Buongiorno. Ho denunciato il mio compagno per maltrattamenti ormai più di sei mesi fa. Abbiamo un bambino di due anni. La nostra era una relazione conflittuale a causa di problemi di entrambi: lui ha cominciato a non reggere più la pressione a cui lo sottoponevo e mi ha messo le mani addosso varie volte, oltre che denigrarmi insultarmi e minacciarmi facendo leva sulle mie paure che conosce bene. Nonostante la nostra fosse una relazione tossica per tanti versi, vi era anche una parte "sana", nell'amore che mettevamo nel crescere nostro figlio e nel voler sempre provare a trovare una soluzione per salvare il nostro amore e la nostra famiglia. È con questo intento che ho sporto denuncia, per spingere lui a farsi aiutare (ha anche problemi di dipendenza da alcool e cocaina) e per proteggere me e mio figlio. Da lí è partito un iter giudiziario molto severo: divieto di avvicinamento, servizi sociali, affido provvisoriamente esclusivo a me del bambino. Ovviamente anche io sto seguendo un percorso, visti i miei evidentissimi problemi di dipendenza affettiva. Quello che volevo chiedervi è: visto che nonostante tutto noi crediamo ancora di poter guarire, risolvere i nostri problemi e vivere la nostra famiglia in maniera sana, è possibile una riconciliazione attraverso una terapia anche di coppia? Capisco che il percorso sia lungo e doloroso, ma mi chiedo se in questo mondo dove ormai non si crede piú a niente sia un'utopia pensare di poter risolvere i nostri problemi avvalendosi degli strumenti messi a disposizione dal nostro sistema e di un valido supporto psicologico. Mi chiedo, insomma, se con tanta volontà e dedizione sia possibile guarire e tornare a fidarsi l'uno dell'altra. Grazie se vorrete rispondermi.
Salve Marianna, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Roma
Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online
Cara Marianna,
la sua lettera Lascia spazio a tante riflessioni. Non c'è una risposta alla domanda che lei pone, per una moltitudine di motivi ma principalmente quello che riguarda le proiezioni che vi legano l'uno all'altra. Dopo lunghi percorsi terapeutici e riabilitativi probabilmente vi sarete trasformati e può anche darsi che non abbiate più bisogno l'uno dell'altra.
Detto questo mi domando come possa coesistere un amore sano insieme alla violenza, alla denigrazione, alla minaccia... si tratta di due condizioni davvero incompatibili e impossibili a coesistere. Di quale sentimento si tratta? Non si confonda la dipendenza affettiva e il legame tossico con l'amore che si basa sul rispetto, l'empatia e il riconoscimento dell'altro.
Di cui lei sembra aver bisogno adesso, come attitudine da coltivare verso se stessa. Il legame con il partner diventa secondario, anche a fronte della necessità di garantire al bambino una condizione di sviluppo che includa la figura del padre ma sia quanto più protettiva nei suoi confronti, tutelandolo da scene di violenza o maltrattamento di qualunque tipo a lei perpetrata.
Continui con il suo percorso e ne trarrà sicuramente benefici.
In bocca al lupo
Dottoressa Simona D'Urso
Torino
La Dott.ssa Simona D'Urso offre supporto psicologico anche online