio. È anche importante che ognuno impari a “gestire” i propri genitori;
- Lasciate che il neo-papà sia coinvolto nelle “prime cure” del bambino: ciò non solo allevia la fatica della madre, ma permette anche a lui di creare un rapporto più costante, coinvolgente e diretto col figlio. Questo comportamento porta giovamenti anche al neonato, che sperimenta precocemente diverse esperienze percettive;
- Cercate di non cadere nella “psico-trappola” mentale dell’aspettativa, ovvero cercate di non attribuire ad altri le vostre percezioni ed opinioni, aspettandovi da loro le reazioni che avreste voi al loro posto. No, i nostri partner non ci possono leggere nella mente e anche se qualcosa per noi è logico o scontato, può benissimo non esserlo per lui/lei. La conoscenza della realtà si è formata in noi attraverso gli esempi familiari che abbiamo ricevuto fin da piccoli ed in seguito alle esperienze di vita che abbiamo vissuto. La stessa situazione può avere quindi significati diversi a seconda di chi la osserva. Parlate apertamente e tranquillamente delle vostre aspettative, dichiarate i vostri bisogni, spiegate il perché qualcosa vi ha ferito o reso felice, ecc… in questo modo potrete evitare tante delusioni, rabbia ed aggressività;
-Una caratteristica molto apprezzata socialmente ed in amore è la coerenza. Purtroppo però, “per l’essere umano essere in contraddizione è una regola, non un’eccezione” (G. Bateson). Inoltre, se la premessa è erronea, tramite un ragionamento corretto perché coerente, si possono raggiungere risultati disastrosi. In momenti di grandi trasformazioni come questo, è utile rimanere flessibili, mutare ed adattarci ai cambiamenti della realtà, senza pretendere da se stessi e dagli altri la coerenza assoluta, altrimenti si entra “nel dominio della patologia travestita da virtù” (G. Nardone)
- ritagliare spazi per sé e per la coppia! Come direbbe il mio supervisore, “il tempo non si trova, si prende!” Cercate quindi di dedicare regolarmente del tempo anche a voi stessi (rispolverando un vecchio hobby o un interesse tralasciato per i tanti impegni) e ad attività di coppia (per es. organizzando una cenetta da soli, una breve uscita o per fare quello che facevate prima di avere un figlio). Il vostro piccolino non soffrirà per un paio d’ore di vostra assenza, ma potrà beneficiare due genitori più sereni ed affiatati.
Bibliografia:
“Modelli di famiglia” G. Nardone, E. Giannotti, R. Rocchi, 2001
“Il mestiere di genitore” G. Petter, 1992
“Temporary Life Changes and the Timing of Divorce” P. Fallesen, R. Breen 2016 (Abstract)
“Psicotrappole” G. Nardone, 2013
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