Come la relazione di attaccamento nell’infanzia si sviluppa per via delle continue interazioni che il bambino ha con il genitore, allo stesso modo anche in età adulta la relazione di attaccamento “romantica” (Norsa, Zavattini, 1997) tra i partner necessita di interazioni ripetitive.
Ci sono tuttavia delle differenze fondamentali: la prima consiste nel fatto che le relazioni di attaccamento tra adulti sono reciproche e si spostano dal ruolo di “care-giver” a quello di “bisognoso di cure”, in una regolazione reciproca e continua che attiva anche nuovi modelli relazionali; la seconda differenza dipende dalle caratteristiche della vita passata di ciascun partner, nel senso che, contrariamente alla relazione madre-bambino che è essenzialmente nuova, tutti e due gli adulti hanno avuto esperienze di attaccamento precedenti (relazione genitore-bambino, relazione percepita tra i genitori, rapporti con i fratelli, rapporti coi pari, legami di coppia precedenti), attraverso le quali si attiva un confronto; la terza è che il legame tra i partner si costruisce nel tempo e si struttura durante la relazione. Inoltre, il legame di attaccamento diadico al partner interagisce e si interseca con altri legami nell’arco della vita (familiari ed extrafamiliari), andando a modificare la relazione stessa (Carli, 1995; 2005).
Spesso i partner vengono scelti perché capaci di accogliere fantasie compensatorie idealizzate, perché appaiono apparentemente diversi dai propri genitori, salvo poi mostrarsi, “a causa del modellamento inconscio reciproco proprio dello stare in coppia, o misteriosamente simili a quello che si voleva evitare o insoddisfacenti perché i partner sono molto diversi da quello che ci si aspettava e che si conosceva” (Holmes, prefazione, in Clulow, 2003, pag. 17).
La somiglianza tra i propri genitori e il proprio partner è connessa alla teoria di Bowlby che gli individui attuano delle selezioni, all’interno del proprio ambito sociale, in modo tale da strutturarlo per confermare i propri modelli operativi interni, al fine di assicurare continuità allo stile di attaccamento lungo il corso della vita (Collins, Read, 1990).
Tata (2003), definisce la scelta del partner come un “processo complesso che attraverso valutazioni e conferme reciproche porterà al consolidarsi e stabilizzarsi” (pag. 43) del rapporto di coppia. La formazione di una coppia è associata all’esigenza che ognuno dei membri possiede riguardo la soddisfazione di bisogni connessi alla propria storia individuale e familiare e la convalida dell’immagine di sé, che portano a un “incastro inconscio” (Norsa, Zavattini, 1997), unico per ciascuna coppia. In questo senso, sembrerebbe che l’attaccamento nella coppia dipenda maggiormente dal gioco della reciproca interazione tra i vari modelli operativi interni dei due partner, che deriva dal tipo di legame di coppia, e quindi genitoriale, che ciascun individuo ha costruito e introiettato sulla base delle proprie esperienze.
Si tratta naturalmente di un legame di coppia “rappresentata”, cioè il modello operativo interno di coppia che ogni persona possiede e che diventa una sorta di schema che guida successivamente le aspettative verso il proprio partner e che attiva certi aspetti piuttosto che altri nel momento dell’incontro con il partner. Anche secondo Angelo (1999) la componente familiare incide come una sorta di “imprinting percettivo” sulla scelta del partner, così come sulle dinamiche relazionali successive.
Tali teorie portano alla conclusione che la rappresentazione della qualità della relazione genitoriale, derivante sia dalla componente immaginata sia dalla realtà vissuta dal bambino, orientano i futuri rapporti di coppia, al fine di confermare o disconfermare le aspettative interne e/o familiari. La scelta del partner dunque acquista un senso per via dell’intreccio tra i mandati familiari di ciascun membro della coppia e si viene a trovare dentro una serie di relazioni in continua evoluzione, nelle quali “ciascun partner diventa, nelle fasi iniziali di costruzione del legame, il mezzo principale di trasmissione e di elaborazione del mito e della storia familiare” (Angelo, pag. 29).
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