Buongiorno, Mi sento in un vicolo cieco e vorrei qualche suggerimento per gestire la personalità di mio marito. Sono sposata da 15 anni, la nostra relazione è stata tribolata dall'inizio, ho scoperto quasi subito che sessualmente non c'era intesa, anzi. Litigavamo spesso e furiosamente, per mille motivi. Ci sono voluti tempo e pazienza perché le cose si sistemassero. Questo per alcuni anni. Io ero veramente innamorata di quest'uomo, nonostante tutto. Amavo la sua intelligenza e lo sentivo superiore a me. Mi ha sostenuta sempre, aiutata a riprendere e terminare gli studi, ad affrancarmi dalla mia famiglia. Abbiamo deciso di avere un bambino, una cosa di cui non avevamo mai parlato e a cui teneva più lui. Volevo renderlo felice... la gravidanza è stata difficile e quando il bimbo è nato, prematuro ma sano, ho tirato un sospiro di sollievo. Lì qualcosa si è spezzato: mio marito, già durante questa difficile gestazione aveva iniziato letteralmente a martellarmi con l'idea di "farne altri" (notare che a quel punto avevamo entrambi quasi 40 anni). Mi ha talmente ossessionata con questa idea di fare altri bambini, di guardarmi come una specie di portauovo e non più una donna, che ho iniziato a rifiutare di avere rapporti. Avevo anche paura di averne. A un certo punto gli ho detto che forse avremmo dovuto separarci, è stata la prima volta che ho finalmente detto la mia: e lui ha cambiato registro. Ma solo per rinfacciarmi, di tanto in tanto e per gli anni a seguire, che la sua infelicità era solo colpa mia. Ho avuto una storia con un altro uomo, mi sono lasciata usare e umiliare. Mi chiedevo come potesse mio marito non rendersi conto di cosa mi stesse succedendo, ma lui non faceva mai domande. Ero libera di fare quel che volevo, purché portassi a casa un bello stipendio e mantenessi uno stile di vita medio alto, mentre lui faceva lavoretti part time e passava il giorno col nostro bambino. Alla fine non ho visto altra scelta che stravolgere la mia vita: ho lasciato il lavoro che mi rendeva un'estranea in casa mia. Ho preso un lavoro part-time, cercando di indurre mio marito a trovare un'occupazione a tempo pieno: ma è stato praticamente inutile. Ha grosse difficoltà con il suo lavoro, è spesso vittima di momenti di depressione ancora più pesanti in cui parla di farla finita (solo a me, non alla sua famiglia, non ai suoi amici); alternati a scatti di rabbia feroce, in cui mi accusa di non fare nulla per aiutarlo, di averlo sempre obbligato a fare scelte che non voleva. Mi incolpa addirittura di scelte fatte prima di conoscerci, accusa la mia famiglia, insomma, al minimo stimolo mi rovescia addosso una valanga di rabbia. Io ho sempre avuto pochissima autostima e non ho mai saputo gestire conflitti. Ma a questo punto ho iniziato a parlare, a rispondere, a difendermi. Ho provato a convincerlo ad andare in terapia, ma dopo tre sedute ha smesso, irritato dalla psicologa. Così ci vado io. Abbiamo pesanti problemi di soldi e, nonostante io abbia anche tre, quattro lavori alla volta, nessuno dei due è economicamente indipendente. A me sembra di aver provato tutto. Ma non so come lasciarlo perché, dulcis in fundo, quando provo a parlarne lui dice che si resta insieme per i figli punto. E questo muro mi fa paura. Intanto sono ingrassata, mi sono isolata e mi trovo inguardabile: non mi voglio bene e penso che nessuno mi vorrà mai più. Credo però di essermi punita a sufficienza. Come faccio ad uscire da questa situazione? Grazie a chi ha letto fin qui.