La visione che abbiamo del mondo e le credenze in base alle quali basiamo la nostra vita, derivano dalle esperienze che facciamo direttamente o che ci vengono “narrate”, in particolar modo dalle persone per noi più significative.
Non fanno eccezione le convinzioni rispetto al lavoro, ai rapporti sociali e a quelli amorosi.
Se ci pensiamo bene, non abbiamo certezze stabili o immodificabili ma tutto varia in base a ciò che ci capita e al momento di vita che stiamo attraversando.
Sebbene anche il modo di percepire i rapporti di coppia si modifichi nel corso del tempo, rispetto a quest’ultimi vi è il rischio di un “bug” costante: considerare come elemento alla base dei legami affettivi, esclusivamente i sentimenti.
Questo avviene perché la visione che abbiamo dell’amore spesso deriva da racconti, libri, film o canzoni che narrano dell’aspetto più fiabesco e romantico dei legami.
Ma cosa succede nel momento in cui questa visione favolesca si scontra con la realtà che spesso è ben diversa da quella descritta nei libri?
Rischiamo di convincerci che quel legame sia “sbagliato” e non adatto a noi, portandoci a scelte che non tengono conto di una serie di elementi altrettanto fondamentali nella costituzione di un legame.
A riprova di quanto detto finora, porto come testimonianza il fatto che ogni volta che mi sono trovato con una coppia in terapia e ho cercato di avviare una riflessione su cosa ci fosse alla base del rapporto, sono sempre stato guardato come un alieno, come se la risposta non fosse sufficientemente ovvia e scontata: l’Amore.
Per deduzione quindi si dovrebbe pensare che una coppia in crisi non provi più amore.
In realtà non è così anche perché, altrimenti, sarebbe molto più facile separarsi e riappropriarsi della propria vita e non avrebbe senso provare a ricostruire un rapporto, i sentimenti non si possono imporre.
So che questo che sto facendo può sembrare un ragionamento estremamente cinico ma se ci pensiamo, prendere in considerazione aspetti differenti dai “sentimenti” ci può aiutare a comprendere in maniera più completa i rapporti affettivi che creiamo nella nostra vita.
Naturalmente, non sto negando la presenza di sentimenti e affetti come elemento fondante dei rapporti ma “semplicemente” che alla costituzione della coppia spesso contribuiscono aspetti meno romantici ma che hanno un’influenza altrettanto fondamentale.
Mi riferisco ai bisogni e ai desideri che ciascun partner cerca di soddisfare all’interno della relazione, senza che ce ne rendiamo conto e soprattutto senza che l’altro ne venga messo a conoscenza.
Se le persone goiungono in terapia oppure diviene così difficoltoso separarsi è proprio perché alla base del legame vi è anche un qualcosa di meno romantico dell’amore ma che contribuisce in maniera preponderante alla formazione della coppia: il Patto implicito.
In poche parole, il patto implicito è quell’accordo non detto che ciascun partner si vincola a rispettare stando nella relazione, impegnandosi a soddisfare bisogni e aspettative dell’altro e aspettandosi che il partner faccia altrettanto.
Il “problema” è che tutto ciò non avviene a livello consapevole e non viene dunque esplicitato all’altro.
Il patto nasce da una serie di informazioni, interpretazioni e osservazioni che ciascun partner raccoglie nel momento in cui la coppia si costituisce, basando poi su quei dati proprio l’idea di rapporto che avrà vita.
Pian piano che il rapporto procede, i presupposti su cui si è costituita la coppia possono però cambiare per via di una serie di eventi di vita (nascite, morti, cambiamenti lavorativi o di abitudini ecc.) che possono rendere difficoltoso il rispetto di quell’accordo che va quindi rivisto.
Ma come è possibile farlo se tutto ciò non è “conosciuto” dai membri della coppia?
Ecco che quindi la crisi assume un significato evolutivo importantissimo e può essere visto come la ricerca di un nuovo equilibrio, un cambiamento nell’asseto relazionale che consenta a entrambi i partner di stare bene.
Il problema delle favole è che non prevedono patti impliciti, accordi inconsci o crisi di coppia ma solamente sentimenti.
Fintantoché si mantiene dunque una visione esclusivamente romantica del rapporto, per deduzione, ciò che viene messo in discussione in una crisi di coppia, sono i sentimenti, quando andrebbero messi sotto la lente di ingrandimento i patti.
Analizzare quindi i patti di coppia, ricostruendo le tappe di vita e le varie fasi di costituzione del legame offre la possibilità di far emergere aspetti che poco hanno a che vedere con i sentimenti ma che influenzano il legame, soprattutto finché rimangono lontani dalla consapevolezza.
Insomma è colpa delle favole se abbiamo una visione della coppia basata solo sul “romanticismo” ma allo stesso tempo possiamo prendere in prestito dalle favole la convinzione che le cose possono cambiare e si possono risolvere, basta sapere su cosa intervenire: i sentimenti o le motivazioni inconsce alla base dei rapporti?
Forse avviare una riflessione su questi aspetti può essere un qualcosa di molto utile per aiutarci a prendere decisioni più consapevoli.
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