Buongiorno,
Vi scrivo per un parere sulla mia situazione di coppia.
Sono una ragazza di 34 anni fidanzata da 5 con un uomo di 10 anni più grande, conosciuto quando aveva già alle spalle un divorzio senza figli.
Ci vogliamo bene e andiamo molto d'accordo.
Conviviamo da circa 3 anni, nello stesso palazzo della famiglia di lui, in una città diversa dalla mia di origine. Purtroppo nell'ultimo anno ho avuto dei problemi di salute, che mi hanno portato a sottopormi prima ad un intervento poi -inaspettatamente- a intraprendere un percorso di cura per un piccolo tumore.
In questo percorso a momenti ho avuto il mio compagno molto presente e vicino, a momenti mi sono sentita completamente sola. Più o meno nello stesso periodo lui si è trovato a gestire un problema di salute simile al mio ma più grave per sua sorella maggiore, e sussistono delle dinamiche nella sua famiglia che da sempre vedono tutti dipendenti e asserviti a questa persona senza se e senza ma (lo stato di salute ha fatto sì che la sua parte dominante e manipolatrice fosse ancora più forte e senza limiti).
Tornando alla nostra coppia, a seguito di spiacevoli situazioni in cui non sentivo rispettato il nostro spazio e tenuta in considerazione la nostra situazione, esasperata da episodi accumulati nel tempo e cominciando a manifestare ansia e forti rialzi di pressione, a luglio ho deciso di lasciare l'appartamento dove convivevamo e di trasferirmi vicino alla mia città di origine, cercando di mettere una distanza fisica tra noi e la famiglia di lui, sempre più soffocante e invadente (la pandemia, l'età dei genitori, e il problema di salute che stanno affrontando ha accentuato il peso e la tossicità delle relazioni con loro). Sentivo di non avere la forza di stargli vicino in un momento in cui anch'io stavo affrontando un grosso problema e avrei avuto bisogno di sostegno. La sua famiglia non la sento da allora, da parte loro non c'è stato alcun tentativo di chiarimento o altro contatto. In questa fase ho fatto tutto da sola: ho cercato un appartamento, ho traslocato, attivato le utenze ecc.
Il mio compagno nonostante cercassi di renderlo partecipe nella scelta dell'appartamento sembrava non realizzare quanto stava accadendo o sperare che tornassi sui miei passi. Dopo qualche settimana mi ha seguita e si è trasferito nel nuovo appartamento, dove abbiamo intrapreso un percorso volto a risolvere il momento di crisi.
Oltre alla sua famiglia di origine ingombrante, che nonostante sia pesante valuto come problema minore, c'è il problema che il mio compagno non ha progettualità con me. Non parla mai di matrimonio, né di figli, anzi se io ci scherzo sopra sembra irrigidirsi o non risponde se vado sull'argomento. È un po' come se vivessimo in un eterno presente, senza futuro. Per me dopo cinque anni insieme questo è un grosso limite, perché vorrei creare una famiglia con lui e ne parlo spesso esplicitamente ottenendo sempre silenzi o non risposte.
Spesso mi dice che lui vorrebbe solo stare tranquillo. Parliamo molto ma ormai siamo in questa situazione da 5 mesi e non vedo un'evoluzione, quello scatto che cercavo in lui per avere la speranza di poter andare avanti, di poter crescere come coppia insieme. Gli ho chiesto di decidersi su cosa vuole dalla vita entro una data limite, perché non me la sento di continuare così in questo limbo.
Non è in discussione il suo valore umano, è una persona ottima a cui affiderei la mia vita, l'ho scelto come padre dei miei figli, ma credo che non voglia ammettere di non volere figli o altri matrimoni. O forse il problema sono io, che non sono la persona giusta per lui.
Considerando la felicità di entrambi come il bene primario, mi chiedo se sia giusto insistere con lui o se non sarebbe meglio lasciarlo, così da perseguire entrambi quella che per noi è la felicità.
Vi ringrazio anticipatamente per il vostro parere,
Cordiali Saluti