Molte persone e miei clienti si chiedono spesso: “Cos’è che devo evitare per far funzionare bene il mio rapporto di coppia? Io in genere rigiro la domanda per mostrare la cosa da un altro punto di vista, ovvero: cosa posso fare per farlo funzionare bene? Troppo spesso siamo concentrati nel pensare a cosa evitare che ci dimentichiamo letteralmente quello che invece dovremmo fare: perché l’amore è come un giardino, se non viene adeguatamente curato tutte le piante si seccheranno.
Vediamo quindi quali sono le cose che dovremmo cercare di fare per far funzionare veramente una relazione.
Comincio dalla sessualità e dall’attrazione: mentre la passionalità e l’attrazione sono fortissime nei primi mesi della storia, ovvero nella fase dell’infatuazione e anhe in quella dell’innamoramento, subiscono una trasformazione nella fase dell’amore maturo, ovvero, per una questione prettamente legata alla produzione degli ormoni che regolano l’attrazione, essa tende a diminuire, dando erroneamente l’impressione che non ci sia più amore. Sbagliato! Semplicemente la storia assume una forma diversa, più matura e razionale, ma in questo caso sta alla coppia continuare ad alimentare la passione. Come? Tenendo vivo il desiderio. Una cenetta romantica con le candele, l’uso di biancheria un po’ stuzzicante, una sorpresa erotica inattesa, un massaggio, e via dicendo. Non ci deve essere una frequenza obbligata da rispettare nei rapporti sessuali settimanali, ma certamente non è bene lasciare che la routine prenda il sopravvento. Un altro aspetto legato al desiderio sessuale è il valorizzarsi e non trascurarsi: molte coppie quando diventano consolidate tendono a smettere di curarsi. Si vestono in modo trasandato, in casa stanno sempre in pigiama, non ci si mette mai vestiti un po’ carini. Questo, alla lunga, crea un clima non certo propizio al desiderio di coppia.
Altro aspetto fondamentale è quello delle attenzioni: le attenzioni non devono essere riservate solo al momento iniziale del corteggiamento. Ogni tanto un piccolo regalo, una sorpresina, una cena sono certamente cose che tengono viva la relazione e che non spingono uno dei due partner ad andare a cercarsi le attenzioni mancanti altrove! Tra le attenzioni fanno certamente piacere le coccole, i baci, le carezze e anche le paroline dolci, i nomignoli, i ti voglio bene e ti amo. Ma attenzione! Non ha senso inflazionare queste parole al punto da farle diventare un’abitudine che le snatura del suo significato. Anche perché non si vuole bene né si ama a chiacchiere, ma con i fatti e purtroppo ci sono persone, soprattutto uomini, che hanno difficoltà a dire ti amo, ti voglio bene ecc. In questi casi un po’ di sforzo non guasta, sarà comunque apprezzato, ma ricordate che sempre le parole devono seguire la concretezza dei fatti.
Un ingrediente imprescindibile nella coppia è quello della comunicazione: qui ci sarebbe davvero da aprire un lunghissimo capitolo, se non addirittura un libro, ma basti per il momento dire che bisogna imparare il più possibile a esprimersi. E qui non si tratta solo di raccontare com’è andata la giornata a lavoro, si tratta anche di saper esprimere i propri stati d’animo. Se qualcosa del comportamento dell’altro ci urta e ci infastidisce è bene farlo notare con calma e chiarezza, piuttosto che tenersi tutto dentro per poi sbottare con rabbia alla prima occasione, gettando veleno addosso all’altro. Quindi bando ai risentimenti e alle punizioni. Quando qualcosa ci fa star male è bene dire “il tuo comportamento mi ha ferita” con calma e con la dovute spiegazioni, piuttosto che urlare contro “sei un infame mi fai sempre stare male”. C’è una certa differenza! In situazioni di divergenza di opinioni, di contrasto e/o di conflitto, è importante confrontarsi serenamente e ascoltare con calma, rispetto ed empatia anche le ragioni e i punti di vista dell’altro senza alcun pregiudizio, e soprattutto con la piena consapevolezza che l’apparente vittoria dell’uno sull’altro equivale in realtà alla sconfitta di entrambi. La relazione non è una lotta di potere e non si può sempre pretendere di uscirne vittoriosi: il giusto mezzo del compromesso è sempre la strada migliore, anche se implica un po’ di rinuncia. In coppia saper rinunciare è importante, altrimenti è bene rimanere single e vivere come ci pare. Inoltre è bene tener presente che i contrasti e i conflitti, peraltro assolutamente normali in una coppia e non cose che vanno viste come fossero il demonio, possono rappresentare un momento di riflessione, di maggiore conoscenza dell’altro, di confronto e, quindi, di crescita e di evoluzione della coppia. Attenzione quindi a saper comunicare bene ciò che ci crea dolore, disagio, che ci turba e ci fa star male: il partner non è una discarica emotiva dentro la quale gettare tutto quello che vogliamo buttar fuori. Un aspetto importante della comunicazione come creatore di sintonia e intimità è quello della giocosità e dello scherzo. La capacità di fare ironia e autorironia, il fare battute, scherzare ecc, sono tutti aspetti che tengono viva la complicità di coppia. La capacità di fare battute sui difetti dell’altro aiuta a relativizzare quel difetto e a ridimensionarne l’importanza e la “salienza” che quel difetto ha per il partner, rendendolo più sopportabile. Nonché aiuta a vivere con più leggerezza anche sé stessi prendendosi un po’ meno sul serio. Perché il sentirsi complici di un gioco di squadra è un altro fondamentale elemento di una sana relazione di coppia.
Altro elemento, di fatto legato al precedente, è l’accettazione e la rinuncia alla perfezione: dobbiamo cercare di capire che il partner ideale non esiste. Se stiamo bene con una persona e se quella persona ci fa stare bene non possiamo creare inutili tensioni perché di tante cose non ne ha una che vogliamo a tutti i costi: magari troveremo una che ha proprio quella caratteristica ma ci fa dannare sotto altri aspetti. L’amore non può essere solo un mero calcolo di pregi e difetti, altrimenti facciamo prima a iscriverci ad un sito di incontri e scegliere un partner su misura. Se non accettiamo i limiti del nostro partner o non tolleriamo i suoi difetti e le sue imperfezioni, con molta probabilità non lo amiamo abbastanza o forse abbiamo (e il ché è ancora più grave) una visione distorta e infantile dell’amore. Bisognerebbe, invece, imparare ad accettare i propri limiti e quelli altrui e saper essere soprattutto tolleranti per quello che non ci piace in noi o nella persona con la quale si è deciso di condividere un progetto di vita. Non è sicuramente facile, ma è prova di grande maturità e di buon equilibrio interiore. Senza considerare inoltre che, se mostriamo al nostro partner accettazione, è più probabile che quella persona cercherà di smussare i suoi angoli acuti, cosa invece altamente improbabile se vivremo in un clima di continua accusa e sterili martellamenti di cambiamento. Anche in questo, ovviamente, saper comunicare è di fondamentale importanza.
Una cosa che sfugge a molti: l’empatia. Senza empatia è difficile poter capire cosa prova l’altra persona, quali conseguenze ha avuto una nostra azione che l’ha fatta soffrire ecc. Riuscire a entrare nel vissuto dell’altro è di basilare importanza per instaurare un dialogo, per nutrire l’affettività e per garantire la “presenza”. Virgolettata sì, perché starci senza realmente esserci è come avere in casa un animale impagliato: c’è, ma non interagisce con noi. La presenza è fondamentale, l’esserci lo è altrettanto, cercando di fare all’altro ciò che ci piacerebbe ricevere, cercando di esserci nei momenti difficili, saper sostenere e ascoltare, saper crescere insieme valorizzando i lati belli dell’altro e non puntando il dito contro quelli sgradevoli. L’affrontare le difficoltà insieme piuttosto che abbandonare l’altro alla solitudine e al dolore, cementa l’unione. Di conseguenza ciò crea condivisione: che attenzione, non significa dove fare sempre tutto insieme, stare sempre insieme, dirsi sempre tutto. È necessario saper avere i propri spazi, ma senza esagerare nello stare troppo per i fatti propri. Anche qui è necessario un giusto mezzo: vivere attività comuni, interessi e hobby comuni, ma anche attività separate, perché la simbiosi ammazza totalmente la coppia e crea soffocamento ed esasperazione. Se vuole uscire con un amico non è necessario stargli addosso come un cagnolino, così come non sarebbe opportuno se lui dedicasse più tempo agli amici che a voi. Al bando quindi gli egoismi, in coppia non sono permessi: non si può pensare di stare in coppia se non si è capaci minimamente di rinunciare a qualcosa dei propri spazi. Nel qual caso meglio rimanere single e continuare a fare quel che si faceva prima. Quindi è necessario raggiungere un compromesso tra l’avere vivi interessi in comune che permettano di arricchirsi facendo delle cose insieme e il crescere anche individualmente perseguendo i propri interessi o i propri obiettivi.
Un altro aspetto che è fonte di dissidi per molti è quello della distribuzione dei compiti: non c’è modo di stabilire regole aprioristiche, perché ognuno deve trovare un suo equilibrio. Un equilibrio però va trovato. Non è realistico pretendere che uno dei due si sobbarchi in toto degli oneri della casa mentre l’altro si fa gli affari suoi. Non si pretende qui di raccomandare un 50 e 50, ma ognuno, in base alle sue possibilità, è tenuto a fare la sua parte.
Ancora, è fondamentale tenere viva la relazione: l’imperativo categorico è NO alla monotonia e alla routine, che distruggono coppia. È bene cercare non solo di non isolarsi eccessivamente da, resto del mondo, ma anche cercare di introdurre novità ogni tanto: una cena fuori, una gita, il cinema, fare attività insieme, una passeggiata, un gelato, un weekend fuori, coltivare una passione comune…insomma, tutto ciò che possa ammazzare la routine è ben accetto.
Importante è la capacità di stare bene anche senza il partner: la classica frase strappalacrime “senza di te non potrei vivere” è di base profondamente sbagliata. Perché mai vivere in coppia dev’essere equiparato a una struggente catena che non può rompersi se non a costo di terribili crisi emotive e scenari apocalittici? La simbiosi in coppia non serve ad altro che a creare alienazione nella coppia stessa e dei suoi membri. Non esiste coppia senza due membri ben individuati e capaci di sopportare le loro solitudini. Ricordiamoci bene che due solitudini non fanno affatto una coppia. Solo imparando che siamo individui dotati di autonomia e capacità di stare soli potremo donare questa linfa vitale alla coppia. Invece una relazione in cui i membri si usano l’un l’altro come reciproca ciambella salvagente contro la corrente della solitudine è destinata a tracollare, o prima o dopo. Chi vive in simbiosi infatti, vede l’altro come un bisogno e una necessità e quindi se viene a mancare o se dà minimo segni di allontanamento getta il partner nel panico. In genere chi vuole la simbiosi non permette all’altro di avere i suoi spazi, i suoi interessi, bensì tende a calamitare attorno a sé tutti i centri di interesse del partner. In questo modo la relazione diventa una gabbia dorata: la vera relazione non rinchiude in gabbia, bensì libera. Ma come si può donare libertà all’altro se noi per primi siamo schiavi della nostra paura della solitudine?
Penultimo punto è quello della fiducia e della vulnerabilità: chi è incapace di dare fiducia non può stare in coppia. E per farlo bisogna essere capaci di mostrarsi vulnerabili: ovvero capaci di mostrarsi all’altro autenticamente, nelle nostre paure, timori, senza maschere, per ciò che realmente siamo. Solo su queste basi è possibile rivelarsi completamente all’altro, svelare i propri mostri interiori, mettere a nudo le proprie debolezze o paure senza il timore che ci venga puntato il dito contro e che veniamo giudicati. Dobbiamo creare un nido accogliente per l’altro, non una tagliola pronta a ferirci. Solo così, ovvero mostrandosi per ciò che realmente si è, senza trucco e senza inganno, si potrà permettere all’altro di fidarsi di noi. L’intimità, quella vera, richiede soprattutto coraggio ed onestà intellettuale per affermare la propria identità, oltre alla consapevolezza che essa non è mai un punto di partenza, ma un punto di arrivo, un traguardo che si conquista pian piano, giorno dopo giorno nel tempo.
Cosa implicano tutti i punti detti sopra?? La capacità di impegno: certo, perché è questo che una relazione che funziona richiede all’altro. È in assoluto la regola di buon senso più difficile da seguire in un rapporto di coppia. Infatti, l’impegno implica da un lato l’assunzione di responsabilità nei confronti del proprio partner, specificamente legate a tale ruolo. In particolare, il termine impegno ha una valenza olistica, che abbraccia diverse dimensioni del rapporto, tutte assolutamente importanti, che vanno da quella relazionale, a quella psicologica, affettiva e professionale. Ma perché è così difficile impegnarsi verso l’altro? Perché l’impegno richiede sacrificio, rinunce, capacità di donarsi senza pretendere nulla in cambio, impiego di risorse personali a favore dell’altro, altruismo e assenza di egoismo, dedizione, disponibilità, apertura al dialogo, complicità, affetto, partecipazione emotiva, presenza, empatia. Insomma amore: cioè quelò sentimento di fatto indefinibile ma che di raccoglie in sé tutte queste cose, quel sentimento che solo chi riesce ad aprirsi ad esso può provare davvero.
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