Io 46 anni e lei 44, sono 21 anni che stiamo insieme, abbiamo due figli, 13 e 9 anni. Nei primi anni lei è sempre stata piena di vita, entusiasta del mondo, ho sempre percepito l'interesse e l'amore che aveva per me ed io essendo una persona che più gli viene donato più dona, oggi mi ritrovo in modo decisivo a pensare se serve ancora che io continui a sacrificarmi per la famiglia che abbiamo creato, dato che orami mi sento un abitudine e vengo considerato solo come quello che lavora, aggiusta le cose, risolve i problemi e che nonostante i sacrifici, per lei c'è comunque qualcosa che non gli sta bene in me. Sono trascorsi oramai 10 anni da quando ho iniziato a segnarmi le volte che facciamo l'amore, con il passare del tempo, ma anche prima del primo figlio, lei non ha mai amato fare l'amore, la voglia gli è sempre venuta quando ero io ad incalzarla o stuzzicarla e lei si faceva trasportare e coinvolgere. Con il tempo ha iniziato a dire che non le andava, soliti mal di testa, mal di pancia, stress....Insomma, negli ultimi anni abbiamo rapporti dalle 8 alle 3 volte all'anno e sempre perché sono stato io ad avere l'iniziativa. Per me questo è diventato un pensiero fisso, un problema, tanto che ho deciso di non provare più, aspettare che fosse lei a cercarmi, a volermi e desiderarmi, ma oramai le cose sono ferme a più di 5 mesi fa e prima ancora ai 4 mesi precedenti e così via. Non ho mai cercato altrove, non ho un amante, ne ho mai desiderato altre, io voglio lei, la madre dei miei figli ma non per concessione o perché va fatto, ma perché ci lega, ci unisce. Fare l’amore è la conferma di ciò che siamo io e lei, mi fa sentire unico e desiderato. Lei di base è una persona insicura e abitudinaria, trova stress nelle piccole problematiche quotidiane, quando io al contrario risolvo i problemi per lavoro, è il mio pane quotidiano, non voglio per questo sminuire i suoi ma di sicuro non sono motivo di ansie o preoccupazioni. Lei è il tipo che pur avendo la patente, non guida, per andare a lavoro usa solo il motorino facendo sempre e soltanto la stessa strada, se deve cambiare va nel pallone, se c'è da chiamare qualcuno lo devo fare io, tutto ciò che è burocrazia le devo fare io, la raccomandata, la PEC lo devo fare io, lei non prova neanche e se dico che una cosa non la posso fare mi fa pesare il fatto che lei ha già tante cose da fare. Oramai è quasi un anno che non lavora più, ha dovuto lasciare il lavoro perché le facevano mobbing e a causa della malattia del padre. Ma i problemi continuano ad esserci, come se fossero problemi insormontabili. Ho portato la bambina a scuola, poi la spesa, poi fa caldo, come posso fare questa o quest'altra cosa per aiutare i miei genitori? Ho dovuto fare la fila per prenotare la palestra al bambino, bisogna passare da quella parte, non so come fare per,..... e la sera quando rientro a casa, dopo aver trascorso ore a risolvere problemi più grandi, mi ritrovo ad ascoltare lo sfogo dei suoi problemi. Onestamente sono stanco, io praticamente non esito, a meno che non serva qualcosa da risolvere, a me non viene mai chiesto come sto o se ho problemi o cosa ho fatto durante il giorno, mi viene solo sciolinato come si è comportata mia figlia, cosa ha detto mia suocera, come è stanca, che ha camminato tutto il giorno con il caldo, che è tutta sudata. Ma poi, come se nulla fossa, mi sta vicina, seduta sul divano a guardare la tv e notando il mio atteggiamento oramai un po' distante si avvicina per chiedere una carezza, fa l'affettuosa, ride assieme ai bambini. Mi fa diventare matto! Poi, a letto, con i bambini che dormono, io non mi avvicino, sono oramai snervato nel dover sempre essere io, non voglio un altro rifiuto, voglio vedere se lei ha una qualche iniziativa, ma nulla! ed è così da mesi. Prima venivo allontanato, ora che non chiedo più, si spengono le luci e buona notte. Non so dire adesso, se si dovesse avvicinare, se accetterei. Ora sono io l’infastidito ed inconsciamente so che mi farebbe piacere avere motivo di rinfacciargli quell’atteggiamento di negazione che lei ha sempre avuto con me. Quindi viviamo il quotidiano in questo mondo di stallo, lei percepisce che ho qualcosa, gli lo faccio intendere io, ma sinceramente non ho voglia di continuare a parlare, l’ho fatto troppe volete, lei lo sa cosa ho. Questo ingranaggio oramai si è incastrato così, ma non posso lasciare tutto. Senza di me, la famiglia non esisterebbe, non potrebbe sostentarsi, andare io via, in altra casa non me lo posso permettere, in più aiuto anche i suoi genitori che vertono in difficoltà economiche. Mi sento come se stessi espiando una colpa, incastrato in un limbo in attesa che qualcosa si sblocchi. Non so più come comportarmi.