Amo mia moglie, non vorrei perderla

ANDREA

Salve, sono sposato da circa 9 mesi dopo 2 anni e mezzo di fidanzamento con una ragazza di 33 anni. Tra noi le cose non vanno affatto bene. Faccio una piccola premessa: mia moglie ha una figlia da una precedente relazione e ha subito un gravissimo lutto familiare che ha sconvolto la sua vita e quella dei suoi genitori in giovanissima età. Quando ci siamo conosciuti lei ha visto in me (sono parole sue) un elemento di novità, di riscatto. Io “la calmavo“ e “rassicuravo“. Finalmente poteva uscire dalla casa dei suoi genitori con i quali i rapporti sono conflittuali con lei e tra di loro che è stata sempre coinvolta nelle loro liti. Della figlia avuta da un uomo che fa il padre solo in parte dato che non ha mai provveduto economicamente se ne è sempre occupata la nonna materna dato che a detta di mia moglie, ed in parte è vero lei doveva lavorare per mantenersi e mantenerla. Dopo le nozze siamo andati a vivere nella casa di proprietà dei miei genitori accanto alla famiglia di mio fratello. I miei vivono a circa 80 km, i suoi a 16 Km. La nostra famigliola dopo le nozze sicuramente è partita con tanti oneri in più rispetto alle giovani coppie senza figli. Dopo la luna di miele, lavoro e impegni familiari ci hanno un pò schiacciati. Lei ha subito un pò di più le novità: occuparsi a tempo pieno della bambina, passare dalla città a una zona residenziale dove ci si sposta in macchina per quasi tutto, stare accanto a dei miei parenti molto autonomi e riservati che la anno fatta sentire un pò isolata. Io dal canto mio ho sempre cercato di essere partecipe aiutandola nei compiti giornalieri, sollevandola da impegni ogni volta che il lavoro me lo permette, insomma dando il massimo. Purtroppo non so per quale meccanismo si sono innescati in mia moglie atteggiamenti di vera e propria rabbia nei miei confronti che si acuisce ogni qualvolta lei ha un colloquio con sua madre da cui è molto dipendente nelle opinioni. Ne deriva che io sono la “causa“ dei suoi problemi attuali. Di averla costretta a vivere accanto ai miei parenti e fuori città “lontano“ (16 Km) dalla sua famiglia. Di aver “sdradicato“ sua figlia dall'affetto dei nonni con cui è cresciuta essendo io una persona “aggiunta“ perché arrivata dopo. Di non avere abbastanza risorse economica per poterle consentire di non lavorare. Inoltre mi ha isolato dalla sua famiglia che di fatto ormai, malgrado io voglia frequentarla mi ha estromesso da ogni rapporto. Finite le scuole ha portato li la bambina che non torna a casa mai. Quando le ho manifestato questa sofferenza mi ha detto che va bene così che per lei è normale (normale che vada a trovare la figlia qualche ora e poi se ne occupino gli altri). Inoltre paventa macchinazioni e congiure alle sue spalle da parte della sua famiglia e di me che son messo tra i congiurati. Ora si è prefissa l'obiettivo di tornare a vivere a Roma vicino ai suoi e pretende che io debba avere risorse e mezzi per rimediare alla colpa di averla portata li. Risorse che non ho. Non mi dilungo anche se avrei altro e meglio da raccontare. Aggiungo solo un piccolo esempio per capire come vengo colpevolizzato. Un vicino di casa le ha urtato la macchina. La sua reazione è stata “mi hai fatto urtare la macchina perchè non ho modo di parcheggiarla nei posti auto che occupate tu e tuo fratello). Anche questa è “colpa mia“ Io mi sento frustrato, non riesco a comunicare questo disagio perchè ogni qualvolta ci ho provato le cose sono solo peggiorate. Inoltre sto cadendo nel gioco delle accuse e delle liti distruttive e non vorrei. Amo mia moglie, non vorrei perderla ma ho paura che se continua così il nostro rapporto finirà.

8 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Andrea,

da quanto leggo mi sembra che la difficoltà che sente di più in questo momento è la possibilità di comunicare il suo punto di vista a sua moglie. A volte può capitare che si rimanga ancorati in meccanismi vecchi (il fatto che dava rassicurazione a sua moglie), e tutto questo impedisce di far crescere il rapporto, creando dinamiche relazionali, che non funzionano più come prima, in quanto la vita va avanti, le cose cambiano (matrimonio), e soprattutto le nostre esigenze e i nostri bisogni si modificano.

Portare avanti una relazione è una delle cose più complesse che esistano,  proprio perchè ogni giorno è fondamentale comprendere le nostre necessità e saperle comunicare all'altro in maniera sana, senza cadere nelle colpevolizzazioni e dinamiche di ripicca, che provocano di solito, rabbia e frustrazione.

Quello che mi sento di dirle, visto che più volte ha accennato alla sofferenza che prova in questo momento, è partire proprio da questa emozione, per capire se può trovare un modo diverso di comunicare quanto prova. Nel caso non riesca può chiedere aiuto ad un professionista per comprendere insieme le difficoltà e le diverse possibilità che ci sono per creare con il partner (o l'altro in generale), una sintonia comunicativa sana per entrambi.

Spero di esserle stata in qualche modo d'aiuto, resto a disposizione e le mando un saluto e un "in bocca al lupo"!!

Vivere insieme è un vero e proprio cambiamento tanto che molte coppie lo rinviano il più a lungo possibile. Io penso che in questo momento quello che dovresti fare e dovreste fare è mettere sotto i riflettori i sentimenti che vi hanno portato a sposarvi. Parlatene tra di voi: dell amore, delle paure, della rabbia, delle nuove responsabilità. Confrontatevi e se non riuscite a dialogare chiedete aiuto ad un terapeuta di coppia.

Da come presenta questa situazione sembra parli di una persona estremamente problematica, dove vedo una relazione di coppia troppo sbilanciata dall'accudimento e al rendersi troppo disponibile per esaudire desideri che stanno diventando capricci. Lei ha una compagna, non una seconda figlia e anche se volesse instaurare con questa persona una relazione improntata all'accudimento paterno ricordi che non può fare in modo che sia la sua compagna a decidere, perchè il ruolo di guida va al genitore. La situazione in questo modo sembra destinata a peggiorare e le richieste, le lamentele e i complotti che la sua partner vede sono destinati ad aumentare in futuro se lei non mette uno stop. Sono soluzioni entrambi difficili, ma se non è disposto a lasciarla, deve quantomeno indirizzarla a un professionista

Salve in merito alla sua situazione, cerchi un collega nella sua città ed inizi un percorso di sostegno e di supporto che la aiuterà ad affrontare e gestire la relazione con sua moglie, provi a proporle una terapia di coppia e cerchi di cambiare lei il modo di stare in relazione con sua moglie, dato che lei può cambiare sè stesso. Mi rendo conto che non è facile nè immediato, ma pian piano potrà ritrovare sè stesso e sua moglie. Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.

Gentile Andrea,

le consiglio di proporre a sua moglie di contattare un terapeuta per affrontare le problematiche sia personali che quelle di coppia in modo tale che possiate riprendere la vostra relazione. Sua moglie si trova in una posizione di mezzo: da una parte i suoi genitori e dall'altra lei. I suoi genitori sono stati di supporto nella fase anche dalla separazione dal padre della famiglia e molto vicini alla bambina (momento critico). E quindi è comprensibile l'attaccamento verso i genitori e la "rabbia" per essersi allontanata da loro. Questa emozione dovrebbe essere gestita in maniera più funzionale. 

Se desidera maggiori informazioni, non esiti a contattarmi. 

Un caro saluto

Dott.ssa Federica Buffoni

Dott.ssa Federica Buffoni

Roma

La Dott.ssa Federica Buffoni offre supporto psicologico anche online

Caro Andrea, lasciamo da parte un momento i comportamenti e le reazioni di sua moglie. Intanto proviamo a focalizzarci su di lei, cosa che le è sempre possibile, e che le dà speranza perchè le cose cambino. I genitori di sua moglie si sono allontanati da lei, mentre lei vorrebbe vederli: qui c'è una sua aspettativa che non ha diritto di essere - la cosa va accettata anche se non piace. Lo stesso ragionamento farei rispetto a quel che sua moglie decide in ordine alla propria figlia: anche qui lei può dire a se stesso di astenersi da qualunque richiesta, ma anche dal dare il suo parere, se questo non è richiesto. La reazione di sua moglie, al di la' di tutte le problematiche pregresse di lei stessa, su cui non abbiamo facoltà di soffermarci, fa pensare anche a un'impossibilità a sostenere le tante premure del marito: le sente come soffocanti? come indice di debolezza? E lei Andrea ritiene che le sue premure e il suo amore per sua moglie siano caratterizzati da aspetti di eccessiva dipendenza? tali incidere negativamente sul suo benessere e sul rapporto? Se non esclude di rispondere di sì a quest'ultima domanda, le consiglierei di lasciare in sospeso le cose come sono, affidandosi peraltro alla saggezza del tempo, e rivolgersi soprattutto a uno psicoterapeuta con il quale elaborare sue proprie eventuali problematiche, evolvendo la propria personalità e dare sviluppo alle proprie indubbie risorse. Il resto verrà da sé.

Gentilissimo,

sarebbe opportuno approfondire il tutto mediante un consulto de visu. Le suggerisco di parlarne apertamente con sua moglie, di mostrarle il suo dolore e la sua voglia di rilanciare il rapporto su nuove basi e di valutare insieme la possibilità di rivolgervi ad uno psicoterapeuta della coppia per un consulto.

Resto a disposizione, in bocca al lupo!

Dott.ssa Valentina Nappo

Dott.ssa Valentina Nappo

Napoli

La Dott.ssa Valentina Nappo offre supporto psicologico anche online

Salve Andrea

purtroppo descrive una situazione di coppia difficile. Sembra che gli accordi della coppia non vi fossero affatto chiari oppure il patto della coppia è cambiato dopo il matrimonio senza che abbiate trovato un nuovo accordo. Se non vuole la separazione o la conflittualità perenne le consiglio un intervento di psicoterapia di coppia. Potrebbe servire anche una consulenza breve per chiarire il nuovo patto di coppia. Se vuole indicazioni mi scriva