Salve, cercherò di essere il più esaustiva possibile.
Io e il mio compagno stiamo insieme da 11 anni. Abbiamo quasi 9 anni di differenza d’età, io ho 34 anni e lui 43. Tra alti e bassi (non dovuti a problemi di coppia ma di natura economica), ci siamo sempre amati tantissimo ed abbiamo fatto il possibile per restare insieme anche nei momenti in cui non ci era possibile. Il primo anno insieme lui si è trasferito nella mia città per stare vicini, ci separavano molti chilometri. Ha arrancato coi pochi lavori che si trovavano in piena crisi, fino a che, dopo un anno e mezzo, non ha avuto più modo di pagare l’affitto ed io non potevo aiutarlo.
Mi sono trasferita nella sua città, nella sua casa su cui pendeva un mutuo. Abbiamo passato svariato tempo senza la possibilità di pagarlo, quel maledetto mutuo. Non mi dilungo su questa questione perché è ancora una causa di sofferenza importante. Dal 2016 lui ha trovato un lavoro stabile, ma purtroppo la casa era già passata in sofferenza e il prezzo per riscattarla era troppo elevato, non abbiamo potuto fare niente per salvarla. Dal 2019 sono cominciate le aste e i nostri problemi.
Lo vedevo sempre più distante e apatico. Nel periodo covid sono entrata in crisi profonda, ho pensato egoisticamente che tanti anni di sofferenza meritassero un epilogo, gli ho chiesto di sposarmi ed ho ricevuto una risposta negativa. Lui aveva espresso sin dai primi mesi insieme la volontà di concretizzare con me, voleva che diventassi sua moglie un giorno, e voleva dei figli. Così diceva. Ho inziato a fargli domande su domande, ad accusarlo, perché non capivo come mai nonostante l’amore, e visti i suoi desideri pregressi, potesse avere dei dubbi.
Mi vergogno del mio comportamento dell’epoca, l’ho messo alle strette, gli ho detto che l’avrei lasciato se non avesse assecondato il mio progetto di vita. Non l’ho mai fatto però. Credo di averlo preso per sfinimento, tant’è che lui qualche mese più tardi, con molta riluttanza, mi ha chiesto di sposarlo.
All’inizio sembrava entusiasta, forse anche più di me. Era tornato ad essere premuroso e a coccolarmi in ogni modo possibile.
Quattro mesi più tardi mi dice che non voleva più sposarmi, che era insicuro di amarmi, che non sapeva se stesse con me per abitudine, per affetto o cosa. Ci separiamo qualche giorno, lui torna pentito dicendo di amarmi e che vuole passare la vita con me ma non se la sente di sposarsi. Continuo a non capire, continuano i litigi, le brutte parole, la rabbia da parte di entrambi,
A febbraio 2021 torno a casa dai miei, ci resto quasi un mese. Lui torna a riprendermi dicendo di amarmi, che non vuole perdermi eccetera. Accetto di tornare ma lui è sempre apatico, spento, distante. Decidiamo di cominciare una terapia di coppia.
A giugno scopro sul suo cellulare dei messaggi che facevano intendere che avesse una relazione con un’altra donna. Si giustifica dicendo che non c’è mai stato niente, durava da marzo perché aveva solo bisogno di parlare con qualcuno senza sentirsi giudicato. Decido di provare a credergli e a perdonarlo.
Trascorriamo una bella estate, tranquilla, come una coppia e interrompiamo la terapia, nonostante la terapeuta avesse detto che lui ne aveva bisogno, perché stava affrontando un periodo molto buio della sua vita in cui si sentiva un fallimento, un buono a niente e non aveva più voglia di vivere. È stata una sua scelta, l’ho assecondato a malincuore.
A novembre scopro che si vede con un’altra dopo il lavoro. È andata avanti per un paio di mesi. Non ci ha fatto nulla, aveva solo bisogno di sfogarsi e di sentirsi ascoltato. Inizio giustamente a sentirmi presa in giro, non riesco ad andare avanti. Mi dice che mi ama e che vuole stare con me, che non ha interesse in altre persone.
Intanto la casa all’asta trova un compratore e a dicembre ci trasferiamo,
La nuova casa la vediamo come un’opportunità, la terapeuta in varie sedute ci aveva detto di abbandonare quella casa, di non farci schiacciare dal peso che quella casa rappresentava per noi. Quindi ci trasferiamo pieni di aspettative, come se cambiare nido potesse farci rinascere come coppia.
Stiamo bene durante le feste di natale, fino a che, a metà gennaio, esprime nuovamente dubbi sul fatto di amarmi. Proviamo a stare distanti, resto sola nella nuova casa e lui va dai suoi. La mia frustrazione cresce, era come se mi avesse abbandonata, come se stesse scappando dal problema della casa venduta (quindi dei debiti) e da me, che ormai identificava con la casa.
Torna a casa dopo venti giorni, ma mi dice che devo andare via.
A febbraio 22 torno a casa dei miei, non mi faccio viva in nessun modo. Lui mi cerca, viene a trovarmi dopo tre settimane. Passiamo due giorni splendidi, fatti di chiacchiere spontanee e sorrisi, senza aspettative. Prima di andare via mi dice ‘ti amo’. Gli dico che non sono sicura di voler tornare, che nella mia città volevo ricostruirmi, che sono stufa di mettere sempre in pausa la mia vita per dei suoi capricci, che non mi fido. Lui continua a scrivermi, mi dice che tre settimane senza di me l’avevamo distrutto e che non ce la faceva. Torno, per due settimane sembra che le cose vadano bene. Ieri gli chiedo se mi ama, perché lo vedevo più freddo, ed io sento di avere bisogno di rassicurazioni dopo le botte nei denti che ho preso. Lui non sa rispondere.
Oggi avevo fatto le valigie per andare via e lui ha pianto, ha detto che si sente di diventare pazzo, che non merito di soffrire per lui, che non ha stimoli sessuali, che non sente niente, che la vita fa schifo, che non riesce più a sorridere, che vuole solo dormire.
Mi ha detto che potevo restare se smettevo di chiedergli se mi amasse, perché non sa dare una risposta adesso, non sa niente, sta male, pensa solo al grosso debito che gli è rimasto su una casa che non potremo più abitare. Ha paura che io possa volere dei figli, lui non li vuole, gli anni lo hanno distrutto, non se la sente di frenarmi.
Sono rimasta. Forse sono una cogliona, non lo so, ma sto male da morire anche io adesso. Lo amo, il sentimento è forte e sono stanca di vederlo così, vorrei che stesse bene, possibilmente insieme a me ma sono ovviamente pronta anche ad accettare una separazione se lui dovesse rendersi conto di non amarmi più. Soffro da un anno e mezzo, non trovo una via d’uscita.
Vorrei convincerlo ad intraprendere un percorso psicologico volto a fargli ritrovare la voglia di vivere. Non so come toccare l’argomento, non so come comportarmi con lui e non so se sto sbagliando a restare.