Buonasera,
Sto col mio fidanzato da due anni e mezzo. Ho capito che qualcosa non andava già dopo poco tempo insieme e per circa due anni ho insistito, affinchè andasse da uno psicologo, soprattutto visto che suo padre e sua sorella assumono delle pillole per DOC e bipolarismo. Quest'estate è andato da una psichiatra che gli ha prescritto delle medicine per questi due disturbi e quindi da due mesi le sta prendendo.
Prima delle medicine sono capitati casi veramente gravi, mi gridava e se la prendeva con me per niente. Prima di stare con lui non avevo mai sofferto di attacchi di panico, ora spesso mi capitano quando litigo con lui. Si seccava con me e alzava la voce per ore, per cose di poco conto, in cui spesso avevo anche ragione (ad esempio, una volta sono entrata nel bagno per sbaglio quando c'era lui e quella volta mi ha pure rubato una penna dalle mani, perchè dovevo ascoltarlo e ha continuato a gridarmi finchè non ho avuto un attacco di panico).
Da quando prende le pillole è un po' meglio, ma speravo funzionassero decisamente meglio. Fa scenate e grida per cose futili, all'improvviso.
Due esempi:
-stavo parlando al telefono con mia mamma quando è tornato a casa e si è seccato da morire perchè non sono andata ad accoglierlo alla porta;
-ha la febbre e mi sono dimenticata di fare prima il mangiare per lui.
Quando succedono queste cose si arrabbia tantissimo e diventa aggressivo (solo verbalmente) e dopo qualche ora si rende conto e chiede scusa. Ma io sono al limite. Lo amo e speravo tantissimo le pillole risolvessero i nostri problemi, ma così non è.
Ho pure paura per la mia salute mentale a causa dei suoi sbalzi d'umore.
Le mie amiche mi dicono di lasciarlo, ma mi sento così debole, non riesco a fare il passo decisivo.
Voi cosa mi consigliate? Vi è la possibilità che stia meglio magari cambiando pillole?
Grazie
Gentile Stella,
la prima cosa che mi viene da chiedermi è se la diagnosi di DOC e bipolarismo sia corretta. I meccanismi difensivi del suo fidanzato mi sembrano molto primitivi, e mi fanno più pensare a un Disturbo Borderline di Personalità. E' chiaro che un supporto solo farmacologico non possa essere sufficiente. Lei ovviamente non ha nulla a che fare con l'aggressività di questa persona, ma il fatto di avere un rapporto più profondo con lei, lo porta a proiettare su di lei i suoi bisogni e le sue mancanze che probabilmente risalgono a una forte invalidazione dei suoi sentimenti e vissuti avvenuta in età infantile.
Lei, Stella, sembra aver sviluppato una Co-dipendenza molto accentuata nei confronti di questa persona, il suo umore dipende dall'umore di lui, si sente inconsciamente in colpa (è inconscio, ma provi a pensarci!) quando lui sta male, si sviluppa in lei un vero e proprio corto-circuito quando l'arousal emotivo di lui va alle stelle... In questo modo è legata a lui mani e piedi.
Se vuole continuare a stare vicino a questa persona, deve sviluppare delle capacità di decedentramento e de-fusione dalla situazione presente. Riuscire a operare - quasi chirurgicamente - una separazione (se non fisica almeno emotiva) da lui. Riuscire a rimanere centrata e distaccata durante le sue crisi di rabbia, accettare lui e la situazione presente per quella che è, senza atteggiamento giudicante che non fa altro che alimentare il circolo vizioso della rabbia e della paura.
E' un compito arduo, e mi sento di dirle, forse peccando di presunzione, che da sola non ce la può fare, le consiglio vivamente una Psicoterapia con un orientamento basato sia sull'elaborazione del profondo che su tecniche di distensione e rilassamento per far fronte a queste dinamiche così forti e complesse.
Per qualsiasi cosa sono a sua disposizione.
Cordiali saluti
Gentile Stella,
Non è mai facile avere a che fare con persone che ci feriscono. Anche se sappiamo che IN PARTE il comportamento é legato a un substrato patologico.
Personalmente credo che la terapia farmacologica sia un valido aiuto e a volte indispensabile per mettere il paziente nelle condizioni di poter beneficiare di una terapia psicologica.
Per cui credo che entrambi avreste giovamento da una buona psicoterapia . Ognuno nel suo spazio. Certamente non può decidere per il suo fidanzato e non può scegliere una terapia per lui, ma forse può farlo per sé.
Auguri
Cara Stella, il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica difficile da riconoscere (spesso le diagnosi arrivano molto tardi e dopo anni di trattamento inadeguato) e da trattare.
Pur essendo il trattamento farmacologico indispensabile, esso non è sufficiente e deve essere affiancato da una psicoterapia che affronti aspetti come la difficoltà dell'accettazione della diagnosi (problema da non sottovalutare!), il cambiamento di alcune abitudini di vita, l'apprendimento della gestione degli sbalzi dell'umore, ecc..
Inutile, poi, sottolineare le difficoltà che incontrano familiari e parenti vicino alla persona con disturbo bipolare.
Spesso, un aiuto psicoterapeutico è necessario anche per loro.
Proprio per questo ritengo che anche tu possa aver bisogno di un sostegno psicologico, anche perché con il tempo stai chiaramente sviluppando sintomi ed atteggiamenti di controdipendenza verso il tuo ragazzo e il suo problema.
Infine, una psicoterapia di coppia potrebbe aiutarvi a migliorare la vostra relazione e, all'interno di essa, a conoscere ed affrontare insieme al meglio il disturbo.
Indico a te e al tuo ragazzo due libri molto utili a mio avviso:
- Il disturbo bipolare di D. J. Miklowitz,
- Una mente inquieta di K. R. Jamison.
Resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti. Puoi contattarmi anche per un consulto tramite skype.
Roma
La Dott.ssa Cinzia Cefalo offre supporto psicologico anche online