Vi siete mai chiesti quanto c’è di consapevole nella scelta di un partner?
Oltre alle risposte comuni, relative a qualche caratteristica fisica, caratteriale, sociale, che possono rappresentare delle costanti nella vostra scelta, vi siete mai accorti che alcune dinamiche tendono a ripetersi in ogni vostra storia d’amore?
Lungi dall’essere opera di un destino predeterminato, c’è da prendere in considerazione l’aspetto, meno consapevole, ma proprio per questo più automatico, delle nostre scelte.
Esiste dentro ognuno di noi uno “schema della relazione”, acquisito da bambini in base al tipo di cure che abbiamo ricevuto dai caregivers, il quale determina una specifica visione di sé, dell’altro e della modalità relazionale tra sé e l’altro.
In questi schemi interni, o Modelli Operativi, abbiamo la nostra personale risposta a domande quali: “Sono una persona amabile?”, “Se esprimo un mio bisogno, quali risposte otterrò?”, “Posso fidarmi dell’altro?”.
In base alle risposte più profonde, attueremo delle scelte e metteremo in atto certi comportamenti durante il corso della relazione, determinando, a catena, una serie di reazioni che, pur se a volte spiacevoli, risuonano come familiari, poiché appartengono alle nostre primissime esperienze relazionali: quelle con i genitori.
Dunque, amiamo in base a come siamo stati amati, e cerchiamo nell’altro la conferma dello schema relazionale acquisito molto tempo fa.
Ciò non assicura un rapporto sano, ma la ripetizione di qualcosa che ci è familiare.
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