La dipendenza affettiva è un quadro psicologico in cui il “rapporto d’amore” è vissuto come condizione stessa della propria esistenza.
Gli individui vedono nell’altro la fonte di ogni benessere, e pur di mantenere e non rischiare di perdere l’oggetto amato sono disposti a sacrificare qualsiasi bisogno o desiderio personale fino al punto di annullare il proprio Sé.
Possiamo quindi affermare che troppa energia vitale e' impiegata nell’amare o nel ricevere amore e approvazione, e poca ne rimane per attività autodeterminate, rivolte al raggiungimento di obiettivi precisi.
Vediamo alcune caratteristiche che potrebbero definire un Dipendente Affettivo.
- è ossessivo: tende a lasciare sempre minori spazi personali. A sè stesso ed agli altri
- è parassitario: il suo atteggiamento relazionale è basato su continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell’amato
- manca di vera intimità. Lo stato di continua tensione, l’ansia di poter perdere il partner, il terrore dell’abbandono, la possessività, paradossalmente impediscono di vivere uno stato di vera intimità e genuinità con l’altro.Anche la Sessualità è di tipo "devozionale"
- mostra un atteggiamento negativo verso il Sé:per cui si ha un pensiero del tipo: “io sono cattivo, gli altri sono buoni, mi trattano male per colpa mia, devo cercare di accattivarmeli”
- ha una grande paura dei cambiamenti: Tali timori neutralizzano le differenze e le novità, impediscono lo sviluppo delle capacità individuali, soffocano ogni desiderio e ogni interesse.
- è monopolizzato dai bisogni di sicurezza, che fanno da guida ad ogni comportamento, prevalendo nettamente su bisogni più adulti (emancipazione, indipendenza, rispetto di sé stessi)
- mostra una tendenza a disconoscere, e a far disconoscere all’altro, i propri bisogni di ricevere amore e rispetto
In molti casi, e soprattutto all’inizio di una relazione, la Dipendenza può essere confusa per un sano attaccamento o altruismo.
Senza negare che tali persone siano tendenzialmente affettuose ed altruiste, va notato però che,anche se in modo spesso invisibile, il sentimento alla base della D.A. non è l’amore, bensì la Paura.
Paura, in tutte le declinazioni possibili: Paura di essere abbandonato, di perdere l’oggetto amato, di non essere all’altezza, di non meritare l’amore...
Tali considerazioni ci avvicinano ad un’altra caratteristica delle Dipendenze Affettive.
Un rapporto di amore sano (ovvero basato sul riconoscimento dell’Altro e non solo sui propri bisogni) viaggia sui binari della Gioia e della Vitalità.
Nelle relazioni di tipo Dipendente non c’è Gioia. Tendenzialmente gli stati d’animo sono l’Ansia e (in modo complementare) il senso di soffocamento.
Finora abbiamo parlato del Dipendente affettivo nella sua tipicità.
Esistono però modalità difensive, che modificano i comportamenti esteriori.
Nello stesso modo in cui, ad esempio, esistono atteggiamenti contro-fobici che in realtà servono a sfidare paure profonde, è possibile osservare modalità relazionali "contro-dipendenti".
In alcuni casi individui che evitano relazioni profonde, che restano single per lunghi periodi di vita, oppure passano da un partner all'altro, possono in realtà nascondere una paura profonda, più o meno inconsapevole, di diventare dipendenti dell'altro.
In questi casi, anche se il comportamento esteriore può somigliare a quello di individui chiusi e tendenti all'isolamento, l'affettività e l'approccio relazionale sono completamente diversi.
Si avverte infatti una affettività ed un attaccamento molto intensi, ma caratterizzati dall'ambivalenza: forti aperture e improvvise chiusure ed allontanamento.
Succede spesso che tali individui interrompano la relazione improvvisamente, e (apparentemente) senza una ragione plausibile.
Accade infatti che la crisi intervenga non quando qualcosa non funziona, ma, al contrario, proprio perchè nella relazione ha cominciato a crearsi intimità ed una unione profonda. La qual cosa stimola esattamente la paure nascoste del contro-dipendente.
Qualche parola infine sulla scelta del partner.
E' ovvio che è impossibile, e sarebbe piuttosto superficiale, fare casistiche assolute.
Possiamo quindi solo dire che, in termini generali, il Dipendente affettivo è "tipicamente" attratto dal suo (apparente) opposto.
Nelle relazioni durature infatti vale la legge della complementarietà.
Ovvero quelle in cui, come dice la Fisica, il dualismo è più apparente che reale.
In tal senso il partner appartiene spesso alla categoria dei contro-dipendenti, descritta sopra, o dei "disconfermanti".
La regola implicita di questo tipo di relazione infatti è che, quanto più un partner cerca conferme affettive e vicinanza, quanto più l'altro tende a deludere la richiesta, ed allontanarsi.
Ciò avviene per una duplice serie di ragioni.
La prima è di ordine direi "fisiologico".
Poichè la richiesta affettiva del Dipendente è monopolizzante, e tende ad annullare gli spazi personali, la logica conseguenza è che l'altro si senta soffocato e tenda al distanziamento.
La seconda invece è più di ordine "psicologico".
Per comprenderla dobbiamo fare riferimento alla legge dell'attrazione.
Quest'ultima ci dice che la scelta di un partner avviene su base inconscia e non per motivi razionali: ci attrae, e ci lega a sè, chi soddisfa le nostre motivazioni incoscie.
A livello consapevole, il dipendente affettivo, come qualsiasi altro essere umano,desidera essere amato. (Anche se per esprimere tale bisogno utilizza una modalità tendenzialmente insicura e ansiogena.)
Ma livello inconsapevole, qual'è il vero desiderio?
Essere realmente amato, oppure trovare conferma che "non merita di essere amato"?
Come detto in precedenza, non ritengo possibile fornire risposte assolute.
Ogni persona deve trovare da sola le proprie risposte.
Ma esiste il fondato sopetto che in molti casi l'individuo cerchi inconsciamente una conferma alla propria identità negativa.
Ci si ritiene indegni di amore, ed il partner viene scelto ( e mantenuto nel ruolo) per confermare tale idea.
BIBLIOGRAFIA
Robin Norwood, Donne che amano troppo, 1989. Feltrinelli
Cesare Guerreschi, La dipendenza Affettiva, 2011. Franco Angeli
Krishnananda, Uscire dalla paura, 2008. Feltrinelli
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