Il passaggio che vede l'arrivo del primo figlio è caratterizzato da profonda gioia per i neo genitori, ma altrettante difficoltà. Spesso un figlio arriva dopo diversi tentativi di mesi oppure anni. In altri casi è un arrivo imprevisto che sconvolge l'equilibrio ed i progetti. In ambo i casi avvengono profondi cambiamenti “interni”, che trasformano la diade in triade.
L'attesa dei nove mesi è caratterizzata dall'aspettativa e dalla fantasia di immaginare il bambino. La coppia si concentra sull'acquistare tutto il necessario per il futuro arrivo, fantastica sul nome e sui probabili cambiamenti di routine della vita quotidiana. Non possono mancare stati emotivi di ansia e preoccupazione che, se mantenuti su un determinato livello, contribuiscono a rendere speciale l'attesa.
Dall'innamoramento all'amore, per poi arrivare al concepimento e alla genitorialità, la coppia affronterà delle tappe evolutive, ciascuna delle quali è caratterizzata da una crisi e dalla conseguente elaborazione. Nel momento del tanto atteso concepimento, l'attenzione si focalizzerà sul neo-nato e sulle sue necessità, nei primi mesi la coppia sarà occupata ad assestarsi sui vagiti e i pianti nelle innumerevoli notti insonni.
E' uno stato naturale di attenzione ai bisogni del bambino e l'inesperienza focalizzerà le energie di entrambi.
Nei primi mesi la figura materna è occupata a riprendere padronanza del proprio corpo e a rispondere alle richieste del bebè, il padre in qualche misura dovrà inserirsi nel legame madre-bambino, pur non sapendo esattamente come muoversi. Lo stress, le incomprensioni sul ménage famigliare, saranno parte integrante di questo percorso non privo di ostacoli.
Saper comunicare in una relazione di coppia è parte integrante della crescita come coppia e poi come famiglia. Comunicare non significa soltanto esprimere le proprie idee nel concreto, ma saper manifestare il proprio disagio interno, le proprie emozioni legate al cambiamento.
Quante coppie sanno realmente mettersi a nudo uno di fronte l'altro, abbandonando le vesti del super-eroe, per entrare in contatto con la propria intima debolezza? Da una parte c'è la capacità di mettersi a nudo, dall'altra deve esistere una buona dose di comprensione e sensibilità.
Sapersi “ascoltare” dall' interno significa molto spesso abbandonare le proprie armature per dare spazio all'altro e lo spazio dell'altro non sempre viene visto.
La vita dei neo-genitori deve essere aperta ai dubbi e allo sconforto, occorre saper affrontare le debolezze e gli errori del partner, senza mettersi in un ruolo accusatorio.
Saper comprendere il malessere dell'altro è per la coppia un punto di unione fondamentale per poi donare al nascituro le attenzioni di cui necessita sin dal primo istante. Il saper rispettare altresì la propria individualità e il confine dell'altro è ciò di cui si dovrebbe nutrire qualsiasi relazione.
La comprensione si sviluppa da un ascolto attento e non giudicante. L'immaginarsi coppia con un figlio, potrebbe non corrispondere al reale. Pertanto saper fare i conti con l'immagine reale del cambiamento è parte integrante di questo processo. La vita di coppia cambia, cambiano le abitudini e cambia anche la vita sessuale.
Ci vorrà qualche tempo per ritrovare la propria intimità, non è preoccupante avvertire il cambiamento dopo la nascita di un figlio, ma occorre con il tempo necessario ritrovare la propria sfera intima. Il post partum, il cambiamento ormonale, lo stress che ne consegue per entrambi, potrebbe portare ad un calo del desiderio. In queste circostanze occorre di nuovo, saper comunicare il disagio ed essere capaci di ritrovare i propri spazi intimi ed il piacere di stare insieme.
Il concetto di genitorialità non può prescindere da considerazioni sul Sè e sul Sè che si trasforma. La genitorialità non è “decorativa” (Giannakoulas, 1996), non è qualcosa che semplicemente si aggiunge ad uno stato precedente, ma è piuttosto qualcosa che modifica profondamente e durevolmente le singole personalità dei futuri genitori e di conseguenza della coppia.
Il rapporto condiviso pertanto ed il sapere condiviso genitoriale non è l'accumulo di informazioni, modalità, nozioni, certezze, ma un processo che mette continuamente in discussione se stesso.
Come paradosso lo strumento principale della genitorialità è la capacità di tollerare il dubbio. Un bambino non è soltanto l'incarnazione dell'immagine condivisa della coppia che si trasforma, ma è un individuo pertanto occorre saper uscire da quell'immagine fantasticata frutto delle reciproche proiezioni dei genitori, sia singole che condivise, per rispondere alla sua unicità in quanto essere non più immaginato ma reale.
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